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«Trentino Book Festival», la prima opportunità per fare sistema

Il nostro parere sull'imminente incontro letterario di Caldonazzo L'irripetibile occasione di essere filtri di noi stessi

Il piacere di leggere un libro non ha paragoni con altre forme di arte comunicazionale. Quando trovi la portante giusta di un romanzo, lo segui come se fossi personaggio integrante della vicenda, come se l'autore ti stesse accompagnando per mano nella storia che ha inventato per te.
E quando sei alla fine di un buon libro, lo leggi più lentamente perché non sai se il prossimo sarà bello come questo.
Cosa c'è di meglio di scrivere un libro? Beh, certamente è più bello scriverlo.
Sì, scrivere un libro è una delle cose più belle che si possano immaginare, perché i romanzi… si scrivono da soli. Impostati i personaggi, li snodi in una vicenda che hai inventato e lasci che siano i loro caratteri a muoverli nella maniera più naturale. A volte i tuoi personaggi riescono perfino a farti cambiare lo svolgimento dei fatti…
Quando mia moglie rilegge i miei capitoli, mi chiede sempre come andrà avanti.
«Non lo so… - rispondo. - E sono sincero.»

Questo è il bello dei libri, che creano un rapporto di intimità dialettica tra lettori e scrittori.

Il sottoscritto ha avuto la fortuna di nascere in una casa dotata di una biblioteca ricca di qualcosa come 10.000 libri. Per avere un'idea di che cosa significasse avere libri di consultazione nell'era in cui non esisteva Internet, si provi a pensare che le ricerche venivano fatte sostanzialmente nella civica biblioteca. La quale si trovava solo in centro città.
Se poi si pensa ai libri di lettura - sempre rapportandosi all'epoca senza Internet - la difficoltà principale era sapere quali libri ci fossero, quali i contenuti, quale il piacere di leggerli.
Io potevo guardarne uno per uno, leggere il riassunto, il frontespizio, iniziare la prima pagina e proseguire. O chiudere, tanto ce n'erano altri.
Forse per questo l'idea di diventare giornalista prima e scrittore poi mi ha accompagnato per tutta l'adolescenza. E poi per tutta la vita.

I Trentini in genere amano leggere, ma soprattutto amano scrivere.
I dati sulla lettura sono sufficientemente rappresentati dai numeri della Biblioteca civica di Trento, che testimoniano come vengano affittati qualcosa come 1.000 libri al giorno. Una cifra pazzesca, se confrontata con il resto del paese.
Cifra che non inibisce le quantità di libri venduti nelle librerie.
Sì, in Trentino si legge. Ma soprattutto si scrive.
Nel mondo dei giornalisti si dice che prima di morire «devi fare un figlio, costruirti una casa e scrivere un libro». Se nel resto del Paese la battuta serve per esorcizzare la finale della nostra vita (tanto, quando lo scrivi un libro?), qui in Trentino gli scrittori ci sono e sono tanti.
Con tanti problemi.

In tutto il mondo, il problema degli scrittori sta negli editori. Difficile trovare un editore di una certa importanza che sia disposto, non dico a pubblicare, ma solo a leggere il manoscritto (si chiama ancora così) di uno scrittore nuovo.
Preferiscono pagare fior di royalty a scrittori affermati, piuttosto che spendere un solo centesimo per cercarne uno nuovo.
Qualche furbone inventa periodicamente un concorso per nuovi scrittori, con promesse difficili da mantenere. Ci siamo passati tutti.
A livello locale trentino, per fortuna, esiste un meccanismo particolare. Anzitutto ci sono molti piccoli editori interessati a pubblicare libri e disposti a leggere qualcosa di nuovo. Particolare non da poco, c'è la Provincia che, acquistando anche solo un centinaio di copie, consente all'editore di partire non del tutto alla cieca.
Ma soprattutto c'è una consolidata tradizione di vendita salottiera che può essere definita determinante nella vita dei libri locali. Ci sono associazioni culturali, circoli o club che accolgono volentieri autori interessati a presentare il nuovo libro ai propri associati. Conferenze che si concludono sempre con la vendita di qualche decina di copie. È in queste occasioni che i libri trentini riescono a nelle case della gente.
Il peccato è non potersi confrontare nuovamente con la platea che hai convinto a leggerti, perché questa tradizione invece non esiste affatto.
Almeno finora.

Per questo troviamo fantastica l'idea di istituire una specie di festival del libro in Trentino, in modo da allargare la platea dei lettori, ma soprattutto di incontrare coloro che hanno letto il tuo libro. Una specie di verifica sulla via del ritorno.
Il «Trentino book festival», che vedrà la luce per la prima volta a Caldonazzo dal 17 al 19 giugno, sarà una prima grande occasione per fare sistema trentino anche nella letteratura.
Ci sono tante iniziative del genere in Italia che hanno proprio lo scopo di far incontrare l'autore con i lettori, alle quali il nostro giornale è regolarmente invitato. Francamente però non troviamo purtroppo il tempo da dedicare a manifestazioni che avvengono a Venezia, a Cortina o a Firenze, non tanto perché siamo pigri, ma perché anche noi abbiamo attivato i filtri necessari per non perderci come dei ragazzini in un negozio di giocattoli.
Non sappiamo se spiccherà il volo perso lidi impensabili o se rimarrà un'occasione di crescita locale, ma stavolta a Caldonazzo ci saremo ben volentieri, perché l'occasione di essere i filtri di noi stessi è davvero da non perdere.

Guido de Mozzi

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