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Penultimo appuntamento dei Suoni delle Dolomiti

Tradizione e contemporaneità: echi in quota tra il Coro Sasso Rosso della Val di Sole, l'ensemble de I Virtuosi italiani e il musicista di corno alpino Carlo Torlontano

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L'arrivederci all'estate è arrivato a suon di musica quest'oggi, 22 settembre, con i Suoni delle Dolomiti che hanno portato il penultimo appuntamento del festival sui prati del Monte Agnello segnati, oltre che dalle piante di rododendro, da una brezza quasi autunnale.
Su quello che è un balcone panoramico affacciato sulle cime delle Alpi, in Val di Fiemme, è andata in scena una delle tante anime e specificità del festival trentino di musica in quota: ossia l'incontro tra tradizione e contemporaneità, tra popolare e colto, che nei suoni vive di un dialogo capace di segnare sempre nuovi percorsi.
È questo il caso dell'incontro tra il Coro Sasso Rosso della Val di Sole, l'ensemble de I Virtuosi italiani e il musicista di corno alpino Carlo Torlontano.
 
Il progetto «Echi di montagna» viene da lontano, pesca nella musica popolare, si avventura in quella colta, rende al pubblico il fascino che le melodie alpine hanno avuto su grandi compositori che con il loro genio le hanno armonizzate o rielaborate.
Per questo il programma di quest'oggi è stato un passare da brani strumentali a corali e a momenti d'insieme davanti a un pubblico attento e colorato.
Orchestra e corno alpino (conosciuto anche con il nome tedesco Alpenhorn) hanno dato il via alle danze con la Sinfonia in sol maggiore Pastorizia di Anton Zimmerman e sono poi tornati al centro della scena più tardi con la versione di mezzo corno de La Pastorella di Leopold Mozart.
 
Tra i molti brani del repertorio corale basti ricordare «Matinada», «In mezzo al prato ghè tre sorelle» o «La penna dell’alpino» armonizzate da Luigi Pigarelli oppure i lavori di altri due grandi maestri come Antonio Pedrotti con «Sui monti Scarpazi» e Bepi Demarzi con «Maria Lassù».
Non sono mancati poi canti provenienti da altre aree dell'arco alpino come quelli piemontesi e lombardi.
Al centro del concerto anche i lavori di Arturo Benedetti Michelangeli (Io vorrei), raffinato pianista e compositore che tanto ha dato alla coralità trentina e che con il Coro Sasso Rosso ha intessuto un profondo legame.
L'interpretazione di Giovanni Sollima dell'intensa canzone «Quel lungo treno» ha ribadito ancora una volta come la musica popolare sia da sempre occasione di confronto e sperimentazione anche per i grandi strumentisti.

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