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35ª Settimana Internazionale della Critica di Venezia

Arte Sella tra i luoghi di ispirazione di «The book of vision», diretto da Carlo S. Hintermann

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The Book of Vision, diretto da Carlo S. Hintermann, con la produzione esecutiva di Terrence Malick ha aperto la 35° edizione della Settimana Internazionale della Critica in programma dal 2 al 12 settembre a Venezia, stupendo critica e pubblico con la sua forza visionaria, con la capacità di coinvolgere lo spettatore in un viaggio nel tempo di grande suggestione, con immagini di grande qualità estetica.
Il direttore della fotografia Joerg Widmer e lo scenografo David Crank, due tra i più brillanti ed apprezzati creativi dell’industria cinematografica internazionale, che vantano collaborazioni con registi del calibro di Wim Wenders, Quentin Tarantino e Paul Thomas Anderson, hanno contribuito alla straordinaria resa visiva del film, arricchita dalla scelta di location trentine di grande fascino e bellezza, tra cui Arte Sella e il lago di Levico.

La visione di Arte Sella, in particolare, è stata una fondamentale fonte di ispirazione per il regista e lo scenografo: le opere d’arte che impreziosiscono i boschi della Val di Sella si intrecciano lungo tutto il dipanarsi della trama con le vicende dei protagonisti, in una continua simbiosi tra natura ed esperienza umana, dove il tempo è la misura della rinascita e della trasformazione.
Il film racconta infatti la storia di Eva, una giovane e promettente dottoressa, che abbandona la sua carriera per immergersi nello studio della Storia della medicina e mettere in discussione tutto: la propria natura, il proprio corpo, la propria malattia e un destino che sembra segnato. Accanto ad Eva, Johan Anmuth è un medico nella Prussia del Settecento, in bilico tra nuove spinte razionaliste e antiche forme di animismo.

Book of Vision è il manoscritto capace di intrecciare le loro esistenze in un vortice ininterrotto.
Così Carlo S. Hintermann descrive The Book of Vision: vuole essere un omaggio alla forza inesauribile della vita e alla necessità di una continua rinascita.
Ogni esperienza interrotta, ogni caduta, ogni amore irrisolto abita uno spazio e un tempo possibile, in continuo divenire.
Il cinema è l’espressione più alta di questa potenzialità̀, un mondo alternativo con una natura propria.
La visione è un processo inafferrabile che appartiene a ogni singolo spettatore, la consapevolezza di non poterla dominare è come affacciarsi su un precipizio dove la paura si mescola all’entusiasmo.

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