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Le «Nature effimere» di Elisabetta Doniselli allo spazio Foyer

Inaugurazione giovedì 16 marzo. Incontro con l'autrice sul tema «Solo oggetti, o nature vive?» venerdì 24 marzo

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Con «Nature effimere», allo Spazio FoyEr in Via Galilei 26 di Trento dal 16 al 30 marzo, Elisabetta Doniselli intende da un lato collegarsi idealmente a quell'affascinante capitolo della storia dell'arte dedicato alle nature morte, dall'altra raccontare la sua attenzione al senso concreto delle cose comuni, con sguardo empatico sul mondo vegetale e sui suoi contenitori.
 
«Desidero esternare il fascino delle cose che popolano incontri di tutti i giorni, dal supermercato alla nostra dispensa, – dichiara. – Perché andrebbe colta la bellezza intrinseca di un frutto, ben consapevoli che oggi è il risultato di selezioni, di artificialità.
«Ma anche un cavolo ha una sua bellezza: è improponibile questa riflessione sulla natura? «Certo, se diamo per scontata la sua presenza, la forma e il suo utilizzo.
«La frutta, la verdura che arrivano sulle nostre tavole – continua l'artista Doniselli – racchiudono la nostra idea di bellezza che in astratto si è formata sulla base della natura, qualcosa di ancestrale che portiamo con noi, che si è formata nel corso della storia dell'umanità: il luccichio della buccia di un peperone o di una mela, le nervature delle foglie del radicchio, la forma geometrica del cavolo romano, la semplicità degli anelli della cipolla, il colore della zucca.
«E poi tutto, velocemente e meccanicamente, confluisce sulla nostra tavola, si esaurisce in quell'attimo di contemplazione, in quell'istante quasi di realismo magico.»
 

 
I 25 disegni a matita di Elisabetta Doniselli, realizzati con infinita precisione invitano quindi a fermarsi a contemplare anche questa natura più comune, «a essere consapevoli del suo intrinseco significato effimero, della precarietà di un frutto, come di un manufatto di vetro o di ceramica che, senza retorica, è anche la nostra fragilità, – commenta l'artista e aggiunge. – Fermarsi a cogliere il segreto di una forma semplice ed umile, ad esempio quella delle rape, invita a ragionare sul suo posto nella cucina d'un tempo come sulla nostra, sui sapori dell'orto, ma anche al non vederla più, perché con gesti veloci, abitudinari, trasformata in nutrimento».
Osservare opere come Radicchio, Rami, spinge dunque a fermarsi sul senso delle cose e sulla caducità delle stesse, per contrastare così la velocità del nostro contemporaneo e riflettere sul valore del tempo.
 

 
Elisabetta Doniselli, laurea in lettere moderne all’Università Cattolica di Milano, dal 1983 ha svolto per una decina d’anni attività di inventariazione al Museo Diocesano Tridentino di opere di pittura e grafica per poi dedicarsi all’insegnamento di storia dell’arte al Liceo Classico “G. Prati” di Trento.
Dagli anni Novanta tiene corsi di formazione per operatori didattici nel campo della storia dell’arte italiana e trentina in particolare presso l’Accademia del Commercio e del Turismo di Trento e l’Associazione Guide e Accompagnatori del Trentino, e conferenze presso l’Associazione Culturale “A. Rosmini” e il Museo Diocesano Tridentino.
Ha collaborato a lungo con le iniziative del FAI-Fondo Ambiente Italia per la Scuola e dal 2014 anche con quelle di ItaliaNostra.
Attualmente cura presso la facoltà di Beni culturali di Trento le esercitazioni di Storia dell’arte del Rinascimento trentino in collegamento col corso di Storia dell’arte moderna-2.
Insegna storia dell'arte con riferimento alle Valli Giudicarie all'Università della Terza Età UTETD di Comighello (Bleggio superiore).
In veste di esperto e critico d’arte dal 2014 segue l'attività espositiva periodica del gruppo d'artisti trentini La Cerchia.

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