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«Henri Matisse. Sulla scena dell’arte»

Esposizione di 90 opere sul rapporto di Matisse con il teatro, a Forte di Bard, in Val D’Aosta, dal 7 luglio al 14 ottobre 2018

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Henri Matisse: Jazz – Cauchemar Clean, 1947. Stampa su stencil incollato su carta 425 x 328 mm.
 
L’esposizione Henri Matisse. Sulla scena dell’arte presenta e sviluppa una tematica centrale all’interno della vasta vita artistica di Henri Matisse: il rapporto con il teatro e la produzione di opere legate alla drammaturgia.
Una mostra inedita che porta al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, dal 7 luglio al 14 ottobre 2018, oltre 90 opere realizzate in un arco temporale di 35 anni, dal 1919 fino alla morte dell’artista, avvenuta nel 1954.
Si tratta principalmente della cosiddetta «Période Niçoise»: Matisse, infatti, nel 1917 scelse Nizza come luogo principale della sua creazione artistica.
 
Il percorso espositivo, curato da Markus Müller, direttore del Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster, è suddiviso in quattro grandi sezioni: Costumi di scena; Matisse e le sue modelle; Le odalische; Jazz.
Una selezione di opere illustra il rapporto tra l’artista e le sue modelle, «attrici» della sua arte, mentre l’esposizione di oggetti, collezionati dall’artista dà conto dell’interesse di Matisse per il decorativismo di influenza orientaleggiante.
Negli anni Quaranta, infine, Matisse sviluppa la tecnica dei papiers découpés, di cui le opere della serie «Jazz» sono la testimonianza più importante.
 
I capolavori - tra tele, disegni e opere grafiche - provengono dal Kunstmuseum Pablo Picasso di Münster che possiede nella sua collezione permanente anche la più ampia raccolta di opere di Matisse in Germania.
Oltre al museo di Münster, figurano tra i prestatori gli stessi eredi di Matisse, il Musée Matisse di Nizza, che ha concesso in prestito oggetti della collezione privata dell’artista, come fonti di ispirazione e testimonianza dei suoi viaggi, il Musée Matisse di Le Cateau-Cambrésis, città natale di Matisse, i Ballets di Monte-Carlo e la Collection Lambert di Avignone.
 

Henri Matisse: Codomas Clean, 1947. Stampa su stencil incollato su carta 425 x 328 mm.

 Costumi di scena. Dalla composizione immobile al «tableau vivant» 
Nel 1919 Matisse riceve la commissione di concepire i costumi e le scenografie per il balletto «Il canto dell’usignolo».
Per la prima volta nella sua vita d’artista Matisse deve – per così dire – realizzare apparati scenografici, ovvero creare una sorta di pittura in movimento.
Il suo più grande antagonista, Pablo Picasso, nel 1917 aveva già dipinto con gran successo le scene per «Parade».
Anche forse per spirito di emulazione, Matisse accetta questo incarico in cui darà prova di aver assimilato anche l’influsso dell’arte orientale, dal momento che l’azione teatrale si svolge alla corte dell’Imperatore della Cina.
Nel 1939 Matisse rinnova questa esperienza, preparando le scenografie del balletto «Rouge et Noir».
Al di là dell’aspetto ornamentale ed esotico, l’interesse di Matisse per il teatro diventa centrale nella sua estetica: si pone di fronte alla creazione pittorica come un regista o un drammaturgo, come accade durante la preparazione della decorazione della Chapelle du Rosaire a Vence, che realizza come se fosse «un decoro di scena».
I disegni preparatori della Chapelle di Vence saranno esposti insieme ai costumi per i balletti.
 
 L’artista come drammaturgo. Matisse e le sue modelle 
Matisse ha bisogno della presenza fisica di un modello. L’artista francese lavora sempre come un drammaturgo o come un regista.
Matisse inizia una collezione di abiti per le sue modelle, si interessa alla “alta moda” (Haute couture) e fa la selezione del vestito secondo il modello o la composizione.
Esiste une specie di interazione tra l’artista e le sue modelle, Matisse parla delle sue modelle come «attrici» della sua arte.
Nel 1939 Matisse affermava: «l miei modelli, esseri umani, non sono mai solo un elemento secondario in un ambiente. Sono il tema principale del mio lavoro. Dipendo interamente dal mio modello».
L’artista ha rapporti professionali lunghi con i suoi modelli e lavora per anni sempre con gli stessi. Una selezione di opere illustra il rapporto tra l’artista e i suoi modelli, con particolare attenzione alla sua assistente Lydia Delectorskaya, che ricoprirà un ruolo centrale per Matisse dagli anni Trenta sino alla sua morte, nel novembre 1954.
 

Henri Matisse: Nageuse Clean 1947. Stampa su stencil incollato su carta, 425 x 328 mm.

 Le odalische. Viaggi immaginari 
L’interesse di Matisse per il decorativismo di stampo arabeggiante e orientalista è un fatto noto. Il tema delle odalische rappresenta per l’artista la sintesi ideale tra la rappresentazione della donna e il proliferare dell’ornamento vegetale o geometrico.
Nel biennio 1912-1913 aveva effettuato numerosi viaggi soprattutto in Algeria e in Marocco, fedele al concetto romantico dell’artista viaggiatore, sulle orme di Ingres e Delacroix. Da questi viaggi nascono le sue collezioni di oggetti di cui sarà esposta una selezione.
 
 Jazz. L’artista e il suo pubblico 
All’inizio degli anni Quaranta Matisse sviluppa una tecnica particolare denominata papiers découpés, carte ritagliate, sintesi perfetta, secondo Matisse, tra colore e precisione della linea.
Il suo capolavoro di questo periodo è indubbiamente «Jazz», una serie di 40 opere realizzate con questa tecnica.
Come un musicista jazz, ha creato una sorta di «tema con variazioni».
I temi di queste opere sono il circo e i suoi attori, la mitologia e le memorie dei suoi viaggi. Lo stile di queste opere in colori dissonanti ha ispirato per esempio Andy Warhol e la «pop art» americana.
L’iconografia popolare del circo cela l’aspetto «tragico» del rapporto dell’artista con il suo pubblico.
 
Henri Matisse: Poésies 05, 335 x 250 mm.

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