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Oriente Occidente 2020, 40ª edizione

Al via da mercoledì 3 settembre il Festival di danza più longevo d’Italia

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Oriente Occidente Dance Festival inizia domani. L’opening è affidato a Pontus Lidberg e al suo Centaur, in prima mondiale allo Zandonai di Rovereto, nel quale il coreografo sperimenta per la prima volta l’utilizzo di una intelligenza artificiale.
In via Roma a partire da domani anche il MAD – Museo Antropologico del Danzatore, firmato Balletto Civile, mentre nella piazza del Mart inizia la programmazione nel peep show di Antonio Viganò.
Il direttore artistico Lanfranco Cis: «Questa edizione è un gesto di resistenza».
 
Si apre ufficialmente domani la quarantesima edizione di Oriente Occidente Dance Festival, che anche quest’anno torna a Rovereto e Trento portando il meglio della danza internazionale e invitando il pubblico alla riflessione sui temi che attraversano il dibattito contemporaneo.
«Questa edizione del Festival è un gesto di resistenza, – commenta il direttore artistico Lanfranco Cis. – Rappresenta la voglia di esserci e di guardare oltre la pandemia, affermando il valore della relazione tipica dello spettacolo dal vivo e scongiurando l’eventualità di una ulteriore chiusura dei confini.
«Siamo un Festival internazionale che mette in relazione le diversità e supera le frontiere: vogliamo esserlo quest’anno più che mai.»
 
Proprio sul confine tra reale e virtuale si muove Centaur, il nuovissimo lavoro del direttore del Danish Dance Theatre, titolo che inaugura il 40° Oriente Occidente Dance Festival, domani 3 settembre alle 20.30 al Teatro Zandonai di Rovereto.
Sperimentatore indefesso, attento osservatore delle trasformazioni della società, appassionato di tecnologia su cui riflette da sempre in relazione all’umano, Pontus Lidberg da sempre gioca nelle sue composizioni tra realismo e astrazione e ha prestato negli anni la sua arte a importanti compagnie internazionali tra Europa e America.
 

 
Dopo Siren, ospitato due anni fa al Festival, è ancora la mitologia greca a suggerirgli il titolo: Centaur (Centauro), ovvero la figura biforme partecipe della natura dell’uomo e del cavallo, che nel terzo millennio è, per il coreografo, una nuova creatura metà uomo e metà macchina.
Affiancato dall’artista esperta di Intelligenza Artificiale Cecilie Waagner-Falkenstrøm e dal compositore elettronico giapponese Ryoji Ikeda, Lidberg esplora per la prima volta live l’uso dell’Intelligenza Artificiale come “partner” dei suoi danzatori, incaricandola di creare un’opera d’arte totale. Il suo intervento condizionerà la struttura drammaturgica, la coreografia e la selezione della musica.
 
A David, questo è il nome dell’Intelligenza Artificiale programmata per lo spettacolo, sono state fornite informazioni sulle tragedie greche esistenti, sulla composizione musicale di Schubert, sui movimenti planetari e sugli stormi di uccelli, oltre ai dati raccolti in nove mesi di prova dei ballerini.
Questi dati saranno istruzioni che David (che non è un robot come si potrebbe pensare bensì una voce come l’HAL di Kubrick in 2001: Odissea nello spazio) potrà scegliere e dispensare nel corso dello spettacolo sotto forma di discorso o testo proiettato sullo schermo.
Il suo pensiero, dunque, diventerà materia per i danzatori.
Pur senza emozione, coscienza e intenzione, Lidberg dimostra come questa tecnologia sia in grado di manipolarci e sedurci.
Il cavallo è diventato l’uomo e l’uomo è diventato il computer: ecco il nuovo centauro.
 
Il Festival però inizierà ad occupare la città già nella mattinata di domani: dalle 10.30 in via Roma (e poi dalle 17.30) infatti si potrà passeggiare tra le teche del «MAD – Museo Antropologico del Danzatore», il progetto di Balletto Civile per i tempi del distanziamento: «Tornare a vedere un corpo da vicino - spiega Michela Lucenti - percepirne il calore, l’energia e la forza espressiva, nonché appagare il bisogno di bellezza. Di questo crediamo ci sia bisogno ora», spiega Michela Lucenti, coreografa ideatrice del progetto e direttrice della compagnia.
 

 
Saranno dieci i danzatori/attori immersi nel MAD che Lucenti ha immaginato perché il corpo di ciascuno diventi opera d’arte e sarà proprio la forza esplosiva del corpo a fare da detonatore e calamita degli sguardi: in ciascuna teca c’è un pezzo unico, la storia di un uomo, o di una donna.
Ed è Michela Lucenti a curare anche le coreografie di «Un peep show per Cenerentola», spettacolo della compagnia bolzanina Teatro la Ribalta guidata da Antonio Viganò, che apre domani la programmazione della speciale struttura allestita nella piazza del Mart per Oriente Occidente, con una doppia replica alle 20 e alle 21.30.
 
Il Peep Show è nato nel 1437 ed è per eccellenza il posto dello sguardo voyeuristico, il luogo dove si guarda, nascosti nella propria cabina, attraverso il buco della serratura.
È una scatola chiusa e chi è all’interno si esibisce per il pubblico che non vuole essere visto e, nonostante la separazione, lo spazio crea una relazione intima, quasi segreta, tra attore e spettatore.
Negli anni ’20 del ’900 utilizzato come luogo di giochi di seduzione e sensualità, il Peep Show ha oggi un’altra occasione.
Teatro la Ribalta ha deciso infatti di farne lo spazio scenico adeguato al momento che stiamo attraversando, garantendo così il distanziamento fisico, senza perdere l’unicità dello spettacolo dal vivo né rinunciare alla socialità.
 
Nasce proprio in questo spazio Un peep show per Cenerentola, scritto e diretto da Antonio Viganò con le coreografie di Michela Lucenti.
Nel peep show si esibiscono due sorelle, in competizione tra loro: forse in una delle 14 cabine si nasconde il principe azzurro che può appagare il desiderio di riscatto e di avanzamento sociale.
Cenerentola è un pretesto, una suggestione, che porta ai temi del desiderio, dell’apparire, della bellezza.
Cenerentola è molto impegnata a pulire, a sanificare, a disinfettare, ma appena sarà consapevole e padrona del suo corpo e della sua bellezza non sarà più esclusiva del principe ma potrà essere ammirata da chi sarà disposto a pagare per ascoltare la sua storia.
 

 
 La biglietteria  
Aprirà domani 3 settembre anche la biglietteria fisica del Festival in corso Rosmini 58 a Rovereto e rimarrà aperta fino al 12 settembre, ogni giorno tra le ore 16 e le ore 20.
Gli orari sono pensati per garantire il servizio fino a poco prima dell’inizio delle serate, perché non sarà possibile acquistare il biglietto sui luoghi di spettacolo, al fine di evitare code e assembramenti negli spazi all’esterno dei teatri o nei foyer.
Sarà comunque ancora possibile chiamare e acquistare il proprio biglietto telefonicamente tra le 10 e 14 e tra le 15 e le 18. Infine rimane aperta e caldamente consigliata la biglietteria online: con pochi clic si può infatti scegliere il proprio posto agli spettacoli, pagare, stampare direttamente i biglietti o scaricarli sul proprio cellulare.
Per accedere al servizio è sufficiente entrare nel sito web orienteoccidente.it
Quest’anno la policy di biglietteria sarà molto semplificata e con prezzi decisamente più economici rispetto al solito perché anche in un anno complesso come quello che stiamo tutti attraversando la cultura possa essere un bene comune. Allo stesso tempo – a chi vorrà e potrà – Oriente Occidente propone di sostenere il Festival, offrendo alcune possibilità per farlo. Sarà possibile donare anche solo un euro all’acquisto di ogni biglietto online, oppure sostenere il Festival grazie ad Artbonus.
Maggiori dettagli su orienteoccidente.it

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