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«Unioni civili, finalmente si rispettano i diritti delle famiglie»

Melita Cavallo al Convegno Erickson al Palacongressi di Rimini «Prendiamoci cura di me – Pratiche e innovazioni in tutela dei minori»

Si è aperto il Convegno Erickson «Prendiamoci cura di me – Pratiche e innovazioni in tutela dei minori», che ha visto arrivare a Rimini più di 800 persone da tutta Italia.
Educatori, assistenti sociali, psicologi, insegnanti, pedagogisti: professionisti che lavorano quotidianamente con bambini, ragazzi e famiglie in difficoltà e che hanno colto l’occasione per confrontarsi e riflettere su un ambito estremamente delicato e stimolante.
Tra i relatori è intervenuta Melita Cavallo, ex presidente del Tribunale per i minorenni di Roma, che ha commentato la legge sulle unioni civili appena approvata.
«Questa legge – ha affermato – non fa altro che rispettare le Convenzioni europee che abbiamo sottoscritto negli anni e succede alla riforma del diritto di famiglia del 1975.
«Oggi, infatti, esistono più tipologie di famiglie, tutte da rispettare e riconoscere se sono in grado di educare i figli responsabilmente. Si sentiva il bisogno di una legge sui diritti delle famiglie.»
Quindi ha sottolineato come sia importante «riuscire a tirare fuori il positivo che c’è in tutti i contesti familiari» e ha invitato soprattutto insegnanti, educatori e pediatri a segnalare le situazioni difficili affinché i Servizi possano agire in tempo utile «altrimenti si perde efficacia negli interventi di tutela».
 
Rispettare quindi i tempi di bambini e ragazzi, che sono diversi da quelli degli adulti.
Di questo ha parlato anche Luigi Fadiga, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Emilia Romagna, che è intervenuto sulla possibile soppressione del Tribunale per i Minorenni.
«Il disegno di legge in questione mi pare ambiguo e superficiale. Il Tribunale per i Minorenni ha sicuramente bisogno di essere profondamente rinnovato, ma non per questo si deve andare incontro all’abolizione del giudice minorile.
«Piuttosto occorre un nuovo giudice minorile che sappia comunicare con i ragazzi e coi Servizi, capace di ascoltare ed entrare in rapporto con loro; un giurista affiancato in alcuni casi da un esperto dell'età evolutiva; una figura che intervenga secondo il tempo dei ragazzi, che è diverso da quello degli adulti.»
 
Nel corso della mattinata è intervenuto anche Luigi Cancrini (Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale) che ha parlato delle conseguenze psicologiche dell’abuso.
Una realtà purtroppo ancora presente nel nostro Paese come dimostrano i seguenti dati: 1 minore su 20 assiste a episodi di violenza domestica e 1 su 100 è vittima di violenza diretta.
Quindi Stefano Vicari (primario di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma) ha affrontato il tema dei disturbi psichiatrici sempre più diffusi nell’infanzia e nell’adolescenza, a partire dalla depressione.
 
Infine Maria Luisa Raineri (Gruppo di ricerca «Relational Social Work» dell’Università Cattolica di Milano), ha ribadito come, nell’ambito della tutela, sia importante «promuovere il più possibile la partecipazione di bambini e delle loro famiglie.
«Una partecipazione fondata su una distribuzione diversa del potere tra famiglie e operatori. Serve una svolta nella cultura dei servizi della tutela minorile.
«Se nella vecchia cultura gli esperti erano depositari delle conoscenze, nella nuova cultura è attribuita altrettanta rilevanza al punto di vista delle famiglie in merito a quanto sentono fattibile e vicino alle loro esigenze.
«Soprattutto il contributo di bambini e ragazzi è di centrale importanza. Inoltre, nella nuova cultura, l’intervento non è l’erogazione di una prestazione ritenuta opportuna dagli operatori, bensì è concepito come costruzione di contesti dove le famiglie possano ragionare più agevolmente sulle loro possibilità e necessità.
«In quest’ottica – ha concluso Raineri – il Relational Social Work traccia una via precisa per superare gli steccati e riuscire a far lavorare insieme tutti i protagonisti. Questo significa Prendiamoci cura di me: valorizzare l’apporto di tutti, operatori, genitori, bambini e ragazzi.»

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