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La cultura costa, ma quanto costa invece l’ignoranza?

Nicola Fioretti risponde alla trasmissione «W l'Italia»: «Sembra che a muovere la nota trasmissione di Rete 4 ci sia uno dei peggiori sentimenti nazionali: l’invidia»

Se le voci di spesa in cultura ci appaiono nette e quantificabili, è possibile misurare il costo dell’ignoranza? E non solo in termini filosofici, ma proprio concretamente: quanti soldi ci costa nel breve e nel lungo periodo la «svalorizzazione della cultura»?
Questa è la vera domanda a cui dare risposta.
Da cittadino trentino sono rimasto davvero basito dal servizio della trasmissione «W l’Italia oggi e domani» che ha messo alla berlina uno dei musei (forse sarebbe meglio dire «il Museo») della cultura trentina: il Museo degli Usi e Costumi della Gente Tridentina.
 
Il museo fondato da Giuseppe Šebesta (figlio di madre trentina e padre cecoslovacco, nativo di Tyn nad Vltavou nella Boemia meridionale) è il baluardo della cultura e dell’identità trentina e della nostra Autonomia.
Un’identità, quella trentina, che pone le sue radici nella Mitteleuropa, nella cultura alpina, nella cultura montanara.
Una cultura che può esser riassunta dall'espressione «far da sé». Responsabilità, capacità di autogoverno e capacità di affrontare il futuro aprendo i propri confini. Ponendosi come cerniera tra due mondi, quello tedesco e quello italiano (e non solo).
 
Tratti caratteriali e distintivi che si riscontrano anche nel personale del Museo: a partire dal direttore Giovanni Kezich fino a tutti i suoi collaboratori.
Basti pensare che il «nostro museo» è rinomato in tutta Europa grazie al «Carnival King of Europe» grazie al quale il Trentino si è ritagliato un posto in prima fila nel mondo culturale del «vecchio continente».
Il museo è un baluardo della nostra Autonomia che, al di là dello Statuto, delle Leggi, delle risorse finanziarie e strumentali vive grazie e soprattutto grazie all’elemento identitario.
 
Questo è il vero valore custodito in modo sapiente e impeccabile da Kezich e il suo staff.
Chi ha avuto modo di visitare il Museo di San Michele sa che questi «custodi dell’identità» producono un valore enorme affrontando mille difficoltà e facendo peripezie per andare avanti.
Alla prova dei fatti sembra che, a muovere la nota trasmissione nazionale, ci sia uno dei peggiori sentimenti: l’invidia!
Sentimento che nasce da un senso di impotenza, per lo più inconscio, che fa percepire uno stato di inadeguatezza e di indegnità rispetto agli altri.
Forse, paradossalmente, la «nostra unica colpa» è quella di avere un museo efficiente e capace di custodire un patrimonio culturale e di inestimabile valore senza pretendere nulla dallo Stato e facendolo meglio di quanto fatto dalla «concorrenza».
 
Nicola Fioretti
Presidente OSAR

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