Discesa dell'euro e del petrolio – Di Alberto Pattini
Inflazione media in Italia nel 2014 +0,2%, minimo storico dal 1959 – In Eurozona 18 Paesi in deflazione, prima volta da 5 anni
Foto d'autore: La discesa dalla vetta © Stefano Sandrini.
L’euro scende ai nuovi minimi da nove anni. La moneta europea passa di mano a 1,1867 dollari, dopo un minimo di 1,1842 dollari. Euro/yen a 141,20 e dollaro/yen a 119.
Il prezzo del petrolio scende ai nuovi minimi da cinque anni e mezzo, con il Wti sotto 48 dollari e il Brent sotto 51 dollari.
Dietro al calo tre motivi principali: l’eccesso dell’offerta, il calo della domanda e il dollaro forte.
Sui mercati asiatici i future sul Light crude arretrano di 68 cent a 47,25 dollari, dopo un minimo dall’aprile 2009 di 47,17 dollari.
I future sul Brent cedono 78 cent a 50,32 dollari, dopo un minimo dal maggio 2009 di 50,22 dollari.
L’Eurozona entra in deflazione a dicembre, quando il livello dei prezzi ha fatto segnare una flessione dello 0,2% su base annua.
Lo rende noto una stima flash di Eurostat. A novembre, l’inflazione aveva fatto segnare un +0,3%.
Pesa il crollo dei prezzi dell’energia (-6,3% rispetto al -2,6% di novembre), stabili cibo, alcol e tabacco.
Il tasso d’inflazione medio annuo in Italia per il 2014 è pari allo 0,2%, in netta frenata rispetto al 2013, quando era all’1,2% (in dodici mesi è stato perso un punto percentuale) rileva l’Istat nelle stime provvisorie.
È il tasso più basso dal 1959, quindi da 55 anni, oltre mezzo secolo.
Inflazione zero a dicembre. L’Istat, nelle stime, segna infatti variazioni nulle sia su base mensile che annua, dopo un novembre in positivo (+0,2% il tendenziale).
«L’azzeramento» – spiega l’istituto, – risente dell’ulteriore calo dei prezzi dei carburanti (-7,5% annuo per la benzina, -9,0% per il diesel).
«Il cosiddetto carrello della spesa a dicembre scende sotto quota zero, portandosi in deflazione, sottolinea l’Istat nelle stime, registrando per i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona un calo dello 0,2% su base annua (era +0,4% a novembre).»
La deflazione è un vero cancro dell’economia europea, e italiana in particolare, visto che, insieme a quella greca, è quella più debole del continente.
Se la deflazione non viene combattuta rischia di innescare una spirale pericolosissima che aggraverebbe ancora di più la recessione.
Un calo progressivo dei prezzi aiuta il consumatore ma innesca un circolo vizioso il cui primo effetto consiste nel fatto che le imprese guadagnano sempre di meno ed hanno meno liquidità.
Il secondo effetto è che la carenza di capitali provenienti dall’attività commerciale riduce la produzione e fa azzerare le nuove assunzioni.
Questo aumenta la disoccupazione con l’effetto di far circolare ancora meno denaro nel Paese.
Se le imprese non riducono il livello produttivo, rischiano di immettere sul mercato merce che resta invenduta con l’effetto che se tagliano la produzione oltre a licenziare, alimentano ancora di più la spirale perché si trovano costretti ad abbassare i prezzi dando ulteriore spinta alla deflazione.
Alberto Pattini