Un «Monumento momentaneo» esalterà il Monumento a Dante

Iniziativa spettacolare della Fondazione Galleria Civica, ricca di significati. Ma che richiede l'impiego di oltre 90.000 sacchi di sabbia da 4 euro l'uno…

L'opera d'arte è di Lara Favaretto ed è stata presentata dal direttore Andrea Viliani (nella foto sotto) nel quadro degli eventi della prossima mostra inaugurale della Fondazione Galleria Civica.
Il monumento dedicato a Dante Alighieri, nell'omonima piazza di Trento, è al centro in questi giorni di una grande impalcatura: si tratta del progetto Momentary Monument (Monumento momentaneo) dell'artista Lara Favaretto, uno degli eventi che la Fondazione Galleria Civica di Trento propone nell'ambito della grande mostra inaugurale che si aprirà al pubblico il prossimo 10 ottobre (il 9 la presentazione ufficiale), fino al 31 gennaio 2010.
L'iniziativa è stata descritta oggi dal nuovo direttore della Fondazione Galleria Civica Andrea Viliani, che ha spiegato i vari significati dell'opera d'arte.

Il principio era quello di ridare luce ad uno dei monumenti più significativi della città e, inevitabilmente, si è giunti al Monumento a Dante, per una serie di ragioni che un po' tutti possono intuire.
Il monumento è sorto al centro della «nuova città», quella sorta attorno alla piazza ricavata dalla costruzione della Ferrovia del Brennero del 1859, per la cui realizzazione era stato rettificato il corso del fiume Adige, portando così sulla sponda sinistra tutta la nuova area.
Il monumento a Dante venne costruito nel 1896, sostanzialmente per rivendicare l'italianità della gente trentina nel momento di massimo fiorire dell'irredentismo. Gli osservatori dell'epoca affermano che la statua di Dante Alighieri, con la sua mano rivolta a Nord, sta a indicare dove doveva essere portato il confine dell'Italia, il Brennero. Gli stessi Austriaci peraltro non ebbero nulla da ridire sull'italianità della nostra gente, neppure quando l'Hotel sorto di fronte al monumento a Dante (che divenne poi la sede della Provincia autonoma di Trento) venne requisito per ospitare il comando dell'esercito austriaco nel corso della Grande Guerra.
Ma l'allegoria più naturale è data dall'ubicazione di un monumento che sta nel centro della City (ci si passi il termine), tra Provincia, Regione, Grand Hotel Trento, Stazione dei Treni e delle Autocorriere. È come se tutto ruotasse attorno a lui, la vita civile e quella politica, è come se svolgesse il ruolo di reception della città.
Dalla piazza inoltre si può ammirare anche l'altro monumento storico di Trento, quello a Cesare Battisti, lassù sul Doss Trento.

Il come si sia voluti esaltare questo monumento, è presto detto. Momentary Monument è una grande installazione temporanea, una sorta di «apparizione», come la definisce la stessa artista Lara Favaretto.
«Il monumento momentaneo è uno stato d'allarme che ricorda lo spazio della trincea, un abitacolo che in tempo di guerra era il luogo sotterraneo scavato ai piedi della linea di confine allo scopo di proteggere gli uomini e, ora, invece, è uno spazio a cielo aperto, portato in superficie, costruito per tutelare il valore dell'opera. il risultato che in entrambi i casi si identifica come uno stato di necessità dove l'attuale stato delle cose è invitato a capovolgersi e riordinarsi, mettendo tutto in discussione e giocando con lo stesso significato della parola monumento. Il monumento momentaneo può essere rinominato come un rifugio appariscente ma cupo, minaccioso ma desideroso di compassione, caratterizzato dall'essere goffo ma orgoglioso di reggersi in piedi. È una forma favolosa e imponente da togliere il fiato e con la stessa velocità dello stupore, noiosa e deludente da far abbassare lo sguardo. È un progetto fatto allo scopo di produrre lo spazio della perplessità.»

Con questo progetto si vuole dunque celebrare non tanto il monumento a Dante, quanto la sua capacità di creare memoria condivisa; si invita i cittadini a prendersene cura e i turisti a fare altrettanto. Si restituisce così il monumento di Dante alla comunità per cui fu realizzato, facendolo scomparire per farlo riapparire più vivido nella memoria di chi è da decenni abituato a vederlo ogni giorno. Un modo di relazionarsi in maniera affettiva, simbolica e partecipativa ad alcune vicende storiche che hanno coinvolto la città e ne hanno definito l'identità.
Non è tanto il contenuto espresso dal monumento, quanto il suo valore universale che interessa all'artista.



Ciò premesso, desideriamo esprimere, come al solito, le nostre considerazioni.

L'iniziativa ci piace molto. Al di là delle dimensioni ciclopiche dell'opera, troviamo fantastica non tanto l'idea, quanto il fatto che qualcuno l'abbia approvata e messa in cantiere. Va da sé che se un artista trentino l'avesse proposta, con ogni probabilità non sarebbe stato preso in considerazione. Ma tant'è, si sa che la condivisione dell'arte moderna (in qualsiasi periodo storico) è stato un problema di élite prima ancora che di opportunità. E adesso che la vediamo sorgere ci accorgiamo che l'ha promossa ha avuto una grande idea.
I significati dell'opera possono essere tanti quanti quelli che la gente riesce ad esprimere. Alcuni vengono spontanei e forse scontati. A noi è balzato immediatamente in testa il muro beckettiano, idealizzato dall'autore del teatro dell'assurdo per esprimere il vuoto che comprende la condizione umana. Ma si può essere anche meno pessimisti, pensando a Dante che si vuole simbolicamente isolare dai problemi della politica che gli sta attorno, ma anche tenersi lontano dai mercati illeciti che si svolgono ai giardini, lasciando solo un filo di connessione visiva tra il suo monumento e quello di Cesare Battisti.
Forte anche il richiamo dei sacchi di sabbia, generalmente vissuti come mezzo di fortuna utilizzato per arginare un argine o proteggersi da un attacco.
Ma l'effetto principale resta quello del recupero del monumento a Dante, tanto presente che la gente non ce ne faceva più caso. Adesso lo riscopre e probabilmente si riscopre a desiderare di vederlo di nuovo. E quando sarà tolta la protezione, vorrà dire che il pericolo è passato.

Una cosa che secondo noi manca in questa costruzione artistica «ciclopica», è tuttavia il rapporto con il pubblico. Secondo noi, per tutta la «gestazione» delle mura, costruite giorno per giorno con sacchetti di sabbia, sarebbe stata doverosa la presenza di un esponente della Galleria che spiegasse alla gente i dettagli di quanto stava accadendo al monumento storico della propria città. In questa maniera la gente avrebbe condiviso davvero l'opera d'arte fino a sentirsene padre. Come ha sottilmente osservato una nostra collega di Radio NBC, «Dante avrebbe bisogno di Cicerone».
Siamo sempre in tempo per farlo, dato che verrà consegnato il 10 ottobre, ma un cicerone potrebbe rimanere a disposizione anche dopo il suo completamento, magari facendo vedere le varie fasi in progress del lavoro.

Le controindicazioni possono sorgere dal costo dell'opera, che non conosciamo perché il direttore ha voluto riservarsi una risposta con dettagli contabili più sicuri. Ma non ci è stata data neppure l'ipotesi per grandezza di spesa sulla base della quale è stato budgettato il progetto.
In altre parole, il progetto è bellissimo a patto che i costi per realizzarlo siano coerenti. Noi non siamo certo titolati a stabilire nel campo dell'arte un rapporto costi-benefici, ma sappiamo che un metro di misura va impostato comunque.
Non conoscendo i dati, abbiamo provato a vedere da soli che cosa potrebbe venire a costare. Trattandosi di una struttura di quattro lati da 24 metri per otto di altezza e due metri di profondità, si arriva a un volume di 1.536 metri cubi che, al netto delle sovrapposizioni dei quattro spigoli, scendono a 1.440 mc. Un metro cubo è costituito da 64 sacchi da 25 kg e quindi in totale sono necessari 92.160 sacchi di sabbia. Il peso della sabbia arriva dunque a 2.304 tonnellate (quasi un centinaio di autotreni).
Secondo l'esperto che abbiamo interpellato, un sacco di sabbia costa (imbustato e cucito) dai 4 ai 4,5 euro. Il totale porterebbe dunque a 368.000 euro. Comprendendo trasporti, impalcatura, costruzione e Iva, si può arrivare ai 500.000 euro di spesa per tre mesi di esposizione.
Ovviamente i sacchi possono anche essere restituiti al produttore, ma difficilmente dopo tre mesi di esposizione alle intemperie sono ancora utilizzabili.
Chiunque può farsi un'idea sul rapporto costi-benefici con il proprio metro di misura, indipendentemente dal fatto che intervengano sponsor o meno.
Ma si tratta di ipotesi fatta da noi e pertanto tutta da verificare a consuntivo.

Guido de Mozzi