Futuro presente, laboratorio sui linguaggi contemporanei
«Più reale del reale? Il cinema e le immagini (s)velate»
Da sempre attento a indagare la
trasformazione dei linguaggi, delle modalità di comunicazione e di
rappresentazione della realtà attraverso l'arte, Futuro
Presente prosegue lungo un avventuroso e stimolante percorso
di ricerca e di riflessione, dedicato quest'anno a indagare i
confini del rapporto tra la realtà e le sue rappresentazioni.
Dopo la sezione primaverile dedicata all'approfondimento del
binomio realtà/finzione in ambito giornalistico, fotografico,
pubblicitario, letterario e televisivo, il focus autunnale di
Futuro Presente concentra l'attenzione sul fenomeno cinematografico
e sulle sue interazioni con la riflessione filosofica.
Protagonisti di questo percorso di approfondimento dedicato al
complesso rapporto osmotico che lega la realtà alla narrazione
cinematografica saranno registi, esperti di cinema, critici
cinematografici e filosofi, chiamati a confrontarsi con un tema
classico della riflessione critica sul cinema: quali leggi
governano i rapporti tra cinema e realtà?
Le immagini prodotte dal dispositivo cinematografico sono un
riflesso del reale o si sostituiscono ad esso creando scampoli
paralleli di realtà?
Il cinema è ancora in grado di raccontare la società o ne
costituisce un semplice ornamento?
In questo viaggio spensierato alla scoperta delle capacità del
cinema di «dire le cose» abbiamo coinvolto personaggi di primo
piano del panorama cinematografico italiano, i quali porteranno sul
palcoscenico la propria esperienza e il proprio originale punto di
vista sul potere testimoniale del cinema.
Sul palcoscenico si avvicenderanno Marco Bellocchio, Giorgio
Diritti, Michelangelo Frammartino, Pietro Marcello, Pietro Montani,
Enrico Magrelli, Enrico Ghezzi, Marco Bertozzi, Franco Rella,
Leonardo Gandini, Roberto De Gaetano e il gruppo di Fata Morgana,
in un dialogo fitto ma disteso alla scoperta dei segreti della
settima arte.
L'ansia da prestazione referenziale delle immagini è antica quanto
il cinema.
È più antica, con forme e collisioni diverse, del cinema
stesso.
Questo è ormai condiviso da molti. E si rischia un sorvegliato e
annunciato naufragio teorico qualora si aspetti l'onda perfetta di
un qualunque «mercoledì da leoni» lanciando una bottiglia piena di
messaggi estremi in un oceano più vasto del già procelloso oceano
cinematografico.
In questi giorni di incontri e riflessioni ad alta voce, a
Rovereto, sarebbe già un discreto risultato riuscire a sfiorare
alcune questioni:
- Cominciare a sciogliere alcuni nodi da vecchi marinai della
ciurma di Ulisse.
- Marinai più interessati alla conoscenza che alla virtù.
- La deriva può essere, per chi si imbarca, apparente.
- Come apparente o evaporato o ridotto a pixel o idolatrato o
obliterato o prigioniero delle pratiche intermediali risulterebbe
ridotto, smembrato, devitalizzato il reale.
- Il reale e il vero sono parole ingombranti.
- Liquidate, con malizia, dalla floscia chiacchiera della politica
e, con una serrata e accigliata vertigine, da alcuni acuti
pensatori.
- L'indifferenza o la liquidità referenziale sono due aspetti, due
qualità, due difetti, due doni, due imperfezioni, due trappole del
nostro guardare.
- I nostri sguardi e la nostra immaginazione devono ogni volta
decifrare e interrogarsi sul quel mondo visibile o invisibile
rifigurato.
- l cinema.
Se il principio di realtà appare
malfermo e incerto, la realtà delle immagini ha o simula una fibra
forte, una salute invidiabile.
Continua a pretendere qualcosa da noi.
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