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Eddy Merckx: una delle figure leggendarie del ciclismo

Il «cannibale» è considerato il più forte ciclista di tutti i tempi e ha legato la sua leggenda proprio all’Italia

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Il Festival dello Sport ha accolto, questo pomeriggio al Teatro Sociale, Eddy Merckx uno dei campionissimi di sempre del ciclismo.
Il «cannibale», questo il soprannome che accompagna Merckx per quella fame di vittorie che lo ha contraddistinto nella sua carriera di corridore, è considerato il più forte ciclista di tutti i tempi ed ha legato la sua leggenda proprio all’Italia.
Le sue incredibili vittorie sono infatti «firmate» anche con le maglie di squadre tricolori quali Faema, Faemino e Molteni.
Attraverso le sue parole il Festival dello Sport ha ricordato anche uno dei suoi maggiori rivali su strada oltre che grande amico, Felice Gimondi, scomparso l’agosto scorso e a cui il pubblico del Sociale ha tributato un minuto di silenzio alzandosi in piedi.
L’epopea del ciclismo segnata dalla figura di Eddy Merckx, al secolo Édouard Louis Joseph Merckx, dalla metà degli anni ’60 fin quasi alla fine dei ’70, è stata tracciata dal fuoriclasse belga intervistato dal vicedirettore de La Gazzetta dello Sport Pier Bergonzi.
 

 
Fra i momenti più intensi proprio il ricordo di Felice Gimondi il campione bergamasco considerato uno dei maggiori rivali di Merckx: memorabili le sfide ingaggiate nelle grandi classiche europee fra i due ciclisti uniti poi da una sincera amicizia andata ben oltre la dimensione sportiva.
«Felice era un grande uomo – ha detto Eddy Merckx - e un fuoriclasse della bicicletta. Il nostro rapporto è andato oltre lo sport, ci sentivamo spesso era un amico.»
Al vicedirettore della rosea Bergonzi che gli ricordava i soprannomi di «mostro» e di «cannibale», che ne hanno segnato il mito, il campione belga ha replicato: «Non credo di essere stato davvero un mostro. Ho lavorato tanto e mi sono impegnato per arrivare ai traguardi che ho ottenuto. Non ci sono miracoli nello sport ma solo preparazione e tanta, tantissima fatica.»
Ma basta leggere l’albo d’oro delle grandi classiche dal 1966, anno in cui il giovane ragazzo belga divenne professionista, in poi per capire come Eddy Merckx un mostro forse lo era davvero.
Uno che lasciava solo le briciole agli avversari, uno che ha partecipato dieci volte alla Milano - Sanremo ottenendo sette vittorie: «Per me la Milano - Sanremo era una corsa speciale anche per la salita del Poggio che mi permetteva spesso di staccare i miei avversar.»
 

 
Sul palco del Teatro Sociale è stato chiamato a sorpresa anche Vittorio Adorni un altro grande campione del ciclismo italiano del passato.
Adorni era il capitano della Faema la squadra con cui Merckx vinse il suo primo giro d’Italia nel 1968 : «Eravamo in camera insieme – ha raccontato proprio Adorni – e gli davo sempre consigli per frenare la sua irruenza e il suo entusiasmo. Avevo capito che Eddy era fortissimo, ma che doveva imparare la tattica senza essere troppo irruento.»
Grazie ai consigli di Adorni Eddy Merckx conquistò la sua prima Maglia Rosa e fu protagonista di tappe memorabili come quella legata alla scalata delle Tre Cime di Lavaredo.
Eddy Merckx è stato anche l’unico ciclista ad essere capace di conquistare per ben tre volte l’accoppiata Giro d’Italia - Tour de France senza dimenticare il record dell’ora ottenuto nel 1972 a Città del Messico: «Quello di oggi - ha sottolineato il campionissimo belga - è davvero un altro ciclismo difficile da paragonare con quello che ho vissuto io. Resta comunque complicato riuscire a centrare l’accoppiata fra due corse a tappe come il Giro d’Italia e il Tour de France.»

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