Trentino Rock, dagli anni '60 a oggi/ 19 – Gli «Hi-Fi»
La storia di un grande sogno solo sfiorato. Giuseppe Martinelli: «Ai giovani dico di essere molto umili e di far uscire la voce non dall’ugola ma dal cuore e dall’anima»
Sono i primi mesi del 1978 quando Giuseppe Martinelli, fresco di Conservatorio e forse un po’ stanco di suonare Bach e Mozart, decide di formare una band.
Chiede a Don Dante una sala della canonica di San Pietro dove poter fare le prove.
La sua domanda viene accolta. L’avventura comincia!
I primi interpreti del Gruppo «HI-FI» insieme a Giuseppe Martinelli alle tastiere, sono Ferruccio Berghi al basso, Stefano Piffer alle tastiere, Gaetano Borghetti alla chitarra e Giorgio Sordo alla batteria.
Con la stessa formazione incidono il loro primo disco, un 45 giri (foto sotto) che per quei tempi era davvero una rarità nel panorama trentino.
Iniziano anche i primi concerti durante i quali ci sono anche degli avvicendamenti.
Entrano a far parte della Band Romano Sommadossi (lo stuntman Trentino di Silvester Stallone) alla batteria, Luca Giacomoni al basso e Andrea Trenti alla chitarra.
Da ricordare anche per un breve periodo il passaggio del batterista Marco Dallago che poi diventerà un fonico di fama internazionale vantando delle collaborazioni con Liguabue, Jovanotti, gli 883 e molti altri grandi nomi della musica.
Proprio durante uno di questi concerti nel 1982 in modo casuale conoscono il maestro Palma, discografico della Top records di Milano.
Dopo averli sentiti sono subito invitati a Milano per incidere un nuovo disco. Il titolo sarà «Note d’amore».
Fra i numerosi concerti per promuovere il disco partecipano anche al Canta Italia dove vincono le selezioni del Triveneto e della Lombardia garantendosi la partecipazione alla finalissima a Lauria in provincia di Potenza.
«Capimmo subito – ci dice Giuseppe Martinelli – che durante la finale c’era qualcosa che non andava. Gli interessi legati agli sponsor avevano già deciso i vincitori.»
Ma nonostante questo la band non si perde d’animo e continua i concerti, gli impegni infatti si fanno sempre più fitti.
«Da tempo –ricorda Giuseppe – eravamo molto impegnati in numerosi concerti, solo l’estate avevamo circa 60 date da fare un po’ dappertutto.»
Nel 1984 cominciano ad emergere i primi dissapori fra i protagonisti della band.
Il loro leader Giuseppe Martinelli da sempre colonna portante del gruppo decide di intraprendere la carriera da solista, così facendo decreta la fine degli HI-FI.
Solo il loro leader continuerà la carriera musicale che tutt’ora conduce con ottimo successo in giro per tutta la nostra penisola, suonando nei posti più esclusivi a Capri e in Sardegna.
Ed è proprio Giuseppe Martinelli che oggi intervistiamo e che per l’occasione ci ha ospitato a casa sua.
Suoni da quasi 50 anni, ma la passione è rimasta la stessa?
«Oggi come allora per me non è cambiato nulla – esordisce Giuseppe – la passione è la stessa, l’entusiasmo e le motivazioni sono sempre grandissime.»
Hai avuto un maestro?
«Sono stato uno dei fondatori del gruppo polifonici di Trento all’età di 6 anni. Il nostro maestro era Nicola Conci, da lui ho imparato molto ed è sempre stato per me un grande punto di riferimento.»
Ma cosa ti ha dato mezzo secolo di musica?
«Per prima cosa la consapevolezza dei miei mezzi e dei miei limiti. La musica per me è stata anche una grande valvola di sfogo nei momenti brutti, colei che non mi ha mai tradito.»
Qualche rimpianto?
«Da parte mia nessun rimpianto,– ma solo la consapevolezza di aver perso delle occasioni. La prima nel 1983, quando eravamo stati scelti come gruppo di supporto a Josi Polisak [cantante americana di origini cecoslovacche NdR].
«Era tutto pronto, il primo concerto era previsto all’Ippodromo di Monza. Due giorni prima dell’esordio fummo chiamati dall’organizzazione che ci disse che tutto il tour era stato annullato per ragioni politiche. La seconda, più clamorosa.
«Prima dei campionati mondiali di sci alpino in Val Di Fiemme e Fassa nel 1991 ero stato incaricato di comporre la sigla dell’inno mondiale. Sembrava ormai cosa fatta, ma all’ultimo secondo venne incaricato Giorgio Moroder.»
Hai avuto in cambio quello che hai dato alla musica?
«Fare musica mi ha dato la possibilità di viaggiare molto, di conoscere tutti i grandi musicisti italiani, di frequentare posti importanti. Per queste ragioni non posso essere che grato al destino.
«A volte quando parlo con Dio, gli chiedo, se davvero fosse arrivato il grande successo come sarei cambiato. Non penso che avrei mai barattato la mia serenità ed i valori in cui credo con la fama ed il successo.»
Che rapporti hai avuto con i musicisti Trentini in questi anni?
«A parte pochi casi sporadici ho notato molte invidie e sottigliezze fra i musicisti trentini. Ho avuto la sensazione di una grande negatività in tutto il movimento.»
Che musica ascolti di solito?
«Qualsiasi tipo di musica indifferentemente dagli interpreti.»
E se dovessi dare qualche consiglio ad un giovane musicista?
«Di essere molto umile e di far uscire la voce non dall’ugola ma da cuore e dall’anima»
A parer tuo com’è cambiata la musica in questi anni?
«Non è la musica che è cambiata in questi anni ma i suoi protagonisti e soprattutto chi viene ad ascoltarla. Mi piace ricordare, che in questi anni dove ho girato il mondo spesso l’unico popolo che non ha rispettato la musica e sempre stato quello Italiano. Forse non è un caso il fatto che il nostro paese sia molto più indietro di molti altri musicalmente parlando.»
Ti riconosci un pregio e un difetto?
«Soffro l’indifferenza della gente e penso troppo al lavoro. - continua Giuseppe – Per quanto riguarda i pregi, credo di essere una persona spontanea e molto altruista. Odio l’arroganza e la prepotenza.»
Hai ancora un sogno?
«Si, trovare un posto fisso dove poter suonare per tutto l'anno per così poter traslocare con l’intera famiglia»
Giuseppe Martinelli è uno dei pianisti più apprezzati della musica italiana. Suona ormai da anni nei posti più esclusivi della nostra bella Italia, è un pianista da piano bar vecchia maniera, pensate che non ha mai suonato con le basi durante le sue diecimila serate a più.
La musica è la sua professione dalla notte dei tempi, sembra che con lei ci sia un connubio in dissolvibile.
Durante la nostra intervista si è commosso più volte, quando si è parlato del suo rapporto con Dio e della sua piccola figlioletta di 6 anni.
Segno che il rispetto nei valori della famiglia dell’onestà e dell’altruismo sono molto radicati in lui.
«Il musicista è molto sensibile di solito, – aggiunge Giuseppe – purtroppo il segno del tempo che avanza inesorabilmente evidenzia sempre più questa cosa.»
Ma che Dio gli abbia concesso altro tempo ce lo testimonia di persona:« a 33 anni mi dissero che avevo 2 mesi di vita, per me era finito tutto, davanti a me c’era solo il buio. Invece trovai un angelo sulla mia strada che mi indirizzò verso una naturopata che in pochi mesi grazie a delle cure naturali mi guarii perfettamente.»
La sua è una favola a lieto fine che continua tutt’ora insieme alla dolce moglie Astrid e la sua piccola figlia. Il suo grande altruismo e la sua umiltà siamo sicuri che saranno sempre a loro fianco per aiutare tutti i loro sogni a diventare realtà.
Roberto Conci
r.conci@ladigetto.it
Il prossimo appuntamento sarà riservato ad un altro grande della musica Trentina: Tony Ippolito.
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