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Trentino Rock, dagli anni '60 a oggi/ 20 – Tony Ippolito

Sono ancora molti i sogni del più grande cantante trentino di sempre

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«È la grande umiltà e il cercare sempre di percorrere strade nuove che rende grande qualsiasi musicista.»
 
Tony Ippolito a parer nostro è uno dei più importanti interpreti solisti della musica trentina di sempre.
A lui è dedicato questo primo special della nostra testata che parlerà della carriera di alcuni importanti cantanti trentini.
 
 
 
All’età di 15 anni forma il suo primo gruppo insieme ai «Boci» di San Bartolomeo. Con lui suonano Michele Ferruzza alla batteria, Attiglio Margoni e Carmelo Fimognari alle chitarre e Italo Dallago al basso.
Iniziano qui le speranze di emergere di cinque ragazzi di un rione che a quel tempo dava poche possibilità a chiunque di ritagliarsi una piccola fetta di successo.
Tony Ippolito, complice una forte pleurite, deve però quasi subito smettere di cantare.
Ricomincia solo nel 1970 con il gruppo dei «Sideral» cantando il soft rock dei Chicago ed i primi pezzi fusion dei Soft Machine.
 
L’anno seguente contribuisce alla nascita della band «La fine del mondo» insieme a Edo Bordignon, Paolo Anesi, Silvano Cattoni ed Emiliano Voltolini, quattro musicisti che nel corso degli anni sarebbero diventati molto importanti per la musica trentina.

Con loro comincia a cantare il nuovo hard Rock degli Iron Butterfly e dei Grand Funk Railroad.
«Per un periodo – ricorda Ippolito, – questa formazione è stata la contrapposizione della Pietra Filosofale. Ma per tutti noi i fratelli Smadelli erano comunque un punto di riferimento e non dei concorrenti.»
Durante il militare ha la fortuna di essere scelto per il coro e quindi di affinare le proprie capacità insieme ad un grande maestro dell’Accademia musicale.
Di ritorno dal militare nel 1974 collabora con il grande batterista Alessio Weber e con la Pietra Filosofale.
 
Nel 1976 partecipa attivamente insieme all’amico Emiliano Voltolini alla fondazione del Progetto Tandem insieme ad altri 25 musicisti.
«Credo che la creazione di questo gruppo di musicisti – ci dice Tony Ippolito – sia stata una piccola svolta per la musica trentina che veniva da anni di profonda crisi.»
Nel 1978 suona con la band «Il Volo» insieme a Lionello Stenico, Carlo Patton e Valerio Dalvit.
Nel 1979 dalle ceneri del progetto Tandem nasce la band «Cooperativa Alice» che è la prima band di rottura con forti esigenze di novità.
Con loro Tony Ippolito comincia a comporre musica propria.
Ma quando Gastone Baldessarini [batterista Pietra Filosofale – NdR] torna dalla Svizzera con un disco di Gino Vanelli e lo fa sentire all’amico è un vero colpo di fulmine. Capisce che quella è la sua musica.
 


Nel 1980 nasce lo storico gruppo «Varycella Naphtaline» che secondo noi rimane uno dei gruppi più apprezzati della musica trentina.
Con questa Band Tony Ippolito canta per quasi 3 anni proponendo un repertorio molto ambizioso ma sicuramente nelle sue corde. Le canzoni di Gino Vanelli, dei Toto, di Al Jarreau e dei Manhattan Transfer cantate da questo straordinario cantante toccano il cuore degli spettatori in ogni suo concerto.
Il connubio fra la nuova ed emergente musica funky e fusion e le incisive interpretazioni di Tony Ippolito porta molti musicisti trentini di quel periodo ad intraprendere questo nuovo percorso musicale di cui comunque Ippolito rimane tutt’ora il più grande interprete in assoluto.
Proprio grazie all’esperienza con i Varycella Naphtaline conosce Barbara Gazzoli che poi diventerà sua moglie.
 
Nel 1985 collabora con la Big Swing Orchestra e con il gruppo Duo Denos di Andy Luotto con i quali tiene un grandissimo concerto presso l’auditorium di Santa Chiara.
Nel 1986 vince il concorso «Viva i giovani 86» all’interno della fiera internazionale di Milano.
Sbaraglia 103 gruppi arrivati da tutta l’Italia battendo anche i Litfiba.
Nel 1989 inizia la collaborazione con Roberto Gorgazzini, a riguardo Tony Ippolito precisa così.
«Lavorare con un grande professionista come Roberto mi ha fatto crescere molto dal punto di vista professionale e umano. Per me è stato un grande punto di riferimento e una persona che stimo molto.»
 
Il duo da piano bar dura oltre 10 anni durante i quali Tony Ippolito collabora anche con importanti artisti.
Nel 1991 partecipa a «Sanremo follie» insieme all’amico Andy Luotto,la manifestazione parallela del vero Festival organizzata da Aragozzini.
Presenta la canzone «Mi manca Rebibbia» in linea con l’organizzazione dissacratoria ed ironica della manifestazione.
Nel 2001 ricomincia la collaborazione con i Varycella Naphtaline, il suo vecchio amore di sempre.


 
Hai vissuto 4 decenni di musica, ma è davvero cambiato il modo di fare musica?

«Non è cambiato il modo di fare musica – ci risponde Tony Ippolito, – bensì gli strumenti le tecnologie e le finalità. Un tempo si suonava per tentare di emergere e riscattarsi perché categorizzati nel sotto proletariato. Quando ho iniziato a 15 anni la cassa della batteria era costruita con la scatola di nutella e come amplificatore si usava la radio. Queste sono le differenze.»
 
Quali sono stati i tuoi cantanti di riferimento in tutti questi anni?
«Ne cito uno per decennio, Stevie Wonder, Gino Vanelli, Al Jarreau e Michael Bublè».
 
E per quanto riguarda i cantanti trentini?
«Ce ne sono molti. A partire da Stefano Nicolini, Valerio Bazzanella, Mauro Borgogno, Roberta Rigotto per la musica jazz, l’indimenticato maestro Vivori e Roberto Laino. Ma se dovessi morire vorrei regalare il mio microfono a Sergio Tessadri.»
 
Quali sono stati i rapporti in genere con gli altri musicisti con cui hai suonato?
«A tutti chiedo molto voglio sempre tirare fuori l’anima sporca del musicista. Di un musicista ammiro il suo coraggio e soprattutto il saper sempre mettersi in discussione per così poter crescere.»
 
Che musica ascolti nel tuo I-pod Virtuale?
«Dai Queen a Celine Dion fino agli U2 , dai Led Zeppelin a Battiato passando per Yanni e i level42.»
 
Il fare musica ti ha aiutato nella vita di tutti i giorni?
«Interpretare qualsiasi tipologia di musica aiuta sempre nella vita. - ci dice Tony Ippolito. Nel mio caso mi ha molto aiutato nei rapporti con i miei genitori e ha migliorato di molto la mia sensibilità. È anche fuori dubbio che suonare aiuta qualsiasi tipo di aggregazione, infatti quando suoni non sei mai solo».
 
Cosa consiglieresti ad un giovane cantante?
«Assolutamente di non fumare e bere! Di studiare canto, la respirazione costale e l’uso del diaframma.» 
E cosa deve avere un interprete per essere un grande cantante?
«C’è una sola cosa che rende grande qualsiasi interprete o musicista in tutti i campi; una grande umiltà. Devi anche – continua Tony Ippolito – dare qualcosa e sentire chi ti ascolta. Se riesci ad attirare l’attenzione di chi ti ascolta su di te hai fatto centro».
 
Ti riconosci un difetto?
«Credo di essere fin troppo riflessivo.»
 
E un pregio?
«Mi riconosco una grande tenacia.»
 
Qualche rimpianto?
«In 40 anni di musica è normale avere dei rimpianti credo. In primis non aver potuto fare la professione. Ma sono 2 le grandi occasioni che non ho saputo prendere al volo.
«La prima – prosegue Ippolito, – quando il proprietario della storica Bussola, che era militare con me, mi chiese di cantare nel suo locale.
«La seconda quando durante una session a Bolzano il batterista di Gino Vanelli mi chiese di raggiungerlo quanto prima a New York per iniziare una collaborazione musicale per i prossimi 2 anni. In entrambi i casi non ho voluto per una serie di motivi saltare sul treno…»
 
Ti è rimasto ancora un sogno musicale nella vita?
«Vorrei cantare musica lirica e preparare un percorso musicale di Rock progressive e presentarlo come materia di studio in tutte le scuole trentine»

Ma presentare la musica come didattica forse non è il solo progetto che Tony Ippolito ha in mente. Infatti scopriamo che uno dei più grandi sogni che vorrebbe far diventare realtà è di fare un concerto Rock insieme ad una grande orchestra.
 
Poi a ruota libera Tony ci parla dei valori della famiglia e alla nostra domanda se le sue figlie sapessero quanto è stato importante il papà per la musica Trentina ci risponde così.
«Con le mie figlie sono sempre stato molto discreto su questo argomento, non ho mai voluto ostentare nulla. Ma un plauso va certamente a mia moglie che mi ha sempre aiutato e motivato anche nei momenti tristi delle mia vita». Lui è molto legato anche alle figlie di 15 e 26 anni,«Loro fanno parte di me, mi ritengo un uomo davvero fortunato.»
 
Ma chi pensa che questo grande cantante dopo oltre 40 anni di carriera e mille soddisfazioni possa smettere di cantare si sbaglia di grosso.
Lui è ancora consapevole di quanto può dare a se stesso ed agli altri.
È come una fuori serie pronta a mettersi sempre in gioco in ogni momento della vita, ma con molta umiltà e serenità, con lealtà e molto altruismo.
È come una grande emozione che si ripresenta sempre più forte, la passione che tanti anni fa ha animato il suo cuore, la sua anima, si, l’anima del bocia de san Bortol.
 
Roberto Conci
r.conci@ladigetto.it
Il primo Giovedì dell’anno sarà inaugurato da Mauro Tecchiolli che ci parlerà della sua band, gli Ufo Fliers

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