Trentino Rock, dagli anni '60 a oggi/ 30 – Mezzopalo
Cinque amici incoronati come i massimi esponenti della musica hard 'n roll in Trentino
Sono Nicola Conci e Michele Pezzè gli amici che durante una sera del lontano 1999 maturano l’idea di costruire una solida band con l’imperativo di presentare un repertorio live legato all’hard 'n roll.
I due chitarristi pur arrivando da esperienze ed impostazioni diverse, l’uno dal Blues e l’altro dall’Hard rock puro, dimostrano subito una grandissima coesione.
Trovano subito in Renzo Meola alla batteria, Cristiano Di Cecco al basso e Cristian Marcolla alla voce gli altri protagonisti con cui condividere ed iniziare questa grande storia che tuttora corre verso progetti nuovi ed ambiziosi.
L’idea è quella di realizzare un repertorio di cover traendo ispirazione dai Motorhead, passando dall’eleganza degli Aerosmith e la trascinante musica degli ZZ Top.
Ma poi piano piano emerge in tutti i protagonisti la voglia e l’energia di creare della musica propria legata alla storia musicale di ognuno di loro.
Proprio da questa idea nasce l’album Swead che contiene 5 tracce cariche di energia che racchiudono tutte le esperienze musicali dei protagonisti della band.
In 10 anni di musica la band presenzia a circa 300 concerti live, vincendo l’importante manifestazione Concentratissimo Rock, aprendo il mitico concerto dei Bastard of Dionisio a Borgo Valsugana e collaborando con i Los Angeles Guns dove milita Tracii Guns il fondatore dei Guns N’ Roses da lui poi abbandonati.
In tutti questi anni di concerti i 5 protagonisti diventati anche grandi amici hanno sempre saputo ricercare grandi motivazioni dentro se stessi,consapevoli che la coerenza a volte limita ma poi alla lunga paga. Hanno scelto la strada della diversificazione per così fare emergere la grandi capacità della band.
Oggi sono nostri ospiti Renzo Meola e Cristian Marcolla, rispettivamente batterista e cantante della band Mezzopalo.
Perché il nome Mezzopalo?
«Quando ancora era in vigore la lira – risponde Renzo Meola – un milione di lire voleva dire un palo, da qui il nome di Mezzopalo, cioè mezzo milione.»
Perché la scelta di questo tipo di repertorio?
«Innanzitutto per dare vita ad un nuovo tipo di sonorità, Il nostro infatti è un hard rock un po’ stradaiolo, che abbiamo proposto tenendo in considerazione il nuovo modo di esprimersi e di suonare oggi.»
Quale differenza sostanziale avete riscontrato nella musica in questi quattro decenni?
«Rispetto agli inizi oggi il raggiungimento di tutti gli obiettivi musicali è diventato più facile. Anche l’avvicinamento ad un qualsiasi strumento musicale è diverso.
«Tanti anni fa la nostra scuola era vedere suonare gli altri e cercare di assorbire più cose possibili, ora le tecniche sono all’avanguardia grazie ad internet ed anche alle possibilità che offre oggi il mercato della musica.
«Forse però ai giovani d’oggi queste grandi possibilità hanno tolto l’emozionalità e la capacità d’improvvisazione. Sono bravi ma nella maggior parte dei casi molto freddi.»
Vi riconoscete qualche pregio?
«Mi riconosco una grande pazienza e mi ritengo uomo molto caparbio.» – Confessa Cristian Marcolla.
«Per quanto mi riguarda – aggiunge Renzo Meola, – sono sempre molto ottimista e positivo verso la vita in generale, e questo mi ha aiutato molto in certi momenti della vita.»
E a difetti come stiamo?
«Mi rendo conto – prosegue Renzo Meola – che ha volte la mia super iperattività è controproducente, a volte infatti dovrei fermarmi alcuni istanti a riflettere e rilassarmi.
«Per me invece – conclude Cristian Marcolla – il rivedermi ed il risentirmi ogni volta è una tragedia, forse questo credo sia determinato dal fatto che caratterialmente sono molto insicuro.»
Quale consigli volete dare ai giovani che iniziano a suonare uno strumento?
«Ad un giovane batterista consiglio di curare molto la dinamica ed il tocco. Queste due caratteristiche a parer mio possono creare uno stile musicale personalizzato. Ritengo importante anche cominciare a suonare e studiare sempre con il metronomo.
«Per un cantante, - ci dice Cristian Marcolla – è importantissimo saper gestire bene la propria voce, conoscere la propria vocalità e soprattutto darsi un tempo di maturazione senza fretta o troppa frenesia.»
Quali sono stati i vostri grandi riferimenti musicali nella vostra carriera?
«Robert Plant e David Coverdale che per me rimane irraggiungibile,» – precisa Cristian Marcolla.
«Il mio mito è da sempre john Bonham – risponde Renzo Meola – ma seguo con molto interesse anche Mike Bordin e Gavin Harrison.»
E quelli Trentini?
«Un solo nome su tutti – dice Renzo Meola – Cristiano Dallapellegrina.»
«Anch’io non ho dubbi in proposito – concerma Cristian Marcolla. – Oscar Cordioli dei Wild Roses.»
Quale ritenete il vostro più grande concerto di sempre?
«Ne vogliamo citare due per due motivazioni diverse. Il concerto d’apertura dei Bastard Of Dionisio perché venivamo da un periodo difficile dove avevamo perso alcune sicurezze e motivazioni. Il vedere tutto il teatro applaudirci a scena aperta prima dello spettacolo dei Bastard ci ha davvero emozionato.
Altro grande concerto da ricordare è stato al motoraduno delle lochere davanti a 3000 persone che hanno partecipato alla nostra musica dall’inizio alla fine.»
Qualche rimpianto?
«Nessun rimpianto da parte mia, – risponde Cristina Marcolla – anzi, la consapevolezza della fortuna che ho avuto aggregandomi a questa Band. Io mi ritengo fortunato perché dalla musica ho ricevuto di più di quello che ho dato.»
«Anche per me vale lo stesso discorso – si concorda Renzo Meola – ritengo infatti la band Mezzopalo la migliore in assoluto che io abbia mai avuto. Non ho rimpianti, mi sento in crescita musicale continua, la musica mi ha dato molto.»
Vi siete mai sentiti sottovalutati come Band?
«Sottovalutati mai. Di certo però – Prosegue Renzo Meola –etichettati nella modo sbagliato si. Siamo da sempre individuati solo come una cover band e questo non è esatto, infatti abbiamo prodotto anche della nostra musica che regolarmente proponiamo nei concerti.»
Come sta la musica oggi?
«Soffre un pochino, – spiega Cristian Marcolla- – La proposta è davvero esagerata a scapito della qualità, purtroppo internet e la scarsa educazione all’ascolto a parer mio ha aggravato ancora di più la situazione.»
Avete avuto dei maestri?
«I miei maestri sono stati tutti i batteristi che andavo a vedere all’inizio di questa avventura, e dai quali cercavo di rubare tutto il possibile – ammette Renzo Meola. – Ma mi sento di ringraziare Piergiorgio Pessina che in certi momenti mi ha davvero aiutato molto.»
«Io invece – prosegue Cristian Marcolla – devo il mio avvicinamento alla musica a mio zio Cristian e al mio caro amico Claudio Pedò.»
Ci raccontate qualche divertente aneddoto legato a qualche vostro concerto?
«Forse i due aneddoti più divertenti di sempre sono successi durante i numerosi concerti che abbiamo fatto nei motoraduni. Il primo successo in una pausa di un concerto dove durante lo spettacolo di una mangiafuoco prese fuoco il palco danneggiando anche delle nostre strumentazioni.
«Poi sempre dopo una pausa di un nostro concerto e dopo uno spogliarello di un’attrice hard abbiamo ricominciato a suonare. Il manager dell’attrice hard stava raccogliendo i vestiti lasciati dalla spogliarellista e casualmente è finito con il suo orecchio sotto il mio piatto China da 22.»
«In quel momento non ho resistito ed ho chiuso un riff proprio su quel piatto. Abbiamo visto dapprima il manager alzarsi, poi barcollare e poi crollare di colpo a terra. La scena è stata divertente e drammatica insieme.»
Che insegnamenti per la vita vi ha dato il vivere da protagonisti la musica?
«Per me – risponde Cristian Marcolla – la musica è stato un grande aiuto per la vita. Mi ha fatto conoscere i miei limiti ed accrescere la mia autostima, inoltre credo che la musica sia uno strumento fantastico per aiutare l’aggregazione.»
«Le mie esperienze musicali invece – aggiunge Renzo Meola – mi hanno insegnato la condivisione ed un grande senso di appartenenza.»
Renzo Meola ha fatto della batteria un vero e proprio stile di vita.
Dall’età di 13 anni non si è mai fermato, la sua enorme passione lo ha portato a cercare di scoprire tutto dello strumento che ama profondamente.
Pur essendo stato associato quasi sempre alla musica Rock in realtà pochi sanno che si è anche inoltrato in molte altre tipologie di musica sempre con grande successo.
È stato anche protagonista del musical Tommy realizzato sulle musiche degli Who e riproposto per tre sere consecutive all’auditorium di Trento con una media di 1.000 spettatori per serata.
A questo proposito Renzo Meola precisa: «Ero stato chiamato in extremis 15 giorni prima per suonare in uno spettacolo di 2 ore sul quale gli altri lavoravano già da parecchi mesi che non permetteva nemmeno una battuta di improvvisazione data la presenza di più cantanti, ballerini, coreografie, filmati su megaschermo e basi su sequenze. È stato per me un impegno titanico che sono riuscito a portare a termine nel migliore dei modi solamente grazie a 15 giorni di studio full immersion.»
«Sono proprio queste le cose che gratificano un musicista. – Aggiunge Renzo Meola. – Ho dimostrato a me stesso che sono in grado di affrontare in modo professionale lavori difficili e di grande responsabilità.»
La sua grande passione lo ha reso forte e determinato, tenace e intraprendente. La sua filosofia è pragmatica.
«La musica – dice – è emozione allo stato puro e per dare bisogna avere. Non si può affatto pretendere di divertire chi ci ascolta se noi per primi non ci divertiamo e non ci lasciamo coinvolgere dall’energia di ciò che stiamo suonando.»
Non dimentica le sue radici, ricordando le prime batterie a noleggio, le tante cantine polverose dove un tempo si provava con molto entusiasmo, ed una miriade di sogni e speranze.
Forse lui è sempre stato lo stesso, quel ragazzo che crede ancora nei valori importanti della vita, quel tredicenne che sente ancora l’amore della propria famiglia.
«Amo la compagnia di mia moglie che non mi ha mai fatto mancare il suo supporto e la sua pazienza.»
Ma soprattutto Renzo Meola è il musicista che nelle difficoltà sa ritrovare la concentrazione e le risorsi mentali e tecniche per riuscire, forse dove molti altri fallirebbero.
La sua spontaneità e dolcezza è contagiosa, la sua discrezione ed educazione sono cose a parer nostro d’altri tempi.
Lui ama sempre dire:«ogni propria azione, sia buona che cattiva, è come un boomerang, prima o poi qualcosa torna sempre indietro.» È come il senso della legge dell’attrazione; siamo come calamite che attraiamo ciò che siamo e dimostriamo. Lui ha dimostrato tanto in 35 anni di musica, per questo possiamo asserire con certezza che quel piccolo ragazzo tredicenne ora può rientrare nella grande carrellata dei migliori batteristi Trentini di sempre.
Roberto Conci
r.conci@ladigetto.it
Il prossimo Giovedì incontreremo il quartetto dei Tonight, che da poco si sono riuniti nuovamente.
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