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Trentino Rock, dagli anni '60 a oggi/ 33 - Blood Rockers Band

La band nata nel nome del mitico Bruce Springsteen e della grande solidarietà

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La Blood Rockers Band nasce nel 2007 in uno studio medico dell’ospedale di santa chiara.
Fernando Ianeselli direttore medico del Santa Chiara è a colloquio con Massimo Ripamonti medico ematologo dello stesso ospedale.
I due sono grandi professionisti e hanno dedicato la loro vita per l’ambiente sanitario.
Però parlano spesso anche di musica, infatti da molti anni sono anche degli ottimi musicisti, Ianeselli è un ottimo chitarrista, Ripamonti un tastierista ed un grande cantante. Da tempo i due si scambiano registrazioni e incisioni legate agli anni ’80, e dopo ore di pesante lavoro non manca mai il confronto sulla musica in generale.
 
C’è una cosa sola che li differenzia, Massimo Ripamonti è musicista ancora molto motivato e pieno di progetti musicali da intraprendere, mentre Fernando Ianeselli pur amando la musica continua a perdere le sane motivazioni che portano un musicista a rimettersi in gioco.
Quando però Massimo Ripamonti propone all’amico di costruire una grande band e di unire la passione per il Classic rock (Stones, Springsteen, Dylan, Lynyrd Skynyrd) con la sensibilità per il sociale ed il volontariato Ianeselli non può più tirarsi indietro.
«Dopo la conferma di Ianeselli – ci dice Massimo Ripamonti – dovevamo trovare i musicisti adatti per questo progetto, era ovvio che li avremmo dovuti cercare all’interno della struttura ospedaliera.»
 
In breve tempo i due individuano gli altri componenti della band in Pierluigi Gamba, voce, chitarra acustica e armonica, medico diabetologo.
Paolo Cristofolini, tastiere, Chirurgo plastico. Paolo Barelli al Basso, Infermiere dirigente. Lina Iobstraibizer cantante, coordinatrice delle Infermiere.
Alessandro Ciullo, alle Percussioni, Osteopata. Fabio Grimaldi alla chitarra, Ingegnere e Giuseppe Marzio alla Batteria, Tecnico di laboratorio.
La Blood Rockers Band è pronta per cominciare la sua storia legata al Blues Rock .
 

 
«Decidemmo, - ricorda Massimo Ripamonti – di sostenere le associazioni Admo e Avis coniugando lo slogan il Rock’n roll salva la vita, il sangue ancora di più:dona il tuo sangue!»
La band si esibisce la prima volta in occasione del convegno della SIMTI (Società scientifica di Immunoematologia e Medicina trasfusionale), e poi è un continuo susseguirsi di concerti di grande successo.
Per loro la musica è un valore importante che ha aiutato molte generazioni di giovani a scegliere la strada giusta, a questo proposito Massimo Ripamonti ha le idee molto chiare.
«Io credo che il Rock abbia salvato la vita a molti di noi e che ci abbia insegnato la via giusta della vita da percorrere, sono sicuro che senza questa speranza molti giovani avrebbero potuto intraprendere delle strade senza via di uscita.»
 
Nel 2009 nella Band avviene un importante cambiamento, Il loro Leader Massimo Ripamonti, che ha le proprie radici nella cultura fassana/ladina, decide di cominciare a proporre alcuni pezzi del loro repertorio in ladino per così continuare la grande tradizione poetica, culturale e legata all’alpinismo di cui la val di Fassa è orgogliosa e ricca.
Fra i suoi numerosi amici d’infanzia della Val di Fassa c’è anche il grande Tony Valeruz, il re dell’impossibile, famoso per le sue imprese estreme compiute sugli sci.
E proprio per recuperare le tradizioni legate all’alpinismo che La band decide di trasformare le poesie di Valeruz in musica adattandone i testi in stile blues.
La collaborazione con il coro «la Ciantarines di Soraga» chiude il cerchio di questa nuova proposta musicale, in ogni live al Rock Blues verranno affiancati anche dei nuovi pezzi di Rock Folk.
 
Nostro ospite è oggi Massimo Ripamonti, il grande e carismatico leader dei Blood Rockers band.
 

 
Perché hai scelto di fare del Rock Blues la tua missione di vita?
«Credo che questa scelta di vita per me fosse predestinata da tempo. Infatti – continua Massimo Ripamonti – ho cominciato fin da piccolo ad imparare l’inglese traducendo i testi delle canzoni di Bob Dylan. La mia piena folgorazione avviene però grazie al mio grande amore per gli Stati Uniti.
«Quando nel 1968 da Vancouver supero il confine di Seattle patria del grande Jimi Hendrix capisco che la mia strada è questa. Nel 1978 conosco personalmente Bruce Springsteen di cui sono grande amico. Dopo l’incontro con lui la musica Blues Rock non mi abbandonerà mai più.»
 
Quali sono stati i tuoi musicisti di riferimento in questi anni?
«Bruce Springsteen su tutti. Ma anche Eric Clapton, i Rolling Stones, Bob Seager e tanti altri.»
 
Ti ricordi di qualche gruppo Trentino in particolare?
«Ho seguito in qualche concerto i Varycella Naphtaline, devo dire che per alcuni aspetti mi hanno impressionato.»
 
Ti riconosci qualche pregio importante?
«Mi ritengo uomo leale e sincero. Ma sono soprattutto un entusiasta della vita e di tutto quello che costruisco e realizzo. Credo infatti che l’entusiasmo, l’ottimismo e la positività verso tutto, aiutino molto a far diventare realtà i propri sogni.»
 
E qualche difetto?
«A volte non riesco a frenare il mio egocentrismo. La mia naturale propensione caratteriale a fare molte cose inoltre mi rende piuttosto dispersivo.»
 


Qual è stato il vostro più grande concerto di sempre?
«Credo che il primo concerto a Soraga nel 2009 sia stato quello che ci ha dato maggiori soddisfazioni. Durante quel live abbiamo creato un ambiente particolare grazie alla proiezione su un mega schermo di fotografie relative alla montagna. Il connubio fra musica live e fotografia, – aggiunge Massimo Ripamonti – si è rivelato ancora una volta vincente e questa nuova proposta è stata apprezzata molto dal vasto pubblico presente alla serata.»
 
Hai qualche rimpianto?
«Non aver acquistato prima un hammond C3.»
 
Sei pieno di progetti ed idee, la tua famiglia ti sostiene sempre in questo?
«Mi sono sposato pochi mesi fa dopo 40 anni di convivenza e tre figlie meravigliose. Tutti i componenti della mia famiglia sono miei grandi fans e se possono seguono sempre la Blood Rockers band.»
 
Ti senti di dare qualche consiglio ai giovani musicisti?
«Penso che sia piuttosto importante per tutti i giovani musicista scoprire e capire se si ha del talento. Dopo di che servono applicazione e grandi sacrifici, forse nei giovani d’oggi queste ultime due sono caratteristiche che stanno sparendo.»
 
Hai vissuto quasi 50 di musica, quali sono i cambiamenti che hai riscontrato in questo mezzo secolo di Blues rock?
«Ovviamente il rock blues si è evoluto, ma rimane sempre influenzato dai grandi maestri che ne hanno decretato il successo.
«Oggi il blues – continua Massimo Ripamonti – è un grande business di cui fanno parte radio dedicate a questo tipo di musica, locali, film, festival e dischi che vendono milioni di copie; in questo periodo, vi sono artisti che hanno contribuito a rendere il blues una musica molto più popolare di quanto non fosse immaginabile in precedenza.»
 
E cosa ti ha dato la musica nella vita di tutti i giorni?
«Mi ha insegnato ad organizzarmi bene e a pianificare alla perfezione. La musica inoltre rimane un’arte e quindi aiuta lo sviluppo della propria creatività.»
 
Senti ancora emozione quando sali sul palco per un concerto Live?
«Oggi prima di un concerto sono meno ansioso di un tempo. Forse grazie alla mia esperienza vivo i momenti sul palco con più felicità e consapevolezza. Ogni volta la vicinanza del nostro pubblico che ci segue da molto tempo infonde a tutti noi sicurezza e serenità, e per questo lo ringraziamo con affetto. È molto soddisfacente per noi capire che ogni qualvolta che ci esibiamo abbiamo una grande capacità di incidere su chi ci segue. Siamo molto orgogliosi di questo.»
 
C’è qualcosa che vorresti fare che non hai ancora fatto?
«Vorrei fare un grande Musical con una Band Live e attori dove rappresentare la grande ed importante storia della Val Di Fassa.»
 
Ti è rimasto ancora un sogno?
«si, di poter fare il nonno a tempo pieno.»
 

 
Per Massimo Ripamonti il tempo sembra non passare mai. Il naturale evolversi delle cose della vita ha solo spostato la sua attenzione da una missione all’altra.
Prima salvava le vite in sala operatoria, ora lo fa attraverso la sensibilizzazione e la musica Rock Blues da lui tanto amata.
Ed è bello ascoltarlo quando ci racconta mille cose legate alla sua vita, ricordi ancora molto presenti ed emozionanti.
Ma i suoi valori sono imprescindibili, mentre ci parla delle sue figlie, si commuove leggermente, ne scandisce bene i nomi e le avvicina tutte a qualcosa di importante della sua vita.
«Cecilia, una delle mie figlie, – ci racconta Massimo Ripamonti – è un mio clone musicale. Ricordo benissimo quando le presentai Bruce Springsteen dopo un concerto, non resse all’emozione e svenne.»
 
In tutti questi anni Massimo Ripamonti ha seguito In tutto il mondo oltre 150 concerti del suo idolo Bruce Springsteen, di lui e della sua band sa tutto e quando ci racconta alcuni aneddoti i suoi occhi luccicano di felicità.
Ma il suo equilibrio morale ed etico lo fa riflettere anche su cose semplici della vita:«Ho capito che quando invecchi torni un po’ bambino, recuperi interessi, motivazioni ed entusiasmo.
«L’esperienza – continua Massimo Ripamonti – ti permette di vedere le cose in modo diverso e disincantato. È come recuperare una nuova libertà interiore insieme alla consapevolezza del naturale scorrere della vita.»
 

 
La blood Rockers Band ha ripercorso in questi anni le origini del Blues Rock ma anche la cultura e le importanti tradizioni della val di fassa e del popolo ladino. Il loro amore per la musica in questo percorso li ha legati a doppio filo con la solidarietà(attraverso le donazioni del sangue e del midollo osseo). A questo proposito Massimo Ripamonti precisa:«Da anni mi occupo di tradizione, cultura tra passato e presente. Ho assistito alla meravigliosa trasformazione del ladino da semplice idioma a lingua. Una lingua che però deve essere coltivata e usata anche nella contemporaneità. Anche con la musica moderna».
 
Massimo Ripamonti finalmente è tornato nella sua vera casa, lui fassano da parte di madre, dopo il girovagare di una vita ha raggiunto la sua meta. Crediamo che lui sia stato come un ponte tra il passato ed il futuro, tra il vecchio ed il nuovo, fra chi ancora crede nell’altruismo e la generosità e chi invece è morto dentro per sempre.
Le sue vere origini l’hanno richiamato, lui ha risposto mettendosi ancora una volta a disposizione della comunità Trentina. Siamo sicuri di interpretare il volere di tutto il popolo trentino dicendo grazie a lui e a tutti i musicisti della Blood Rockers band per tutti i sacrifici che hanno fatto in questi anni in nome della solidarietà e del volontariato. Grazie Mille Blood Rockers band!
 
Roberto Conci
r.conci@ladigetto.com
Nel nostro penultimo appuntamento Marco Carner e Valerio Bazzanella ci parleranno degli Oil On Canvas. Arrivederci a Giovedì prossimo

 

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