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Il corpo delle donne – Di Minella Chilà

Da che età cominciamo davvero ad invecchiare?

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«Sempre e comunque le rughe: non c'è niente che invecchi più di un lifting» scrive Lina Sotis sul Corriere della Sera, chiamata in causa ad esprimere un giudizio sulle donne «di una certa età» o comunque non più ragazzine e sull'utilizzo dell'appellativo «signora o signorina» per talune.
Un tempo, le donne si dividevano in: maritate e da sposare, ma successivamente questa distinzione si è affievolita, adesso signora o signorina è certamente legato all'età anagrafica o a quella che riusciamo a dimostrare.
Ed allora da che età si comincia... 40, 50? E' questo il problema, a volte il dramma per alcune di noi.

Quel senso di vertigine che assale alcune donne quando per la prima volta qualcuno si rivolge a loro con: «Signora...» provoca uno smarrimento sufficiente a catapultarle inesorabilmente ed improvvisamente dall'altra parte della barricata.
Non è piacevole, di contro, sentirsi dare – ostinatamente, da qualche nostalgico - della signorina solo perché sbirciando le mani non ha scorto neanche lontanamente, neanche l'ombra, o il segno di una fede al dito.

Beh, non è per niente facile barcamenarsi in questo ginepraio di «tormentoni» per una donna del nostro tempo, specie se l'essere femminile in questione ha superato i 40 e sta a grandi passi raggiungendo i 50.
Questa donna non ha termini di paragoni a cui aggrapparsi. Sì, perché le loro zie, la loro stessa mamma, alla stessa età avevano già chiuso da tempo con un certo tipo di sentire, insomma, parliamoci chiaro, avevano già dismesso i panni della donna e della femmina.
Nel senso che erano proiettate verso altro, con i figli grandi ed un marito con la pancia avevano acquisito il diritto sul campo di sentirsi finalmente arrivate... già con qualche anno di ritardo rispetto alle donne della loro precedente generazione.

Oggi una cinquantenne ha il fisico, alcune volte persino meglio, di una ventenne (che si è rimpinzata di patatine e cheeseburger...), sempre più spesso ha un bambino in età prescolare al seguito, pratica sport, veste in modo più casual di quando ne aveva trenta e... non ha alcuna vergogna di farsi accompagnare da un fidanzato più giovane, tanto più giovane, a volte.
Ha ancora senso questa distinzione tra signora e signorina, allora, mi chiedo?
Cosa dovrebbe contraddistinguere la prima, dall'altra?
Una risposta a bruciapelo: il senso del pudore. A volte, guardandoci in giro, seguendo qualche programma televisivo, la percezione di quanto saremmo disposte a «pagare» per farci dare delle «signorine»... è preoccupante...

Il bombardamento culturale subìto attraverso i media del tipo di donna che oggi piace, spesso è frustrante, al punto da spingere tante di noi a cercare a tutti i costi di assomigliargli il più possibile. A cominciare dai nostri politici che non solo durante i bunga bunga vari, ma anche sugli scranni prestigiosi, preferiscono donne belle e giovani a quelle più qualificate e si attorniano di ragazze sempre più giovani e sempre più omologate al classico prototipo di donna «bbbona». E questo modo di vedere la donna è sempre più condiviso, anche dai benpensanti di turno che finalmente riescono a sdoganare un concetto vecchio come il mondo: «la donna deve essere bella e basta». Non serve in fondo a nessuno conoscerne il pensiero, una donna bella, che in tanti casi è anche intelligente e colta e simpatica, viene ancora oggi esibita e portata in trionfo.

Attenzione, la bellezza è e deve rimanere un valore, è sbagliato demonizzare l'estetica e la perfezione di un corpo sinuoso, di due occhi splendenti, di un viso angelico, ma questo non può e non deve bastare, per ottenere determinati risultati che altrimenti sarebbero negati.
E' importante che questo lo comprendano per prime le donne, e che diano il giusto significato ai propri talenti e alle proprie potenzialità, senza fermarsi e curare solo la scatola esterna, la parte che si vede subito.

Ed è proprio questo il tema di un documentario trasmesso in tv il «Corpo delle donne», un video di 25 minuti circa, che da più di un anno sta animando un ampio dibattito a livello mediatico.
L’autrice, giornalista, manager, docente, scrittrice, Lorella Zanardo, è partita da un'amara constatazione, «che le donne, le donne vere, stanno scomparendo dalla tv e che siano state sostituite da una rappresentazione, volgare, grottesca e umiliante».

Quello che salta più all’occhio è la perdita, quasi inconsapevole, dei segni del passaggio del tempo, i corpi in tv sono quelli levigati di una ventenne, anche se l’età è diversa, e i volti sembrano tutti gli stessi, con le stesse caratteristiche: perfetti, senza rughe o qualsiasi traccia di imperfezione.
Ognuna insegue spasmodicamente l’omologazione a tutti i costi, ognuna ha perso il senso delle stagioni e della bellezza intesa come l’arte di preservare il proprio corpo il proprio viso dagli attacchi del tempo, con la cura dei propri interessi, dei propri affetti, della propria interiorità.
Invece volti di plastica, seni rifatti con misure improponibili, gambe magrissime, ventri piatti, sederi rotondi, chiome fluenti, pelle di porcellana, labbra carnose, è quello che passa in tv, ma dove sono le donne, quelle reali? Si interroga la scrittrice.

Qual è il messaggio che lancia la tv, qual è il danno effettivo che provoca questo mezzo nelle donne, in tutte quelle, e sono tante, che non si riconosco in quei volti perfetti, in quei sorrisi finti.
Qual è il prezzo da pagare, per questa cancellazione del tempo? Forse una società surreale, basata sui rattoppi compiuti dalla chirurgia estetica per cancellare qualsiasi segno, qualsiasi imperfezione. Quali saranno le conseguenze sociali di questa rimozione?

Questo progetto verrà portato in Parlamento Europeo, l’idea è di diffonderlo dappertutto, specie nelle scuole, per cercare di parlare, sin da piccoli, del rispetto verso le donne e della difesa delle identità, di quelle reali.

Anche questa opera rappresenta una ulteriore e necessaria presa di coscienza delle donne che credono ancora nella possibilità di poter costruire una società più a loro misura e non il contrario.
Grazie alle manifestazioni di piazza, promosse da associazioni e movimenti guidate da donne, sta crescendo la voglia di riappropriarsi del proprio corpo che, in questo momento storico, sembra possa essere solo considerato merce di scambio per ottenere potere.
E’ importante restituire al corpo femminile una propria identità, una propria bellezza non dettata dai canoni televisivi, ma da quelli del mondo reale, della vita di tutti i giorni, del proprio vissuto, delle proprie esperienze, che non debbono essere cancellate dal chirurgo estetico, ma esibite come trofei, come doni, come il normale passaggio del tempo, come le stagioni.

Signore o Signorine, rimaniamo noi donne, con la nostra anima, la nostra essenza e la possibilità di portare un nuovo sentire al mondo, non perdiamoci per strada, non facciamoci incantare o lusingare, pretendiamo di più da chi ci sta vicino, ed impariamo a rispettarci nessuno potrà farlo al posto nostro.

minella.chila@ladigetto.it

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