Siria. La guerra elettronica è scoppiata prima di quella convenzionale
L’unico vantaggio di questa forma di guerra, comunque da condannare, è la non perdita di vite umane reali
Di possibile Seconda Guerra Fredda se ne è già parlato, anche sul nostro giornale, ma in pochi osservano quella che si sta svolgendo sul web che a differenza della precedente è a tutti gli effetti totalitaria poiché coinvolge tutti noi.
L’esercito telematico delle forze lealiste siriane aveva nella scorsa primavera attaccato i profili social di molte aziende «made in USA», entrando e rovistando i server.
Non solo questi sono coinvolti ma anche i cellulari che rappresentano senza ombra di dubbio un ottimo punto d’accesso per ottenere dati preziosi.
Quando il 7 giugno del 2011 i media raccontarono dell’arresto di Hector Xavier Monsegur, conosciuto come «Sabu», co-fondatore del gruppo di hacker Lulzsec, molti pensarono ad un giusto passo verso la decapitazione di uno dei gruppi hacker che aveva fatto molto male agli Stati Uniti, svelando i segreti di istituzioni pubbliche e aziende private (tra cui le email conservate dalla Stratfor).
Monsegur, subito dopo l’arresto, si rese disponibile a collaborare con le autorità statunitensi e permise l’arresto di altri cinque hacker legati a gruppi quali Anonymus. Nonostante ciò, come affermato dal Guardian, potrebbe essere condannato all’ergastolo.
L’informatore non si è quindi limitato a ciò ma ha anche iniziato una attività di collaborazione con FBI al fine di individuare altri hacker e ad attaccare sistemi informatici di paesi nemici.
Gli hacker siriani comunque hanno già attaccato, prima dell’attacco di guerra convenzionale. Il 28 agosto infatti la vittima è stato il New York Times e le vittime venivano indirizzate a un sito in cui vi erano malware, ovvero dei file che danneggiano il PC.
La Russia non ha un ruolo di second’ordine. Dai tempi degli anni ottanta ha intuito le potenzialità della rete e tutte le possibili conseguenze ad un attacco verso questa; basti pensare allo scandalo Snowden, a una strategia favorevole agli hacker e a quella politica volta a reimporsi in antitesi con gli USA.
Cosa potrebbe essere attaccato in una guerra informatica?
Facebook per esempio; se ci fosse un attacco informatico verso questi, gran parte delle comunicazioni tra persone verrebbe interrotta con pesanti conseguenze globali.
L’unico aspetto positivo, condannando comunque duramente simili azioni, è che non si tratta di una guerra che ha per oggetto la perdita di vite umane ma solo di quelle elettroniche.
A riguardo molto si potrebbe dire ma una cosa è certa: possiamo vivere anche senza internet ma non senza un corpo.
Michele Soliani
m.soliani@ladigetto.it
Commenti (0 inviato)
Invia il tuo commento