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Rilanciare il Bondone per rilanciare la città – Di Alberto Pattini

Il consiglio comunale di Trento ha più volte deliberato il collegamento funicolare creando aspettative nei cittadini e negli operatori e poi tutto è finito nel cassetto

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È bene riportare al centro dell'Agenda strategica della Città, il tema del Monte Bondone, ossia di quella splendida arena naturale che appartiene al dna di Trento, alla storia della vita di ciascun abitante del capoluogo, della propria famiglia.
Come hanno più volte scritto Franco de Battaglia e molti altri autorevoli commentatori trentini, il Bondone è un polmone naturale che appartiene al cuore dei trentini ma è stato spesso sottovalutato, sfruttato o dimenticato.
Le valli del Trentino hanno saputo sfruttare e sviluppare al massimo le «loro» montagne, mentre Trento ha sempre avuto una sorta di malcelato pudore nell’abbracciare con convinzione il tema dello sviluppo del Bondone.
Molto è stato fatto dal sindaco Alberto Pacher, dall'assessore Franco Grasselli e dal consiglio comunale con il patto territoriale del Monte Bondone, nei primi anni del 2000, in cui ricordiamo era previsto anche il collegamento funiviario.
 
È ora di riallacciare la Città, il suo sviluppo e la sua potenzialità culturale (Muse in primis) e turistica con la cultura alpina, con la sua montagna, l’alpe di Trento. Lo si può fare in ottica imprenditoriale, investendo – e non disperdendo – finanziamenti pubblici e privati: lo hanno fatto altre città alpine come Innsbruck, con la funicolare che dal centro della città sale alla Hungerburg (foto seguente).
Lo ha fatto Bolzano con il Renon, Merano, ed altre città: possono essere infrastrutture sostenibili economicamente, se si associa ad esse uno sviluppo di qualità avanzata della recettività alberghiera e delle occasioni di sport invernali ed estivi, oltre che di tutela ambientale. 
 

 
Negli anni del sindaco Nilo Piccoli la città investì sul Bondone con eccessiva rapacità, ma anche con coraggio, credendo nel connubio tra città e alpe. Gli esiti in parte sono stati di sviluppo, in parte controversi, ma la sensibilità ambientale di allora era notevolmente diversa.
Oggi sono maturi i tempi per investire sul connubio Trento – Monte Bondone, realizzando il nuovo impianto che collega la città a Sardagna (l’attuale funivia è a fine vita tecnica, quando nevica per esempio resta inattiva e Sardagna non ha il trasporto pubblico con Autobus) e Vason, oppure coinvolgendo Sopramonte.
Lo si può fare dall’ex Sit, lo si può fare dalle Albere, lo si può fare da Sopramonte ma lo si faccia scegliendo la soluzione tecnicamente migliore, coinvolgendo capitali pubblici e privati con coraggio e lungimiranza.
Oggi Trento è nota nel marketing turistico nazionale e internazionale come sede di cultura, di un tessuto efficace di ricerca e formazione, come città ricca di storia e tradizione civile. Ad esso associamo la sua vocazione alpina, turistica, di sintesi equilibrata tra ambiente e impatto antropico.
Il Monte Bondone sarà cruciale in questa sfida.



Il Bondone può diventare il vero giardino della città. Sul Bondone si potrà sciare, ciaspolare, passeggiare, dormire per poi scendere ai mercatini di Natale. Già i dati delle presenza di questi ultimi anni dimostrano che grazie ai Mercatini di Natale, pur senza impianto di collegamento, gli alberghi conoscono notevoli presenze e apprezzamenti.
L’occasione di rilanciare il Bondone, tutelandone l’ecosistema delicato ma rilanciandone il recupero e lo sviluppo economico e turistico, può esser colta nella prossima Agenda del Comune di Trento, con una partnership che leghi la Provincia, Trentino Sviluppo e tutti i soggetti coinvolti del mondo alberghiero, della promozione ed anche i tanti cittadini e operatori privati che ci credono.
 
Alberto Pattini

I maestri di sci Betty, Lino e Dody Nicolussi. Nel 1957 Lino mi ha insegnato a sciare ed è il pioniere del Bondone.

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