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La cultura del futuro a Trento – Di Alberto Pattini

La cultura deve raggiungere tutti per il bene di tutti. Intreccio tra bellezza, creatività, innovazione, saperi artigiani e manifattura

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Foto d'autore: Casa Rella-Cazzuffi e la fontana del Nettuno © Michele Pilati.
 
Il trentino «medio» non si interessa di cultura (salvo gli eventi che riguardano la montagna o la storia), non frequenta gli eventi culturali (a meno che non siano Vip) e crede che i soldi pubblici spesi in cultura siano mal spesi perché crede si tratti di un investimento senza resa
Il trentino «medio» va educato in questo come se si partisse dall'Abc.
Ai trentini va fatto capire che l'indotto delle aziende culturali e dei suoi prodotti è una risorsa fondamentale per il territorio: la cultura ha un valore economico tangibile (un euro investito in cultura genera dai 2 ai 5 euro di indotto) e il Castello del Buonconsiglio e il Muse ne sono la prova più evidente.
Mentre la crisi imperversa e un pezzo consistente dell’economia fatica e arretra, il valore aggiunto prodotto dalla cultura tiene, guadagna terreno.
Il saldo della bilancia commerciale in Italia del sistema produttivo culturale nel 2013 ha registrato un attivo record di 22,7 miliardi di euro.
Lo scorso anno, l’export di cultura ha sfondato i 39,4 miliardi di euro, equivalenti al 10,1% dell’export complessivo nazionale, mentre l’import del comparto si è attestato sui 16,7 miliardi di euro e costituisce il 4,4% del totale.
La gente che viene a Trento per vedere un museo o una mostra spende soldi a partire da quando parcheggia l'auto.
 
Per il futuro sarà necessario agire su un triplice livello.
1. Se vogliamo una Trento davvero turistica, la città deve saper proporre ai suoi visitatori, in ogni periodo dell'anno, eventi culturali che animino la città, anche d'estate. Non dimentichiamo che l'estate 2014, per una serie di concause, ha fatto registrare un boom di presenze nei musei cittadini.
2. Al contempo bisogna pensare ad alcune iniziative che coinvolgano la cittadinanza di Trento in maniera attiva, per tirare fuori di casa la gente e portarla nelle strade: la cultura può essere così uno strumento per riappropriarci della città, dei nostri rioni, un pretesto per fare conoscenza con il proprio vicino di casa e allontanare la micro criminalità. Esempio: la manifestazione Il Fiume che non c'è nel quartiere di San Martino è un fantastico esempio di integrazione sociale, di collaborazione, solidarietà e partecipazione.
3. Dovremo pensare ad un nuovo modo di produrre cultura del territorio come un intreccio tra bellezza, creatività, innovazione, saperi artigiani e manifattura. Un viaggio tra creatività, tradizione, innovazione, genio, ingegno.
 
Crediamo inoltre sia importante investire, oltre che sulla cultura del passato, sulla contemporaneità e i suoi linguaggi: la cultura non deve guardare solo nostalgicamente al passato ma creare un passato investendo sul presente.
L'arte contemporanea può essere uno strumento utilissimo per affrontare tematiche importanti ed avere un ruolo sociale.
Con questo sottolineiamo l'inadeguatezza del numero di spazi pubblici comunali da dedicare ad esposizioni d'arte e l'assenza di criteri per l'assegnazione degli stessi: questi due fattori sommati portano alla situazione per cui se si volesse fare una mostra per esempio a Torre Mirana è necessario prenotare lo spazio 3 anni prima.
Ovviamente progetti di un certo livello, che coinvolgono altri soggetti istituzionali e che hanno a che fare con temi della contemporaneità non possono attendere tre anni: questo porta gli organizzatori a rinunciare.
 
Le iniziative «private» andrebbero incentivate, non penalizzate come succede nel nostro sistema dove vanno avanti solamente le proposte delle associazioni culturali (le uniche ad avere diritto a sostegno istituzionale e visibilità).
Chiaramente per lavorare bene ci vuole una pianificazione e una politica culturale seria che parta da persone preparate  e che venga strutturata per «livelli» in base al target da raggiungere perché la cultura deve raggiungere tutti per il bene di tutti.
 
Alberto Pattini

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