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Al «Napoli. Teatro Festival Italia» un inno alla vita

Commozione ieri per «La Classe» – Sul palco 12 attori pazienti psichiatrici

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«Ho pensato di affidare la testimonianza di questa gigantesca tragedia moderna agli attori di Arte e salute, nella convinzione che essi siano tra i pochi interpreti possibili de La classe morta perché l’infanzia per loro ha un significato particolare.
«Forse più che per altri, essa è separata dal resto dell’esistenza, visto che hanno incontrato un’interruzione del loro percorso di vita; e sarà per loro più facile che per altri rappresentare la bellezza e l’insostituibile pienezza della felicità del mondo perduto dei banchi di scuola.»
 
Si è rivelata vincente e tutt’altro che azzardata l’intuizione di Nanni Garella (foto sotto il titolo), regista de «La classe», spettacolo andato in scena ieri in prima mondiale (si replica oggi sempre alle 20) al Ridotto del Teatro Mercadante nell’ambito della sesta edizione del «Napoli. Teatro Festival Italia».
Il cast, composto da dodici attori pazienti psichiatrici di Arte e Salute onlus, associazione bolognese nata con lo scopo di coniugare il lavoro artistico con il lavoro nel campo della salute mentale ha regalato al pubblico un’ora e trenta di pura commozione, di vera emozione impreziosendo la rilettura dello spettacolo culto di Tadeusz Kantor (opera fondamentale del teatro datata 1975) di un’umanità, per questi tempi, rara.
 
L’azione si svolge in un’aula scolastica popolata una dozzina di vecchietti ormai trapassati (foto di fianco e in basso) che cercano di tornare sui banchi della loro vecchia scuola nella quale hanno vissuto i giorni ineffabili dell’infanzia. Figure imparruccate sulle quali il tempo ha depositato uno strato di polvere bianca. Sulle spalle, ricurve dalla fatica e dall’età, portano manichini di cera, fantocci di un passato svanito, rappresentazioni dei bambini che una volta erano stati.
Addosso pantaloni clowneschi troppo corti, ridicole quanto fuori moda bombette, giacche o gonne in alcuni casi troppo grandi, in altri striminzite.
 
Come colonna sonora un valzer, che li trasporta, in circolo, come nella spirale del tempo che sembra riavvitarsi ma in realtà è sempre diverso.
Come «cornice» una donna delle pulizie che con un gesto di falce si rivelerà la Morte, una meretrice dal fare seducente e ingannevole, un uomo travestito da donna.
Un’opera visionaria che arriva dritto al cuore. Se amate il teatro la produzione di Arena del Sole, Nuova Scena, Teatro Stabile di Bologna è quello che fa per voi.
 
Chiara Limelli
 

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