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Don Sciortino: «La crisi etica è più grave di quella economica»

Il direttore di Famiglia Cristiana è intervenuto a Trento alla Giornata diocesana per l'educazione alla carità

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«Oggi siamo di fronte a una delle più gravi crisi di questi ultimi tempi. Non è solo una crisi economica, ma soprattutto etica e di stili di vita.»
Lo ha detto a Trento il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino (nella foto, secondo da sinistra), intervenendo alla Giornata diocesana per l'educazione alla carità, il principale evento formativo organizzato dalla Caritas diocesana che si è svolto stamane nell'Aula Magna del Collegio Arcivescovile.

«Nel mondo che ci circonda, in ogni settore della vita quotidiana - ha detto don Sciortino - avvertiamo una crescente insofferenza, se non ostilità, verso ogni riferimento, verso il rispetto della legalità e delle regole comuni, che sono alla base della convivenza civile. Un altro mondo sarà possibile solo a partire da nuovi stili di vita, da una vita più solidale e sobria, che eviti sprechi e faccia a meno del superfluo.
«Bisogna - ha detto ancora - che i laici tornino a essere protagonisti nella Chiesa e nella società. Oggi, più che mai, c'è bisogno di un laicato maturo, che si impegni attivamente nella costruzione della città terrena, che è il loro ambito più proprio. Occorre anche una nuova classe di cattolici impegnati in politica.»

Il direttore di Famiglia Cristiana ha dedicato parte del proprio intervento al tema immigrazione.
«Un tema - ha detto don Sciortino - molto attuale che spacca non solo il Paese ma la stessa comunità ecclesiale. Non è accettabile pensare agli stranieri solo come forza lavoro o merce, di cui i Paesi industrializzati hanno estremo bisogno, per poi cacciarli via quando non servono più.
«Ancor più grave trasformarli in capro espiatorio di tanti malesseri della società, alimentando paure e insicurezze, per lucrare voti, consensi politici e potere sulla loro pelle. Nella stessa comunità ecclesiale non c'è la stessa sensibilità nell'affrontare il tema degli immigrati.
«Non sempre la Chiesa ha alzato la voce, come dovrebbe, - ha aggiunto il direttore di Famiglia Cristiana - quando sono stati calpestati diritti delle persone. O quando alcuni provvedimenti legislativi hanno messo in discussione l'uguaglianza di tutti gli esseri umani, indipendentemente dal colore della pelle, dalla loro provenienza e dal loro credo religioso. Qui in Trentino, però, le cose vanno diversamente. Qui c'è un clima di positiva convivenza.»

«Ci siamo chiesti - aveva detto in precedenza il direttore della Caritas diocesana di Trento Roberto Calzà - se non valesse la pena proporre una riflessione che abbracciasse due elementi così complementari tra loro come il volontariato e la testimonianza della carità.
«Non possiamo solo fermarci ad operare; è tempo che il nostro fare sia testimonianza vera e profonda di carità, di amore o più semplicemente di accoglienza, di attenzione, di solidarietà.
«Quando a prendersi cura del malato, del povero, dello straniero, ma anche del divorziato, del sofferente psichico, dell'anziano, del dipendente dal gioco, non saranno i soliti gruppi, le solite persone, ma intere comunità che si faranno interrogare da persone e situazioni e troveranno risposte e comportamenti adeguati, allora avremo imboccato la via che da tempo immemorabile ci è stata consegnata ma che spesso non ricordiamo.
«Allora il nostro servizio, il nostro volontariato, il nostro impegno sarà vera e piena testimonianza di carità e dell'amore di Dio per l'uomo.»

«Viviamo un'era di risorgenti fondamentalismi, - ha affermato don Paul Renner, teologo della diocesi di Bolzano Bressanone, intervenuto dopo il saluto del Vicario generale Mons. Lauro Tisi. - dove chi si professa difensore del cristianesimo spesso brandisce la croce come un'arma contro altre persone e la mette su scudi e strumenti di offesa o difesa.»
«Possiamo non essere cattolici - ha detto poi don Renner - possiamo non essere credenti, ma non possiamo sfuggire all'imperativo etico di essere custodi dei nostri fratelli. Scegliamo di essere persone o consumatori, accumulatori o prepotenti? Scegliamo il profitto? La decisione la prendiamo noi. Il benedetto è colui che ha scelto di essere persona fra le persone. Sono le opere che rivelano il cuore delle persone.»

A.C.

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