«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis

A Mezzolombardo, il 13 marzo il giornalista Luca Fregona parlerà dell’arruolamento degli italiani nella Legione straniera durante la prima guerra d’Indocina – Intervista

Foto tratta da «Laggiù dove si muore» di Luca Fregona.
 
Prosegue il ciclo di incontri organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino edizione 2024-2025.
Il prossimo appuntamento dal titolo «Il Trentino e l’Alto Adige nella guerra del Vietnam- Ventura e sventura di chi ha vissuto il conflitto nella legione straniera» si terrà giovedì 13 marzo 2025 come sempre a Mezzolombardo, presso la Sala Spaur in Piazza Erbe, alle ore 20:00.
L’ospite della serata sarà il giornalista Luca Fregona, caporedattore del quotidiano Alto Adige, il quale parlerà delle storie di giovani italiani e sudtirolesi ingaggiati nel dopoguerra dalla Legione straniera francese e spediti a combattere nella prima guerra d'Indocina (1946-1954).
 
Da 36 anni l’Associazione Castelli del Trentino è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa.
Le iniziative proposte godono del patrocinio della PAT e della Regione, sono inoltre riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
Continua la collaborazione con l’Accademia roveretana degli Agiati e con la Società di Studi trentini di Scienze storiche.
 
Luca Fregona, giornalista, è caporedattore del quotidiano Alto Adige e capo della Cronaca di Bolzano.
È autore di «Soldati di sventura» (Athesia-Tappeiner, 2021), una sorta di diario di guerra, nel quale racconta le storie di tre ventenni altoatesini che hanno combattuto nella prima guerra d’Indocina tra le file della Legione Straniera, il primo libro che racconta in modo organico e documentato una pagina completamente rimossa sia dalla storia italiana, sia da quella dell’Alto Adige.
Ha scritto poi «Laggiù dove si muore», una raccolta di altre storie di legionari italiani che hanno combattuto la guerra in Indocina, pubblicato da Edizioni Athesia-Tappeiner nel 2023, secondo libro finalista del Premio Estense 2024 (che premia l’eccellenza del giornalismo italiano).
Abbiamo avuto il piacere di porgergli alcune domande.

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Il giornalista Luca Fregona.

 
Su quali aspetti verrà focalizzata maggiormente l’attenzione nell’incontro di giovedì 13 marzo?

«L’incontro si concentrerà sulle storie dei singoli individui che, per motivazioni diverse, scelsero di arruolarsi nella Legione straniera francese durante la prima guerra d’Indocina.
«Subito dopo la Seconda guerra mondiale, la Legione divenne un rifugio per molti, tra cui numerosi tedeschi e italiani: ex fascisti, ex partigiani, ma anche giovani senza esperienza militare che fuggivano dalla miseria, spinti dalla fame e dalla necessità di sopravvivere.
«L’obiettivo sarà ricostruire questo variegato universo e dare voce a chi vi prese parte.»
 
Cosa l’ha spinta a riportare alla luce questa pagina di storia dimenticata?

«Tutto è nato da un incontro casuale avvenuto circa trent’anni fa con un ex legionario, Beniamino Leoni, originario di Bolzano.
Trascorse dieci anni in Vietnam, fu catturato dalle truppe Viet Minh; sottoposto a un processo di rieducazione politica finì per combattere contro i suoi stessi ex commilitoni.
«Ho raccontato la sua storia in Soldati di sventura, scritto prima di Laggiù dove si muore.
«Questo incontro mi ha fatto capire quanto poco si sapesse sull’argomento e quanto grande fosse il vuoto nella memoria storica del nostro Paese.
«Ho quindi iniziato a cercare altre testimonianze, scoprendo che almeno 7.000 italiani combatterono in Indocina tra il 1946 e il 1954.
«Di questi, quasi un migliaio morirono o rimasero gravemente feriti. Si trattava per lo più di giovani intorno ai vent’anni, spesso ancora più giovani, molti dei quali erano migranti economici entrati clandestinamente in Francia.
«Una volta arrestati dalla Gendarmeria, si trovavano davanti a un bivio: arruolarsi nella Legione o finire in prigione.
«Conoscevano poco o nulla della Legione e, spesso affascinati da un’aura di mito, si arruolavano senza rendersi conto di cosa li aspettasse.»
 
Cosa significava per loro partire per l’Indocina e trovarsi coinvolti in una guerra tanto lontana dall’Italia?

«Questi giovani, provenienti da diverse regioni italiane, sapevano ben poco della guerra d’Indocina. Parliamo di un’epoca in cui le informazioni erano limitate e di un conflitto coloniale a diecimila chilometri dall’Italia, quasi sconosciuto.
«Dopo un viaggio di tre settimane in piroscafo, si trovarono catapultati in una realtà sconvolgente.
«Fu una guerra durissima, paragonabile a quella del Vietnam, di cui tutti oggi conoscono la brutalità, ma che rimane molto meno ricordata.
«I reclutatori promettevano loro uno stipendio, cibo, una possibilità di vita futura in Francia e, cosa molto ambita, la cittadinanza.
«In realtà, questi ragazzi finirono con il trovarsi in prima linea a combattere, uccidere e morire.»

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Durante le sue ricerche ha raccolto testimonianze e documenti inediti. Quale storia l’ha colpita di più?

«Ogni storia raccolta mi ha colpito profondamente. Quando non riuscivo a trovare i testimoni diretti, ricostruivo le vicende grazie ai racconti di parenti e conoscenti, analizzando diversi documenti, fotografie, lettere, cartoline, ritagli di giornale, frammenti di uniformi, libretti militari, ecc. Una delle storie più incredibili riguarda una signora trentina che, grazie a una foto scattata in Indocina e ritrovata tra i miei documenti, riconobbe il fratello, di cui non si avevano più notizie dal 1952.
«La famiglia sapeva solo che si era arruolato nella Legione, ma non aveva mai ricevuto ulteriori informazioni. Dopo ricerche più approfondite, si venne a sapere che era morto in quell’anno.
«Ancora oggi ricevo molte richieste da persone di tutta Italia che cercano di ricostruire il destino dei loro familiari scomparsi nella Legione Straniera.»
 
Tra i legionari di cui racconta, c’è chi è sopravvissuto e ha fatto ritorno in Italia?

«Sì, e nell’incontro di giovedì mi soffermerò in particolare sulla storia di Giorgio Cargioli, un ex legionario di La Spezia tuttora vivente.
«Arruolatosi nella Legione straniera a soli 18 anni, il suo percorso ricalcò quello di molti giovani dell’epoca: partì clandestinamente per la Francia, attraversando lo stesso valico montano che oggi percorrono i migranti, venne catturato dalla Gendarmeria e costretto a scegliere tra prigione e arruolamento.
«Dopo un addestramento durissimo in Algeria e un tentativo fallito di diserzione, fu inviato in Indocina nel momento più cruento della guerra e combatté fino all’armistizio del luglio 1954.
«Disertò alla fine del conflitto per sottrarsi ai tre anni d’ingaggio che gli rimanevano.
«Catturato dai francesi, fu condannato a sei anni di prigione. Durante il trasferimento con altri 104 disertori, scoppiò un ammutinamento nel Canale di Suez e lui riuscì a fuggire insieme a pochi altri.
«Oggi è un novantenne ancora molto in gamba, la sua testimonianza è il fulcro del mio libro Laggiù dove si muore
 
Progetti editoriali futuri?

«La mia ricerca continua. Nel maggio 2024 è stata inaugurata a Rovereto una mostra, ancora visitabile al Museo della Guerra fino ad agosto, che documenta la storia degli italiani arruolati nella Legione straniera in Indocina.
«Inoltre, sto per pubblicare un nuovo libro su un episodio tragico avvenuto a Bolzano il 3 maggio 1945: diciotto operai furono rastrellati dai tedeschi in fuga e fucilati presso lo stabilimento della Lancia.
«Dieci di loro morirono. Ho raccolto testimonianze di sopravvissuti, ricostruendo un’altra pagina dimenticata della nostra storia.»

Daniela Larentis – [email protected]