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Le stragi delle Foibe sono ancora considerate «anticomuniste»

Ma che il Giorno del Ricordo possa essere considerato denigratorio della Resistenza è fortemente offensivo per chi la Resistenza l'ha fatta davvero

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Il piroscafo Toscana attraccato a Pola dove imbarca gli Italiani per trasferirli a Venezia.

Come abbiamo scritto nell’articolo di stamattina (vedi), il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92 che commemora le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.
Secondo la legge che l'ha istituito, al Giorno del ricordo è associato il rilascio di una targa commemorativa, destinata ai parenti degli «infoibati» e delle altre vittime delle persecuzioni, dei massacri e delle deportazioni occorse in Istria, in Dalmazia o nelle province dell'attuale confine orientale durante l'ultima fase della seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi.
La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia l'Istria e la Venezia Giulia.
La proposta di legge del 6 febbraio 2003 recava le firme di un nutrito gruppo di deputati di vari gruppi parlamentari (prevalentemente di Alleanza Nazionale e Forza Italia, oltre che dell'UDC e della Margherita/L'Ulivo) il cui primo firmatario fu Roberto Menia.
La legge che istituì il «Giorno del ricordo» fu quindi approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano nel marzo 2004: l'11 marzo alla Camera dei Deputati su 521 presenti in aula si registrarono 502 favorevoli, 15 contrari e 4 astenuti; il 16 marzo al Senato della Repubblica non vi fu nessuna dichiarazione di voto contrario a nome del proprio gruppo o personale.
 
Insomma, ci è voluta una legge per ripristinare una terribile pagina di storia, ma evidentemente non è stata sufficiente neppure quella, perché le Foibe continuano a essere fonte di divisione ideologica tra la destra e la sinistra del paese.
Per decenni il Bel Paese ha voluto negare la tragedia che aveva coinvolto 300.000 italiani che si trovavano al posto sbagliato nel periodo sbagliato.
La ragione che gli storici hanno attribuito a questo colpevole silenzio risale ai tempi di Togliatti e al Partito Comunista Italiano. Per non suscitare l’ira dell’URSS e dei comunisti italiani, i nostri governanti hanno preferito fingere che l’olocausto dei nostri concittadini non fosse mai accaduto.
Poi i tempi sono lentamente cambiati, ma senza che cambiasse la volontà di dimenticare. Chi era di sinistra ignorava le Foibe, chi era di destra le onorava, come se l'onore ai caduti potesse avere un colore. 
Fatte salve le dovute (e non poche) eccezioni, tutto questo accade anche oggi.
 
Un consigliere comunale di Sel avrebbe pubblicato su Facebook un lungo post in cui definisce le foibe «mitologia di una popolazione italiana cacciata dalla sua terra, quando in realtà i territori dell’Istria e della Dalmazia, che con la Prima Guerra Mondiale l’Italia aveva occupato militarmente, non erano mai stati abitati da popolazioni italiane, se non in minima parte».
Come se tutto ciò avesse potuto giustificare l’infoibamento, l’annegamento e l’inaudita violenza cui sono stati sottoposti migliaia di cittadini innocenti.
In Lombardia, un consigliere ha parlato del Giorno del Ricordo come di una ricorrenza «istituita dal governo Berlusconi e fortemente strumentalizzata dalla destra italiana neofascista». Dopodiché ha abbandonato l’aula per contestare la Giornata del Ricordo.
A Trento non sono bastate le parole. Anarchici ed esponenti dei centri sociali hanno aggredito i partecipanti a una manifestazione in memoria dei martiri giuliani, istriani e dalmati, con tanto di lancio di bombe carta. Solo l'intervento delle forze dell'ordine ha impedito il contatto con i manifestanti.
 
Siamo profondamente indignati da questi comportamenti.
Un paese civile non doveva accettare che per motivi di «quieto vivere» venissero dimenticate allora 10.000 vittime innocenti e 300.000 sfollarti. Oggi non può accettare che quelle stragi siano ancora motivo di lite politica.
Noi stessi, che scriviamo questo articolo, verremo etichettati di destra. Francamente non ce ne importa nulla.
Ma affermare, come ha fatto qualcuno, che Giorno del Ricordo possa essere assimilato a una campagna denigratoria nei confronti della Resistenza è fortemente offensivo proprio per chi ha fatto la Resistenza con la R maiuscola.
 
GdM

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