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Il «J’accuse!» di Luigi Sardi sulle iniziative della Grande Guerra

Non commettiamo l'errore di dimenticare i Trentini anche nel centenario della Prima Guerra Mondiale

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Il collega giornalista e storico Luigi Sardi si è lamentato sulle pagine del quotidiano l’Adige come la Provincia autonoma di Trento stia organizzando molte iniziative per celebrare il centenario della Grande Guerra organizzando conferenze e dibattiti ai quali invita editori e testimoni non trentini.
Ovviamente sarebbe un gravissimo atto di presunzione pensare di poter fare a meno di grandi giornalisti e storiografi di primo piano, o di editori come Laterza che con il Trentino hanno rapporti culturali privilegiato, ma effettivamente sentiamo la mancanza di testimoni locali, anche perché in questi decenni è stata quasi esclusivamente trentina la produzione letteraria sulla Grande Guerra.
Sardi invita i lettori a scrivere ai giornali per chiedere che venga data maggiore fiducia non solo alle case editrici trentine, ma anche ai giornalisti, agli storici e agli autori locali.
 
Ovviamente noi siamo dalla parte di Sardi. Se da un lato ci fa onore che le grandi firme si occupino del Trentino nella dalla Grande Guerra, dall’altro sentiamo la mancanza di fiducia da parte delle Istituzioni nei confronti di chi ci ha lavorato in questi anni.
Ricordo che un anno fa una giornalista della Rai era venuta al Museo Storico del Trentino per trovare una giusta collaborazione per Rai Storia (che poi ha giustamente trovato) per ricostruire quella parte che pochi conoscono della tragedia che ha sconvolto il nostro territorio in quegli anni di sangue. Un’ottima iniziativa, ovviamente, ma ci aveva colpito che nel corso della conferenza stampa avesse ricordato ai giornalisti trentini che la Grande Guerra era cominciata nel 1914 e non nel 1915 come la storiografia italiana ricorda.
Fantastico. Se non ce l’avesse detto lei, non l’avremmo mai saputo…
 
Il direttore del Museo Storico Giuseppe Ferrandi sostiene giustamente la diaspora (il termine è nostro) del popolo trentino, praticamente «scomparso», perché tra richiamati sotto le armi, sfollati e internati, più di metà della popolazione venne dispersa nei vari angoli dell’Impero.
Non solo, quando la guerra finì, forse i Trentini sono stati gli unici italiani che hanno perso la guerra. I reduci trentini vennero dimenticati, i caduti in guerra vennero nascosti, i dispersi non vennero cercati.
E abbiamo l’impressione tutto questo venga ancora penosamente dimenticato dalla storiografia ufficiale dell'Italia.
Per questo riteniamo che anche la nostra voce meriti di essere ascoltata prima che l’interesse del centenario della Grande Guerra si sposti sui teatri dell’Isonzo, dove si consumarono le battaglia più sanguinose dell’Italia.
Luigi Sardi è uno dei grandi giornalisti storici trentini; il Dipartimento di Lettere dell'Uiversità sta facendo un grande lavoro a puntate intitiolato Calendario digitale della Grande Guerra; ma anche noi nel nostro piccolo stiamo riportando la storia a puntate della Grande Guerra (vedi). Perché ignorare questo piccolo grande patrimonio?
  
La lettrice Roberta Pasqualini ci scrive sorpresa che le commemorazioni in Trentino siano affidate a solo esperti non trentini e si definjisce spiaciuta che a un luogo tristemente famoso ed emblematico della Grande Guerra, come il castello del Buonconsiglio, debba essere affidato il ruolo di «gigante muto».
Ha perfettamente ragione.
Da parte nostra aggiungiamo un altro grande assente: il «muro» dei Caduti. Ricordate il grande lavoro di recupero e raccolta dei caduti trentini della Grande Guerra che Franco Panizza aveva fatto quando era assessore alla Cultura? Più di 11.400 nomi erano stati riportati in un magnifico pannello circolare grande come tutta la sala di rappresentanza della Regione (foto).
Finalmente anche i Trentini avevano il loro muro come gli americani hanno quello del Vietnam, un luogo dove ricordare e piangere (almeno dopo cento anni) i propri concittadini caduti in luoghi che non conoscevano e per motivi che non avevano mai compreso.
Quel muro ora giace in un magazzino della provincia. Chiediamo che l'opinione pubblica si adoperi per far sì che trovi il suo giusto e dignitoso alloggiamento definitivo. Noi chiedevamo che fossero collocati sul top del Doss Trento, l’altare degli eroi. Forse era chiedere troppo, forse bastava il Gigante muto, Castello del Buonconsiglio? Comunque sia, cerchiamo almeno di non dimenticarli per la seconda volta in un magazzino.

GdM

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