Home | Pagine di storia | 1ª Guerra Mondiale | Un secolo dopo, la figura di Battisti è ancora in discussione

Un secolo dopo, la figura di Battisti è ancora in discussione

Le celebrazioni per celebrare il suo sacrificio sollevano ancora le ire dei soliti noti

Come ci aspettavamo, la celebrazione dei cent’anni dalla morte di Cesare Battisti ha suscitato varie reazioni negative.
A un secolo di distanza non sono ancora sopite le istanze di rivalsa per qualcosa che dovrebbe ormai appartenere a un passato di cui l’umanità intera dovrebbe solo vergognarsi.
Una settimana fa una signora ha commentato l’articolo che avevamo pubblicato annunciando un imponente lavoro editoriale su Cesare Battisti.
 
«Come si fa a parlar bene di Cesare Battisti che era amico di Benito Mussolini?» – Aveva scritto.
Non abbiamo risposto perché Facebook è una bacheca in grado di sopportare qualsiasi cavolata. Ma l’impressione è che la scrivente non aveva trovato di meglio per screditare Battisti.
Mussolini, come si sa, prima della Grande Guerra veniva spesso a Trento e scriveva per alcuni giornali, anche per Cesare Battisti. Il quale era generoso con lui: allora il futuro Duce aveva sempre bisogno di soldi e Battisti gli concedeva anticipi anche su lavori che sapeva non avrebbe mai pubblicato.
Visto che era un irredentista attivo, dopo alcuni articoli irriguardosi, le autorità asburgiche avevano allontanato Mussolini come persona sgradita.
Poi c’è stata la Grande Guerra e la morte di Battisti ha segnato il futuro di Mussolini, il quale aveva pensato di fare politica nazionale con lui per il nuovo Regno d’Italia.
In realtà, più di uno storico afferma che il Duce ha avuto la deriva fascista che ha segnato per 20 anni la storia d’Italia perché mancava il suo riferimento storico e culturale: l’amico e maestro Cesare Battisti,
Quando divenne potente, Mussolini gli dedicò il mausoleo sul Doss Trento, ovviamente amplificando l’iniziativa a favore dell’immagine fascista del tempo.
Ma criticare Battisti perché era amico di Mussolini è piuttosto strumentale. Anche Nenni fu un grande amico del Duce, il quale lo aiutò nei tanti momenti di bisogno. Eppure, nessuno si è mai sognato di dire che Nenni era un poco di buono perché amico di Mussolini.
 
Ieri sono state annunciate le iniziative che la Provincia intende attivare per commemorare Battisti, considerato a tutti gli effetti di una statura morale e politica paragonabile a quella di Alcide De Gasperi. Che, in effetti, sono i due concittadini più importanti in assoluto mai generati dal nostro territorio.
Certo non erano amici ma antagonisti: uno era socialista, l'altro popolare. Ed è stato per caso che fossero stati arrestati entrambi a Innsbruck per i tumulti scoppiati in seguito al rifiuto tirolese di ospitare l’università italiana, come voleva Vienna.
E avevano una visione totalmente diversa sulla politica e sul futuro assetto dell’Europa.
De Gasperi amava sia Vienna che Roma. Non era un rivoluzionario. Vedeva l’Europa sovrannazionale così come stiamo cercando di costruirla oggi.
Battisti invece vedeva un consorzio di nazioni europee. Più o meno come così come la vediamo oggi.
Le iniziative programmate per celebrare la morte di Cesare Battisti hanno urtato più di una persona.
Tra queste la consigliera provinciale Manuela Bottamedi, già del Movimento 5 Stelle, poi PATT e infine da sola.
«Battisti era un traditore – scrive su facebook – non va commemorato.»
Al di là della superficialità con cui anche in questo caso si cerca di liquidare Battisti con un aspetto più emotivo che sostanziale, ci troviamo costretti a precisare ancora un concetto di base.
Battisti collaborava con l’Italia, questo è fuori dubbio. Non era l’unico, dato che sono morti un migliaio di Trentini scesi in armi contro l’Austria. Lo stesso Gianni Caproni era stato condannato a morte in contumacia perché costruiva aerei per il Regno d’Italia.
Ma una cosa va chiarita. Lui e tutti gli altri che hanno perso la vita in quelle circostanze sono dei martiri, degli eroi che hanno sacrificato la propria esistenza per un ideale.
Sono tutti paragonabili agli eroi della Resistenza che nella Seconda Guerra Mondiale ha segnato la riscossa del paese conquistando la libertà e costruendo la Repubblica Italiana.
 
Un ultimo aspetto. La Bottamedi dice di rispettare gli Alpini, ma di considerare inopportuna l’Adunata predisposta a Trento nel centenario della fine della Guerra.
Certamente insieme agli Alpini dovrebbero sfilare anche gli Schützen che, anche se sconfitti, fanno parte ormai della nostra storia.
Non tanto per rendere onore all’Impero scomparso, che ha generato mille sofferenze al popolo trentino, ma perché a un secolo di distanza si dovrebbe cominciale a pensare cosa fare da grandi e non a cosa si sarebbe dovuto fare un secolo fa.
 
GdM

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande