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«Ricordare-Gemeinsam zu erinnern» al teatro di Ala il 27 maggio

Brani musicali della prima guerra mondiale. Lettere di soldati, italiani e austriaci, dal fronte. Lettere di donne, sfollate dal Trentino, diventato campo di battaglia

Brani musicali della prima guerra mondiale. Lettere di soldati, italiani e austriaci, dal fronte. Lettere di donne, sfollate dal Trentino che era diventato un campo di battaglia.
Va in scena venerdì 27 maggio alle 20:30 al teatro Sartori «Insieme per ricordare – Gemeinsam zu erinnern», spettacolo che racconta il vissuto di cento anni fa.
Sul palco la Banda sociale di Ala e gli attori alensi Paolo Corsi, Giuseppe Libera e Francesca Aprone. Aprone ha anche preparato i testi teatrali: «Riscoprire il vissuto di i soldati di entrambe le parti, scoprire dei nemici così simili è la chiave delle commemorazioni che vogliono seguire una strada comune.»
Il testo è fatto interamente di fonti citate, accuratamente scelte, e mette in un ipotetico dialogo a distanza un soldato austro-ungarico, un soldato italiano, una donna.
La distanza, con lo scorrere del racconto, si colma.
 
Dai sentimenti dei soldati emerge la trasversalità delle emozioni: «Ciò che prova il soldato italiano è ciò che prova quello austriaco, e viceversa – spiega Aprone – si parte dalla retorica iniziale della guerra, che tutti credono sarà una guerra lampo, per arrivare allo scontro con la realtà dei fatti. Subentra la rabbia, poi col tempo i propositi di pace.»
Alle spalle dello spettacolo, un lungo lavoro che ha ricercato e diviso le lettere, le poesie, i bollettini di guerra, rilegandoli poi insieme con il filo del racconto.
«Tutto viene unito dall’assurdità del conflitto, che ciascun personaggio vive sulla propria pelle. Emerge l’inutilità della guerra per entrambi gli schieramenti che si trovano sui fronti. Riscoprire dei nemici così simili è la chiave delle commemorazioni che non vogliano scadere in una visione a scapito dell’altra, ma cerchino di seguire una strada comune.»
E l’inutilità della guerra emerge anche dall’esperienza del personaggio femminile, di volta in volta madre, moglie, figlia e nipote sfollata.
 
Un accorato appello alla pace che cita Ungaretti, Alcide Degasperi, il generale Cadorna, semplici soldati, donne comuni.
Anche le musiche si muovono in cerca di una posizione super partes che non può che essere quella della pace.
Alla marcia reale, inno nazionale del Regno d’Italia, si contrappone l’inno popolare austriaco, e ancora, alla Kaiserschuetzen Marsch segue l’inno agli alpini; non mancano brani più noti, come «Era una notte che pioveva».
Chiude l’inno alla gioia, del poeta e drammaturgo tedesco Friedrich Schiller, riutilizzato poi da Beethoven come testo della parte corale della Nona Sinfonia: oggi è l’inno dell’Unione europea.

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