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1° dicembre di 70 anni fa, battaglia di Plevlje: caddero 300 alpini

Erano quasi tutti trentini. Nell’anniversario, una cerimonia al tempio di San Lorenzo

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Come è ormai consuetudine il Gruppo ANA Trento e la Sezione organizzano anche quest'anno la cerimonia religiosa per ricordare gli Alpini caduti nella battaglia di Plevlje (Montenegro) durante il secondo conflitto mondiale, evento bellico quello di Plevlje che vide coinvolti moltissimi alpini trentini appartenenti al battaglione Trento.
La commemorazione del 70° Anniversario dei Caduti della Battaglia di Plevlje sarà celebrata con una funzione religiosa giovedì 1° dicembre 2011 nel Tempio Civico di San Lorenzo a Trento alle ore 18.00.
Nel corso della funzione verranno ricordati tutti i soci alpini di Trento andati avanti nel corso dell'ultimo anno.
Interverrà alla cerimonia anche il Coro ANA della Sezione.
  
 Cosa accadde quel 1° dicembre di 70 anni fa   
Il 1° dicembre del 1941 a Plevlje (Montenegro) il Battaglione Alpini Trento, fra le cui fila vi erano numerosissimi trentini, viene attaccato da un massiccio contingente di partigiani greci che tenta la riconquista dei caposaldi in mano italiana.
La lotta, quanto mai sanguinosa, si protrae per molte ore. Le posizioni vengono conservate ma il tributo di vite umane è elevatissimo.
 
Notte del 1° dicembre: notte gelida, quel gelo che sbeffeggia la mantellina e il passamontagna dei nostri soldati (ai quali l'Italia dava regolarmente il peggio della propria produzione industriale).
Notte senza luna, ideale per chi attacca.
Poco dopo la mezzanotte qualche sparatoria qua e là, per saggiare la nostra reazione.
L'attacco vero e proprio iniziò verso l’una e trenta e raggiunse la massima violenza entro un'ora.
Lo scontro durò 16 violentissime ore.
 
Il rombo delle artiglierie, lo schianto dei mortai si mescolavano alle raffiche delle mitragliatrici, al fragore delle bombe a mano, alle grida degli assalitori (Juris!, all'attacco!).
Gli alpini reagiscono, resistono, tengono duro e mantengono il possesso delle principali posizioni.
Tutti furono impegnati, immediatamente e sino all'estremo.
Non è un caso se il veterinario del Trento, sottotenente Ferretti, abbia assunto il comando di un reparto rimasto senza ufficiali per poi cadere anche lui in combattimento. Cadde anche il cappellano dell'ospedaletto, il cappuccino padre Ogliana.
Lo scontro è senza sosta, divampano gli incendi, ognuno è impegnato allo spasimo. Per noi, si tratta di sopravvivere o di essere annientati. Per loro, si tratta di vincere subito o di vedere crollare un grande progetto. Ogni angolo, ogni crocicchio, ogni finestra è buono per una insidia.
 
L'oscurità favorisce gli assalitori, si attende l'alba con il cuore sospeso e finalmente l'alba arriva.
La sorpresa è mancata. L'attacco – malgrado la preponderanza numerica e il grande coraggio degli assalitori – è fallito. Alla fine, la maggior parte dei partigiani rompe il contatto e si ritira; i più irriducibili si asserragliano in qualche edificio.
Le ultime resistenze vengono superate in serata persino sparando a zero con i cannoni contro gli ultimi nidi.
Sedici ore ininterrotte di scontro asprissimo.
 
Le nostre perdite. Oltre ai feriti, 300 Caduti, che furono onoratamente sepolti nel cimitero-sacrario della Brigata Pusteria il 4 dicembre.
Ora il cimitero non c'è più. Croci e tombe sono state cancellate dalle ruspe dei vincitori della seconda guerra mondiale.
È difficile saper vincere con dignità.
 
L'O.d.G. del 30 dicembre 1941 del comando di divisione recita così.
«Alpino, scrivi a lettere d'oro nel libro della tua vita la data del primo dicembre. In quel giorno abbiamo veramente combattuto per la vita e per la morte e si deve soltanto al tuo valore, alpino, se oggi non siamo tutti, generali e soldati, con le scarpe al sole.»
  
Nella foto (Wikipedia), alpini della Brigata Pusteria in Montenegro.

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