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Malga Zonta, a 71 anni dalla strage: il pensiero di Dorigatti

«Una delle principali stazioni di un calvario che i nostri padri hanno percorso fino in fondo. E che si ripete sempre uguale in molte parti del mondo»

Nel settantesimo anniversario della conclusione del secondo conflitto mondiale e della grande saga della Resistenza italiana ed europea all’oppressione nazifascista, l’appuntamento con la memoria, rappresentato dall’annuale ritrovo a Malga Zonta sull’altopiano di Folgaria, assume una valenza speciale e particolare.
Fuor da ogni enfasi e da qualsiasi retorica di circostanza, ricordare quelle pagine drammatiche della nostra storia, entro le quali Malga Zonta si colloca accanto ad altri e ben più grandi sacrifici spesi in nome della libertà, significa non solo ribadire la lontananza della democrazia repubblicana da qualsiasi forma di «pensiero unico» e da qualsiasi deriva dittatoriale, ma anche riaffermare come la strada allora intrapresa da tutti coloro che scelsero coraggiosamente altro, rispetto all’oscurità del ventennio appena trascorso, è l’unica possibile per garantire un futuro di pace e di solidarietà a noi stessi ed alle generazioni che verranno.
Malga Zonta, Stramentizzo, ma anche Monte Fiorino, Boves, Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto sono le principali stazioni di un calvario che i nostri padri hanno percorso fino in fondo, un calvario che si ripete sempre uguale, pur nella diversità delle geografie e delle condizioni politiche, anche oggi in molte parti del mondo.
Da quei luoghi fugge un’umanità dolente e ferita, un’umanità che non può essere lasciata alla deriva egoista su fatiscenti imbarcazioni o piegata dentro le esigenze momentanee di un continente che ha conosciuto, solo settant’anni fa, gli stessi incubi.
Accogliere e condividere, senza pietismi o finti buonismi ma nella consapevolezza delle cose possibili, è la vera lezione di Malga Zonta e di tutti gli altri luoghi del sacrificio.
Una lezione che si rinnova ogni anno e che non può valere solo per l’attimo commemorativo rituale, quanto piuttosto per tutto il tempo che verrà.

Bruno Dorigatti

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