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Malga Zonta: la Resistenza riparte dal lavoro

Al 72° anniversario dell'eccidio ha preso parte anche il vicepresidente Alessandro Olivi

72esimo anniversario dell'eccidio di malga Zonta, 14 partigiani e 3 malgari uccisi dai nazifascisti il 12 agosto del 1944 a passo Coe, al confine fra Trentino e Veneto.
Una cerimonia non solo per commemorare chi con la sua scelta ha contribuito a costruire un'Italia libera e democratica, sulle ceneri della dittatura e sulle macerie della Seconda guerra mondiale, ma anche per riflettere sulle lacerazioni del presente.
Sul valore del lavoro, ad esempio, come ricordato dal vicepresidente della Provincia autonoma di Trento Alessandro Olivi, richiamando la scelta dei costituenti di mettere «la parola “lavoro”, accanto a Repubblica», una scelta non scontata, che marca la differenza fra la nostra Carta costituzionale e le altre, e che ha inaugurato un grande patto politico fra le culture democratiche, che va sottoscritto e valorizzato anche oggi.
«Il significato è chiaro: non c’e libertà ed uguaglianza se non si mette a centro il lavoro. Che è quello che stiamo cercando di fare in Trentino», ha sottolineato Olivi.
 
Nel suo intervento inoltre un richiamo ad un'altra grande emergenza con cui l'Europa, e il Trentino con essa, si sta confrontando, quella dell'accoglienza dei richiedenti asilo.
«Vediamo se possiamo trovare il modo di accogliere, anche qui, su questi altipiani, quei ragazzi che stanno fuggendo da guerra e fame», ha detto, rivolgendosi al sindaco di Folgaria Walter Forrer.
Tanti ospiti anche quest’anno, dunque, a malga Zonta, dal Trentino, dal Veneto e anche da numerose altre regioni italiane dove la resistenza ha scritto parti importanti della storia civile e morale delle comunità.
Presenti a passo Coe i Comuni decorati, il Picchetto d’Onore e la banda cittadina di Cornedo Vicentino, i rappresentanti delle istituzioni coinvolte, a partire dalla Provincia di Vicenza e dalla Provincia autonoma di Trento, l'Anpi e le associazioni combattentistiche, ma anche tanti cittadini, venuti a rendere omaggio, a riflettere, a fare memoria storica di quegli eventi dell'agosto del 1944, quando i tedeschi scatenarono un'offensiva in tutte le Prealpi per «bonificare» il territorio dalla presenza dei partigiani, in vista della prossima ritirata del grosso dell'esercito dal resto d'Italia.
 
I caduti di malga Zonta, catturati e subito fucilati dopo una battaglia durata più di tre ore, furono tra le vittime di quella tragica stagione.
Una stagione, ha ricordato l'Anpi, da cui però sono nate l'Italia e l'Europa che conosciamo.
Oggi nuovi problemi scuotono il Vecchio Continente fino alle fondamenta: crisi economica, migrazioni, il dilagare del terrorismo fondamentalista e del razzismo.
La risposta non può essere data da nuovi confini e nuovi muri ma dal rispetto della legge e degli ideali della Costituzione, quegli ideali di giustizia, uguaglianza e solidarietà, che hanno spinto 70 anni or sono i popoli e le nazioni a voltare pagina.
 
In apertura i discorsi dei sindaci di Folgaria e Schio Walter Forrer e Valter Orsi, seguiti dagli interventi del vicepresidente Olivi, del direttore della Fondazione museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi e di Gianna Fracassi, della segreteria nazionale della Cgil, che ha tenuto l'orazione ufficiale, rimarcando il particolare segnale che quest'anno l'organizzazione ha voluto lanciare verso il mondo del lavoro.
Qualche spunto per la discussione è arrivato dall'intervento del sindaco Forrer, che ha sottolineato la necessità di promuovere una corretta ricostruzione storica degli eventi (ricordando ad esempio anche coloro che scamparono al massacro), di là da ogni strumentalizzazione politica.
Anche il sindaco di Schio, nel suo intervento, contestato da una minoranza del pubblico, ma difeso dal rappresentante dell'Anpi, ha sottolineato l'importanza della presenza delle istituzioni alla cerimonia, al di là di ogni coloritura politica, per ricordare le ferite che la guerra ha lasciato su questi territori e onorare i valori della Carta costituzionale.
Olivi ha ricordato come «possiamo fare qualsiasi ulteriore ricerca storica, oltre le tante già realizzate, ma resta il fatto che qui c’era chi stava da una parte, quella della libertà e della democrazia, e chi stava dall'altra».
Riprendendo il tema del lavoro, Olivi ha detto che «non si può costruire unità fra i popoli, in Europa, se non si mette al centro questo fattore cruciale, se non creeremo un comune mercato del lavoro, comuni politiche, comuni “infrastrutture” al servizio del lavoro. C’e un grande dibattito oggi sul fatto che si debba o meno riformare la Costituzione - ha aggiunto - Prima di scegliere, riflettiamo sul fatto che abbiamo il dovere di attuare gli articoli già scritti. Il Trentino lo sta facendo, puntando sulle politiche del lavoro per costruire una società più giusta.»
 
Ferrandi è tornato sul tema della memoria e della corretta ricostruzione storica, sottolineando come i giovani di malga Zonta (solo due di loro avevano più di 30 anni), provenivano in gran parte dalle classi popolari, erano giovani che vedevano nella loro scelta anche un riscatto sociale e la possibilità di costruire un futuro migliore.
La maggior parte di essi non aveva alle spalle una formazione politica già fatta e compiuta.
«Erano giovani - ha detto - che innanzitutto rifiutavano la guerra nazifascista. Il loro essere in montagna era il loro modo di dire no alla guerra. Non ci fu da parte dei partigiani un uso gratuito della violenza. Quello apparteneva alle camicie nere e ai nazisti.»
Infine l'intervento di Gianna Fracassi, che ha ricordato come il mondo del lavoro abbia svolto un ruolo importante nella Resistenza.
«E un ruolo importante lo hanno svolto le donne - ha aggiunto - che hanno rotto un archetipo culturale profondo, alcune delle quali poi hanno partecipato alla scrittura della Costituzione, come a sottolineare un ideale collegamento fra la lotta partigiana e la definizione  delle nuove regole per la vita dell'Italia democratica e repubblicana. Non è solo memoria venire qui - ha concluso. - E' compiere un atto civico profondo.»

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