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Il numero ufficiale di morti e feriti alla sconfitta di Adua (1896)

L'interesse suscitato per le memorie d'Africa con il nostro articolo sulla Libia ci ha spinti a pubblicare i numeri di una situazione controversa

Il nostro articolo sulla Libia è stato in vetta alle classifiche di Google per alcuni giorni, poi è stato superato da testate più importanti. E' comunque ancora in buona posizione ed ha suscitato qualche dibattito, a dimostrazione che l'interesse per l'argomento è molto vivo, anche perché la storiografia ufficiale del nostro paese non ha gradito divulgare troppo l'argomento.
Nel corso di uno scambio di battute con un collega, si è disquisito sulla sconfitta di Adua (Eritrea, 1896, immagine di fianco) e in particolare sui paralleli con il disastro del generale Custer avvenuto al Little Bighorn (Montana, 1876, immagine sotto). La battaglia del Little Bighorn era avvenuta una ventina di anni prima e le dimensioni erano decisamente inferiori a quelle della battaglia di Adua. Ma in entrambi i casi non c'è stata una convergenza di opinioni sul numero dei caduti. Al Little Bighorn non c'è mai stata precisione, dato che non ho trovato due libri a riportare lo stesso numero, eppure si parla «solo» di circa 220 soldati. Anche Adua ha le sue varie scuole di pensiero in merito, ma al confronto si tratta di una tragedia di immani proporzioni, per cui la mancata precisione è più plausibile. Inoltre, mentre la triste contabilità di Custer si limita a parlare dei caduti in divisa blu, ad Adua si è sempre tenuto conto anche delle perdite degli Abissini.
Spinto da curiosità giornalistica, sono andato nella biblioteca di famiglia e ho consultato alcuni importanti documenti su Adua, recuperati a suo tempo da mio padre. Uno di questi è un volume intitolato «La Colonia Eritrea - Dalle origini fino al 1° marzo 1900», scritto da Luigi Battei, pubblicato da B. Melli (Parma) nel 1901 (e quindi a soli 5 anni dalla battaglia), con la prefazione del capitano di stato maggiore Domenico Guerrini e dedicato dall'autore «Ai morti e ai superstiti delle campagne d'Africa». Sulla copertina, una dedica fatta a mano dall'autore nientemeno che al generale Antonio Baldissera, l'alto ufficiale che rilevò il governo dell'Eritrea dopo la grave crisi di Adua. Nel libro, oltre a tante altre notizie di cui parleremo in altre occasioni, si danno numeri molto precisi sui caduti. Ecco cosa si legge in merito.

Le forze contrapposte che alla fine di febbraio 1896 si trovavano a Daurià

Italiani

Abissini

Brigata Arimondi

2.900 uomini

Negus Menelik

25.000 fucili

Brigata Da Bormida

3.500 uomini

Imperatrice Taitù

3.000 fucili

Brigata Ellena

3.350 uomini

Negus Tecla Haimanot

5.000 fucili

Indigeni e bande

8.300 uomini

Ras Maconnen

15.000 fucili

Batterie da montagna

1.300 uomini

Ras Mangascià e Alula

12.000 fucili

Batterie a tiro rapido

1.220 uomini

Ras Mangascià Stichim

6.000 fucili

Batterie indigeni

1.400 uomini

Ras Mikael

6.000 fucili

Quartier generale e servizi

1.150 uomini

Ras Olié e altri

8.000 fucili

Totale

20.120 uomini

Totale

80.000 fucili


Note

Il numero dei soldati italiani effettivamente impiegati in battaglia fu di circa 17.500.

Nelle retrovie italiane avanzate c'erano altri 2.216 uomini, nel resto della colonia 9.215; pronti a partire dall'Italia: 16.000

- Tra gli Abissini si parla di fucili anziché di uomini, perché il Negus si spostava con tutte le famiglie al seguito, insieme che è stato quantificato il 200.000 persone


Questo invece il numero di morti, feriti e prigionieri, indicati nel libro di Battei

Sopra 10.450 italiani e 7.000 indigeni circa, di cui componevasi il corpo d'operazioni italiano. Restarono morti circa 4.600 dei primi e 2.000 dei secondi. Si ebbero inoltre circa 500 feriti bianchi e quasi un migliaio di indigeni, nonché 1.700 prigionieri presi colle armi alla mano sul campo di battaglia. Furono tra i nostri morti il generale da Bormida e Arimondi e i colonnelli Romero, Airaghi, e altri 265 ufficiali.

Il testo poi riporta la relazione medico-statistica ufficiale, che mette come morti 4.316 uomini di truppa bianca e 262 ufficiali; come feriti 461 bianchi e 958 indigeni. Alcuni altri, precisa l'autore, furono scoperti dopo la stesura della relazione.
Segue l'elenco dettagliato di tutti i 262 ufficiali morti.

Anche da parte del nemico, continua l'autore, secondo le risultanze più comprovate, derivanti dalle informazioni dei nostri prigionieri e dalle pubblicazioni più degne di fede di osservatori nazionali ed esteri, le perdite furono gravissime. Non minori di 10.000 feriti e 7.000 morti, tra i quali il celebre ras Gabejù (il vincitore dell'Amba Alagi), molti fitaurari e degiac, tutti grandi capi militari, oltre che un'infinità di altri capi e sottocapi.
In pratica, fa notare l'autore, era caduto un uomo per ogni italiano sceso in campo.


G. de Mozzi

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