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In 150 andranno in pellegrinaggio ai cimiteri della Galizia

«Sarà un viaggio nella memoria e nella coscienza della nostra storia»

Sono ben centocinquanta gli iscritti al viaggio in Galizia che partirà il prossimo lunedì 16 maggio.
L'iniziativa è promossa dall'Assessorato provinciale alla cultura e dal Museo Storico italiano della Guerra di Rovereto e con il sostegno della Croce Nera austriaca.
E i partecipanti sarebbero stati molti di più se per questioni organizzative le iscrizioni non fossero state bloccate.

Oggi gli iscritti si sono ritrovati presso la Sala di rappresentanza del palazzo della Regione, a Trento, per ricevere i dettagli definitivi del viaggio che li porterà a visitare i principali cimiteri della Galizia polacca e ucraina dove sono sepolti tra gli altri i soldati trentini che, durante il primo conflitto mondiale, militarono nelle file dell'esercito austro-ungarico.

«Quello che ci accingiamo a iniziare - ha detto l'assessore Franco Panizza aprendo l'incontro di questo pomeriggio, - è un viaggio nella memoria per ritrovare i luoghi dove sono sepolti i nostri trentini, per aggiungere così un ulteriore tassello alla conoscenza della nostra storia.
«Sarà un pellegrinaggio compiuto con la consapevolezza che oggi viviamo in un'epoca di pace e di impegno per la convivenza tra popoli e culture di lingue e di tradizioni diverse, ma sarà anche un doveroso omaggio nei confronti di quei giovani che persero la vita per onorare la loro divisa e che per molti decenni vennero sepolti nell'oblio e nelle pieghe della storia ufficiale.»

A tutti i partecipanti è stato quindi consegnato un volumetto al titolo «Ritorno in Galizia», curato dal Museo Storico della Guerra di Rovereto e dall'Ufficio Stampa della Provincia, che contiene informazioni di carattere geografico e storico relativamente alle zone e alle città che saranno visitate, nonché schede storiche dei cimiteri più importanti.
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All'incontro preparatorio di oggi erano presenti anche Alberto Miorandi e Camillo Zadra, rispettivamente presidente e direttore del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, Annemarie Wieser Cattani e Ernest Murrer in rappresentanza della Croce Nera austriaca, e Gianluigi Fait, insegnante e collaboratore del Museo di Rovereto che ha sinteticamente illustratoi risvolti storici del viaggio.

Saranno otto giorni di viaggio - dal 16 al 23 maggio - densi di appuntamenti, in compagnia degli esperti del Museo di Rovereto lungo i luoghi della Grande Guerra. Nella sola Galizia occidentale furono infatti oltre 400 i cimiteri monumentali realizzati in un territorio di circa 10.000 kmq dal dipartimento per le sepolture di guerra, costituito a Vienna nel 1915 presso il Ministero della Guerra.

Difficile risulta quindi oggi (e ancor più nell'area orientale della Galizia dove il regime cancellò molte testimonianze) ritrovare tutti i luoghi di sepoltura e di memoria, situati spesso in luoghi isolati e ardui da raggiungere. saranno visitati i cimiteri monumentali di Brzesko, di Zakliczyn, di Janowice, di Lubcza Szczepanowska, di Neu-Sandez, di Gorlice, di Sekowa e di Magòra.

Culmine del pellegrinaggio sarà la cerimonia che si terrà domenica 22 maggio al cimitero monumentale di Hijcze, in Ucraina.
È un cimitero nel quale risposano circa 800 caduti austro-ungarici e 300 soldati russi che fu ritrovato grazie all'impegno della Croce Nera nel 1994: era completamente caduto in rovina e dopo un intervento di ricostruzione è stato riaperto nel 1996 e sottoposto a restauro proprio in questi primi mesi del 2011.

Coordinate

La regione della Galizia, oggi suddivisa fra Polonia e Ucraina, prima dello scoppio della prima guerra mondiale era un vasto possedimento della Corona austriaca ai confini nord-orientali dell'Impero.
Tre le città principali, Leopoli, Cracovia e Przemysl, che ai primi del Novecento erano fra le maggiori piazzeforti dell'Impero e anche dell'Europa.

Sotto il profilo militare, la Galizia era in posizione strategica per proteggere Ungheria, Moravia e Slesia da una possibile aggressione della Russia e, contemporaneamente, rappresentava anche un ottimo terreno di partenza per un'offensiva contro l'impero zarista.

Allo scoppio del conflitto mondiale, la Germania contava di sbaragliare la Francia con una guerra lampo di poche settimane, periodo nel quale l'esercito austro-ungarico avrebbe dovuto fermare l'avanzata dell'esercito russo, uno dei più numerosi al mondo, con le sole proprie forze. Poderosa la chiamata alle armi dell'Impero austro-ungarico: i soli trentini arruolati nell'estate del 1914 furono all'incirca 27.000.

Sul fronte galiziano, nei primi cinque mesi di guerra le perdite di entrambi gli eserciti fra caduti, dispersi feriti e prigionieri furono devastanti, quasi un milione per gli austro-ungarici, oltre il milione per i russi.

Dopo la capitolazione della fortezza di Przemysl, assediata dai russi, nel marzo 1915, lo Stato Maggiore tedesco iniziò ad appoggiare massicciamente la monarchia danubiana, riconoscendo l'importanza strategica del fronte orientale.
Nell'aprile del 1915 gli austro-tedeschi scatenarono a Gorlice, presso Cracovia, una delle maggiori offensive di tutta la Grande Guerra e nel giro di due mesi gli Imperi Centrali non solo riconquistarono i territori perduti, ma riuscirono ad occupare tutta la Polonia russa, la Lituania e la Curlandia, ovvero la parte occidentale della Lettonia.

Il fronte rimase praticamente immutato per quasi un anno, fino all'estate 1916, quando si scatenò la contro offensiva russa che permise di avanzare un centinaio di chilometri nei territori dell'impero asburgico.
Dopo un altro anno di guerra di posizione, i russi riprovarono ad avanzare nell'estate 1917 nel settore dei Carpazi orientali, ma furono sconfitti definitivamente dagli eserciti degli Imperi Centrali.

La disfatta dell'esercito dello Zar portò nei mesi successivi alla conclusione del conflitto sul fronte orientale.
Nel dicembre del 1917 furono siglati gli armistizi con la Romania e la Russia, mentre nel febbraio del 1918 con l'Ucraina.
Se gli Imperi Centrali avevano conseguito la vittoria sul fronte orientale, il prezzo pagato in risorse umane e materiali fu tale da decidere le sorti dell'intero conflitto mondiale.

Grazie al Memoriale «Nel cuore nessuna croce manca», progetto promosso un paio di anni fa dall'Assessorato alla cultura provinciale, dal Museo storico italiano delle Guerra e dalla Fondazione Museo storico del Trentino, oggi si sa che in totale furono circa 60.000 i trentini arruolati durante la Grande Guerra, di essi 11.400 i caduti, quasi uno su cinque.
E molti di loro trovarono la morte proprio sul fronte orientale, in Galizia, dove, nella sola parte occidentale, furono costruiti oltre 400 cimiteri monumentali.

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