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Malga Zonta, 69 anni dopo: «Un presidio di democrazia»

Commemorate le vittime della strage nazifascista con il ministro Zanonato e l'assessore Olivi – Stupide contestazioni non hanno toccato la manifestazione

Si è tenuta stamani a malga Zonta, sul passo Coe, la 69esima commemorazione dell'eccidio del 12 agosto 1944, costato la vita a 17 persone, in gran parte giovani partigiani, fucilate dai nazifascisti.
Alla manifestazione hanno preso parte, assieme a molti cittadini e alle rappresentanze dell'Anpi del Trentino e del Veneto, anche numerosi esponenti delle istituzioni, fra cui il ministro per le attività produttive Flavio Zanonato, l'assessore provinciale Alessandro Olivi, in rappresentanza di tutta la Giunta, il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti, i sindaci di Folgaria e Schio Maurizio Toller e Luigi Dalla Via, il direttore della Fondazione Museo storico del trentino Giuseppe Ferrandi.
In tutti i discorsi è ritornato il richiamo all'attualità dei valori incarnati dall'eccidio di malga Zonta, quelli della libertà, della pace, della giustizia.
 
Malga Zonta insomma, «come un presidio di democrazia sempre attuale, per essere capaci anche oggi di ribellarci e di dire dei no», ha sottolineato l'assessore Olivi, che nel suo discorso ha richiamato fra l'altro i recenti rigurgiti razzisti che hanno segnato la cronaca nazionale.
Due le sfide fondamentali che il Governo si è assunto, ha detto invece il ministro Zanonato, il quale ha sottolineato le analogie fra la situazione attuale e quella del 1943-47, a cui l'Italia rispose con governi di unità nazionale: superare la crisi economica, rilanciando uno sviluppo senza il quale i primi a pagare sono i più deboli, e dare al Paese un governo stabile.
Nel corso dell'intervento anche qualche contestazione legata soprattutto ad alcune scelte operate dal ministro nella sua precedente veste di sindaco di Padova, a cui Zanonato ha risposto invitando i contestatori a documentarsi meglio.
 
Francamente non ci interessa sapere se Zanonato abbia qualche scheletro nell’armadio, così come non vogliamo neppure prendere in considerazione gli sterili dibattiti che ogni nano sorgono contro o a favore della strage di Malga Zonta.
Si tratta di ricordare la morte di 17 persone e in questi momenti dovrebbe essere la pietà a controllare gli animi. Ci sono altri momenti e altri luoghi per parlare di storia, di cronaca, e soprattutto di politica.
A 69 anni dall'eccidio nazifascista, che costò la vita a 14 partigiani e a tre malgari che si erano arresi alle forze naziste, si ricordi almeno che – come ha ricordato Ferrandi – «15 di loro avevano meno di 24 anni» e 2 non ancora 18».
Sono tanti i momenti tragici che hanno segnato gli altipiani di Lavarone, Folgaria, Sette Comuni, legati ai due conflitti mondiali e perfino alla Guerra Fredda, con la famosa base Nato Tuono, nei pressi della malga, oggi trasformata in un museo visitabile durante la bella stagione.
 
Tutto questo è stato sintetizzato anche dall'assessore Olivi nel suo intervento.
«La presenza del Governo qui, sta a significare che malga Zonta non è un fatto isolato, che appartiene solo a queste montagne e a questi altipiani, ma si inscrive nell'ordito del nostro ordinamento democratico, in quella Costituzione che potrà pure essere sottoposta a qualche manutenzione, ma guai a noi se venisse scardinata.
«Vengo qui da sempre – ha ricordato Olivi, già sindaco di Folgaria – perché questi sono i miei luoghi. E ad ogni visita cresce in me la consapevolezza che quella dei partigiani fu una scelta di ribellione, contro coloro che ripudiavano i valori della libertà e dell'uguaglianza, in nome di altri valori, legati all'idea della superiorità di una razza sulle altre. Certi eventi accaduti quest'estate ad una collega del ministro (palese il richiamo al ministro Kyenge, ospite in questi giorni del Trentino ndr) ci devono far tenere alta la guardia.»
 
«La democrazia non è una conquista data una volta per tutte, ha aggiunto l’assessore. – La crisi sta mettendo in discussione i valori della giustizia, dell'equità sociale, della centralità del lavoro. Di fronte a ciò, la politica deve essere capace di guidare una nuova e pacifica ribellione, e deve essere in grado non solo di 'fare' ma anche di dire qualche no.
«No al fatto che i costi della crisi li paghino i più deboli, ad esempio. No all'intolleranza nei confronti dei più esposti, dei “diversi”, no a queste odiose forme di violenza che vediamo crescere nella nostra società, compresa la violenza sulle donne. E attenzione anche alle derive del populismo, che distorcono la realtà per rendere le cose più semplici di quanto non siano. Se fossero semplici non si dovrebbe ad esempio ribadire concetti come quello della giustizia uguale per tutti.»
 
Per Olivi, infine «i valori ai quali ci richiamiamo oggi sono anche i valori della nostra Autonomia, che nasce proprio dalla volontà di conciliare le diversità e di promuovere la convivenza pacifica, sanando le ferite che la storia ha aperto, e che in queste terre sono state, come sappiamo, particolarmente profonde».
«Dobbiamo farlo rivolgendoci soprattutto ai giovani, risvegliando in essi, se mai fosse necessario, la volontà di 'combattere' per la difesa e l'affermazione di questi valori.»
 
Il ministro Zanonato ha detto che anche dai morti di malga Zonta deve arrivare una lezione di unità, che punti a mettere assieme le forze necessarie per cambiare il Paese.
Questa, secondo il ministro, è stata anche la grande intuizione della Resistenza, che seppe unire forze diverse, dai monarchici ai comunisti, passando per i liberali e i democristiani.
L'unità è stata anche alla base dei primi governi dell'Italia fuoriuscita dal fascismo, nel periodo 1943-47, grazie ai quali è stato possibile scrivere la Costituzione.
 
«L'attuale Governo – ha spiegato il ministro – si pone due obiettivi: tirare fuori l'Italia dalla crisi e economica e creare le condizioni per dare al Paese un governo stabile, che sia espressione della volontà degli italiani. Tutto ciò nella consapevolezza che senza sviluppo economico a pagare della scarsità di risorse sono per primi i più deboli e i più esposti, e ribadendo al tempo stesso che la ripresa deve poggiare sull'equità. Oggi alcuni segnali di ripresa si cominciano a vedere e dobbiamo insistere su questa strada.»
 
Al ministro è arrivata anche qualche contestazione, relativa soprattutto alla nota vicenda del muro di via Anelli, una recinzione costruita nell'ambito di una serie di misure volte ad arginare la criminalità in un quartiere di Padova, poi rimossa.
«Chi mi accusa di avere realizzato un ghetto – ha detto il ministro rivolgendosi ai contestatori – dovrebbe prima informarsi. Ho consegnato personalmente a 300 famiglie di immigrati che prima vivevano in alloggi degradati, delle abitazioni dignitose.»

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