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«Non è tagliando la testa al vicino che si diventa più alti»

Autonomia da mutilare: Il commento a Zaia di Nicola Fioretti, presidente dell'Osar

Negli ultimi anni l’Autonomia ha subito diversi attacchi. Attacchi provenienti principalmente da Roma attraverso le sue istanze centralistiche e dai territori limitrofi che lamentano una situazione di disparità e che le porta a vedere la nostra Autonomia quasi come un affronto al loro status.
È di questi giorni l’ennesimo attacco volto alla nostra Autonomia da parte del governatore del Veneto Luca Zaia che ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge di stabilità nazionale con la quale il Governo Letta ha riconosciuto a Trento e Bolzano la «competenza legislativa in materia di finanza locale».
Questa competenza dovrebbe consentire a Trento e Bolzano di istituire nuovi tributi locali, di modificare le aliquote, di introdurre esenzioni, detrazioni e deduzioni.
 
Apparentemente tutto bello e tutto a favore delle Province di Trento e Bolzano.
Nella realtà non è tutto così semplice perché questo strumento fa parte di un quadro più grande ed è conseguenza della mutata modalità di gestione delle competenze assunte dalle due Province di Trento e Bolzano.
Dobbiamo infatti ricordarci e ricordare che la gestione delle competenze va gestita con i 9/10 dei tributi pagati a livello locale.
A onor del vero, in questi anni, sia Trento che Bolzano hanno contribuito al risanamento della finanza pubblica attraverso l’«erosione di risorse» pari al 30% dei relativi bilanci.
 
I trasferimenti reali infatti non sono più pari ai nove decimi delle tasse (come stabilito con l’Accordo di Milano), bensì - dicono gli esperti - meno di 7,5 decimi.
A seguito dell’accordo stesso e delle successive manovre, il Trentino lascia allo Stato 1,3 miliardi di euro all’anno, a fronte di un suo bilancio di 4,5 miliardi di euro annui.
Con questi sette decimi (o poco più) vengono gestite spese che nelle altre Regioni sono pagate dallo Stato, come ad esempio la scuola, la sanità, le strade (anche quelle statali come la SS12), le provvidenze pensionistiche a invalidi, ecc. ecc.
 
Ecco quindi che la «competenza legislativa in materia di finanza locale» non può semplicisticamente venir letta come «una discriminazione economica ingiustificata» ma come tassello fondamentale di una gestione responsabile delle competenze acquisite nel corso degli anni.
Dovendo gestire in autonomia le competenze è logico pensare di averne in mano anche la leva che ne regola i flussi in ingresso/uscita.
Avere questa «leva» significa assunzione di ulteriore responsabilità da parte delle Province di Trento e Bolzano: se la gestione delle competenze viene fatta in modo responsabile questa leva può essere utilizzata per ridurre la pressione fiscale ma, se la gestione venisse fatta in modo irresponsabile e poco sobrio (come richiesto dai tempi), paradossalmente potrebbe tradursi in uno strumento per l’introduzione di nuove imposte atte a raccogliere nuovi tributi per far fronte all’aumento della spesa.
 
Detto questo, comprendiamo il malessere e il senso di frustrazione del Veneto ma contestualmente non concepiamo come questo possa pensare di risollevare le proprie sorti attaccando la nostra Autonomia.
E’ incomprensibile il motivo per cui il Veneto così come altre Regioni a statuto ordinario che desiderano una propria Autonomia non combattano a livello romano per ottenere un proprio statuto speciale ma preferiscano sparare a zero sulle attuali Speciali scatenando una guerra tra autonomisti che giova solo al centralismo e non ai territori.
Un terreno comune potrebbe essere quello dei calcoli del residuo fiscale, differenza tra quanto si raccoglie dalle tasse e quanto si spende per gestire le competenze, sulla base del quale chiedere maggiori gradi di autonomia.
 
Il problema del Veneto, così come di tutti gli altri territori che vogliono poter decidere autonomamente del loro futuro, non è l’Autonomia di Trento e Bolzano, ma la loro mancata Autonomia.
Non è di certo togliendo autonomia a chi ce l’ha che potranno acquisire maggiore libertà così come non è tagliando la testa al vicino che si diventa più alti.
 
Nicola Fioretti
Presidente OSAR

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