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Seconda battaglia di Ypres, quella che diede il nome all’Iprite

È online la dodicesima puntata del progetto «Grande Guerra+100»

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Nella primavera del 1915 la cittadina belga di Ypres fu nuovamente al centro di accaniti scontri tra tedeschi e anglo-francesi. Ma questa volta alle armi tradizionali se ne aggiunse una nuova: l'arma chimica.
Nonostante fosse stata vietata dalle convenzioni internazionali, come narrato nella testimonianza che uscirà a fine mese, l'arma chimica venne in effetti sviluppata fin dall'inizio della guerra.
Scienziati di tutte le potenze belligeranti impiegarono i loro talenti e i loro laboratori nel realizzare armi chimiche sempre più letali.
È il caso di Otto Hahn, che trent'anni dopo sarebbe stato premiato con il Nobel per la chimica.
Lo scienziato tedesco è ritratto nella tavola a piè di pagina, così come pubblicato nella puntata di aprile 1915/2015 del calendario digitale.
 

 
L'infografica riportata qui sopra mostra, invece, come tra l'impiego delle armi chimiche e la loro efficacia bellica ci fosse una netta discrepanza.
Grandi furono i quantitativi di gas prodotti e in parte utilizzati, ma con una percentuale di vittime notevolmente più bassa.
La galleria fotografica offre qualche immagine di come gli eserciti in campo cercassero rimedi, come le maschere anti-gas, alle insidie di questi invisibili nemici.
Maschere anti-gas che venivano realizzate anche per proteggere i preziosi quadrupedi.
Ciò nonostante l'arma chimica - protagonista della puntata del calendario di aprile - rappresentò uno spauracchio per tutti i combattenti: era invisibile, insidiosa e molto temuta.
Link dell’intero progetto.
Link della pagina dedicata.
 

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