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Inaugurato il monumento posizionato a S. Croce di Lazfons

Una pietra miliare vuole rappresentare il cuore geografico del Tirolo storico, Bolzano e Innsbruck, nelle vicinanze del rifugio «Santa Croce di Lazfons» sopra Chiusa

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Prima di procedere all’esposizione dei fatti, desideriamo fare una precisazione importante.
Anzitutto il Trentino è sempre stato autonomo. Il principato vescovile non dipendeva - nei termini del possibile - né dal Papa né dall’imperatore.
L’appartenenza al Tirolo è stata decisa dopo che Napoleone consegnò il Principato Vescovile di Trento e la Serenissima Repubblica di Venezia all’impero Asburgico. E, scomparso Napoleone, nessuno pensò di restituire a Trento e a Venezia la propria sovranità.
Il congresso di Vienna sancì la sovranità degli Asburgo.
Di certo, la definizione del Tirolo di lingua italiana fu decisa a Vienna e non a Roma.
 
Il secondo aspetto riguarda la decisione, avvenuta alla fine della Grande Guerra, di dare all’Italia il Sud Tirolo.
La decisione venne presa dalla Francia (con l’indifferenza dell’Inghilterra) con Trattato di Saint Germain, nel quale si decideva apoditticamente lo smembramento di quello che era stato l’Impero Austro Ungarico.
L’Italia, in virtù del Patto di Londra, a guerra finita avrebbe dovuto ricevere la Dalmazia. Poi la Francia si accorse che in quella maniera avrebbe concesso il dominio dell’Italia sul mare Adriatico e ci ripensò e decise di affidarle il Tirolo Meridionale.
E questo in barba all’auto determinazione dei popoli predicata da Wilson.
L’Italia, evidentemente debole nonostante il ruolo importantissimo giocato nella vittoria e il costo spaventoso della Grande Guerra, accettò la «donazione» di quello che sarebbe diventato Alto Adige.

Benvenuta dunque la Pietra Miliare, ma con cognizione di causa.


 
I tre presidenti del Consiglio provinciale di Trento, del Consiglio provinciale di Bolzano e del Land Tirolo – Walter Kaswalder, Sepp Noggler (Alto Adige) e Sonja Ledl Rossmann (Tirolo) - sono saliti ieri mattina fino ai 2.300 metri di quota del rifugio Santa Croce di Lazfons, nei pressi del quale si trova la piccola chiesa in stile gotico che rappresenta forse la più alta mèta in Europa dei pellegrinaggi di fede.
C’erano centinaia tra Schützen e cittadini provenienti da tutta l’Euregio, riuniti per una cerimonia cui l’ente transfrontaliero ha concesso il patrocinio
 
Il curatore degli Schützen, padre Christoph Waldner, ha celebrato la Messa e benedetto poi il nuovo monumento in pietra, che riporta la seguente scritta (bilingue): «Punto mediano nel cuore del Tirolo, questo monumento è stato posto a ricordo dell'ingiusta divisione della Terra tirolese del 10 ottobre 1920 ma vuole anche essere un segnale per una nuova prospettiva europea.»
 
Sono poi stati gli ospiti d'onore a inaugurare il monumento, realizzato dalla Compagnia degli Schützen di Lazfons, sotto la supervisione del comandante Martin Pfattner e secondo il progetto di Peter Piock.
Dopo una salva d'onore ordinata dal comandante Florian Lechner, la commemorazione si è conclusa con l'inno tirolese, suonato dalla Musikkapelle Latzfons.
 
La pietra miliare, voluta dalla Federazione degli Schützen sudtirolesi, dalla Federazione degli Schützen di Bressanone e dalla Compagnia degli Schützen di Latzfons, è stata materialmente realizzata dalla fonderia di campane Grassmayr di Innsbruck e dalla Steeldesing di Garn.
L’occasione per la sua inaugurazione è venuta dalla commemorazione dei 100 anni dall'annessione dell'Alto Adige e del Trentino e di altre zone da parte dell'Italia (10.10.1920), «decisa dal Parlamento italiano al termine della Grande Guerra».
 


La pietra circolare del monumento - con indicazione delle equidistanze dai punti più distanti del Tirolo storico, Borghetto incluso (120 Km) - simboleggia quindi il cuore dell’antica «Heimat».
Nei loro interventi, i tre presidenti dei legislativi hanno guardato più al presente e al futuro che non al passato, certo descritto come una dolorosa ferita.
Ledl Rossmann ha detto che grazie al dialogo di qua e di là dal Brennero, in fondo oggi «Tirol ist wieder eins».
 
Kaswalder ha osservato dal canto suo che oggi Trentino, Tirolo e Alto Adige sono accomunati da problematiche analoghe, quelle di terre alte protese verso lo sviluppo economico.
Ci sono dunque tutte le condizioni – ha detto – per camminare assieme dentro la prospettiva di un’Europa pacifica e fondata su popoli e regioni. Il nostro Dreier Landtag lavora già da trent’anni, l’anno prossimo festeggeremo anche i 10 anni del Gect Euregio.  Impariamo allora dalle lezioni della storia e continuiamo a cooperare – ha concluso – per migliorare in sinergia i nostri trasporti, i sistemi sanitari, le nostre economie.
Un forte sì all’Euregio è venuto anche da Enzo Cestari, Landeskommandant della federazione degli Schuetzen trentini, presenti con i corpi di Rovereto, Civezzano e Koenigsberg.
 
l futuro europeo dei tre territori Euregio. Se fosse posto un rettangolo attorno ai confini del Tirolo storico e fossero disegnate due diagonali, il centro del Tirolo storico verrebbe a trovarsi proprio a Latzfons, sul territorio comunale di Chiusa.

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