75 anni fa i Trentini votarono in massa per la Repubblica
Non amavano la corona italiana: per gli Asburgo avrebbero votato sì, per i Savoia no
Il 2 giugno 1946 gli italiani e (per la prima volta) le italiane furono chiamati a votare per una scelta abissale: la monarchia o la repubblica.
Gli aventi diritto al voto erano 28.005.449, andarono a votare 24.946.878, pari all’89,08%.
Come sappiamo, vinse la Repubblica.
I voti a favore furono 12.717.923, pari al 54,27%, i voti contrari furono 10.719.284 cittadini, pari al 45%. Una differenza importante di 1.998.639 che sigillava la vittoria in maniera inoppugnabile.
Il risultato tuttavia non fu pacifico.
Anzitutto le schede bianche furono 1.146.729 e quelle dichiarate nulle 1.509.735, per un totale di 2.656.464.
Ovviamente gli sconfitti denunciarono subito i presunti brogli nutrendo sospetti soprattutto sull’alto numero di voti annullati. La Corte di Cassazione, che proclamò i risultati il 10 giugno, prese in considerazione l’aspetto delle schede contestate, confermando però il risultato il 18 giugno 1946.
Alle votazioni peraltro non presero parte 1.625.000 italiani, in quanto appartenenti alle provincie di Bolzano (300.000) e alla Venezia Giulia (1.325.000).
Questo perché solo successivamente il trattato di pace attribuì all’Italia anche Bolzano e Trieste.
Conti alla mano, dunque, anche il voto di questi due territori non avrebbero modificato il risultato finale.
Merita tuttavia osservare i risultati della provincia di Trento. Votarono per la repubblica 192.123 trentini, pari all’85%, contro i 33.903 favorevoli alla monarchia, pari al 15%. Una schiacciante vittoria della repubblica.
Non abbiamo dati disaggregati per vedere se le valli trentine avevano votato in maniera differente dalla valle dell’Adige.
Ma, facendo il lavoro di giornalisti e non di storici, qualcosa siamo risusciti a ricostruire. Però lo ripetiamo: si tratta di sondaggi e non di analisi in quanto non siamo riusciti ad accedere ai dati disaggregati comune per comune.
Da questi sondaggi risulta che nelle valli trentine la stragrande maggioranza votò contro la monarchia. Ma, attenzione, non perché preferivano la repubblica, ma perché non amavano la corona italiana. Insomma, per gli Asburgo avrebbero votato sì, per i Savoia no.
Questo senza rinnegare la propria italianità, ma il paragone tra le due dinastie non reggeva.
Passando ad analizzare la situazione in Italia, possiamo dire che il Nord del paese non ebbe dubbi nel votare a favore della repubblica, mentre - viceversa - al Sud vinsero i monarchici.
In questa dicotomia il fascismo e l’antifascismo non giocarono un ruolo determinante, quanto piuttosto ciò che accadde dal 1943 al 1945. Il Sud si era trovato liberato prima del nord con la forma costituzionale precedente, mentre il Nord aveva sperimentato la Repubblica. Non fu un’esperienza edificante la Repubblica di Salò, ma la mancanza istituzionale del Re fu assimilata positivamente.
Il coinvolgimento dei Savoia nel fascismo, nelle leggi razziali e nella dichiarazione di guerra, non incise molto nella scelta. Fu la storia a condannare Re Vittorio Emanuela III (il Re vittorioso della Prima guerra mondiale) e non l’opinione pubblica di allora.
L’aspetto principale, comunque, sta nel fatto che il risultato - al di là delle contestazioni di cui sopra - fu assimilato dagli italiani. Con il suffragio universale, la nuova Costituzione e la ricostruzione del Paese, gli Italiani avevano capito che era nata una nuova Italia, della quale sarebbero stati artefici.
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