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La situazione economica trentina secondo la Camera di Commercio

I dati del primo Trimestre 2012 dimostrano che la criticità è inversamente proporzionale alle dimensioni delle imprese

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La Camera di Commercio di Trento ha presentato i dati dell’economia trentina inerenti il primo trimestre 2012.
Come sempre si tratta di un’opera completa, attendibile ed esauriente, con qualche indicazione per il mese successivo.
Vediamo di riassumere i punti salienti, tenendo conto che dalla rilevazione sono stati tolti i comparti turismo e agricoltura.
 
Anzitutto le cose non vanno proprio bene, ma la sorpresa è che vanno meno male del previsto.
L’occupazione rimane comunque costante, certamente grazie al welfare della Provincia, ma anche grazie al fattore fondamentale per cui il 90 percento delle aziende trentine vanno da zero a 10 dipendenti.
Dato questo da tenere sempre a mente sia nel bene che nel male. Nel bene perché più è basso il numero dei dipendenti e più il titolare cerca di tenerli con sé come patrimonio aziendale e affettivo. Nel male perché le aziende di piccole dimensioni non fanno massa critica.
 
Il primo dato da leggere riguarda il PIL italiano, che dall’1,8% del 2010 si è scesi allo 0,5 del 2011, per poi arrivare alla previsione di un -1,6 del corrente anno 2012 e di un leggero aumento nel 2013 +0,4-0,5%)
Nel cluster che segue vediamo l’andamento e la previsione del PIL in Italia e nel mondo.  

 
Il secondo dato riguarda l’andamento del rapporto tra fatturato e occupazione su base annua.
Come possiamo vedere nel grafico che segue, allo stato attuale i due valori si sovrappongono.
La punta minima del fatturato la si era avuta nel 2009 (secondo anno della crisi), la punta massima c’era stata nel secondo trimestre del 2012.
La tendenza per l’immediato è di un leggero incremento. 

 
Nel grafico che segue, vediamo invece l’andamento del fatturato delle aziende trentine che si rivolgono sul territorio rispetto a quelle che vendono in Italia e all’estero.
Chi esporta fattura di più di chi vende in Italia e ancor più di chi ha mercato provinciale.
All’apparenza il consumo locale in calo promette dunque una certa diminuzione del PIL per l’anno in corso (gravissimo per le casse della Provincia), anche se i dati parlano di fatturato e non di redditività.
La logica vuole tuttavia che quando cala il fatturato cala anche il margine di retribuzione.  

 
Il grafico che segue dimostra invece come le aziende con più dipendenti siano avvantaggiate in termini di fatturato. Le micro imprese registrano le maggiori difficoltà e, come detto in apertura, pagano le proporzioni in termini di stress decisionale. Basti pensare che se hai tre dipendenti e devi licenziarne uno, ti trovi costretto a rinunciare al 33% della forza lavoro.
Aspetto questo che incide anche sull’atteggiamento pessimistico dei piccoli imprenditori verso il futuro. 

 
Nel grafico che segue, vediamo la variazione tendenziale dell’industria manifatturiera scomposta per fatturato, rimanenze prodotti finiti e ordinativi.
Come si vede, dopo il picco del secondo trimestre 2010, gli ordini sono diminuiti costantemente fino a portarsi in negativo, anche se non ai livelli del 2009.

 
L’artigianato trentino, come vediamo nel grafico successivo, si trova in sostanziale pareggio, anche se nell’ultimo trimestre del 2011 aveva avuto un brusco calo sia di fatturato che di redditività.
Anche in questo caso sono le aziende artigiane che esportano i propri prodotti ad andare bene, perché i mercati locale e italiano sono in calo (rispettivamente -0,7 e -0,3).  

 
Inutile dire che l’industria estrattiva sta andando male come tutta l’edilizia in genere.
La prima ha un fatturato in caduta (intorno al 18%), mentre le imprese edili registrano un piccolo calo dell’occupazione (-1,2%) e un calo del 5-6% di fatturato e redditività. 

 
Il commercio all’ingrosso e quello al dettaglio sono in tensione.
Mentre i commercianti di automobili hanno avuto un crollo superiore al 10%, i commercianti l’ingrosso registrano un fatturato in crescita (+7%).
Il fatturato dei commercianti al dettaglio è in calo, mentre i supermercati sono invece in crescita, hanno altre masse di manovra.
In tutti i casi, si assiste al crollo delle rimanenze. Come dire che le imprese acquistano solo sul venduto e/o che hanno difficoltà a fare provvista di denaro.

 
Nota dolente quella degli autotrasportatori, ma anche in questo caso va evidenziato come le imprese che esportano i propri servizi stanno andando bene, mentre chi si rivolge a un mercato ristretto è in difficoltà.
E questo in stretta relazione con l’andamento dell’economia tedesca e del minor costo dei carburanti oltre confine. 

 
Infine, le società che offrono servizi alle imprese e il terziario avanzato stanno mantenendo le posizioni, dopo aver registrato negli anni scorsi picchi in alto e in basso.
Attualmente dunque si un aumento della produzione dello 0,4% contro un calo dell’occupazione.
Evidentemente hanno imparato a produrre di più con meno personale. 

 
Per quanto riguarda l’opinione degli imprenditori sulla situazione attuale, va registrato che mediamente si registra una certa preoccupazione.
In sostanza aumenta la consapevolezza dei propri punti deboli.
Nel grafico che segue si possono vedere gli atteggiamenti settore per settore. 
 
Per quanto le previsioni per il futuro, negli ultimi due grafici che presentiamo di seguito, vediamo l’atteggiamento per comparto economico e per numero di addetti impiegati.
Anche in questo caso si ha la conferma che più sono grandi le imprese e più sono ottimisti gli imprenditori. 

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