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Il presidente Dellai: «L’Autobrennero non deve essere rapinata!»

La «proposta indecente» del Governo: finanziare il Traforo del Brennero col tesoretto dell’A22 senza riconoscere contropartite alla proprietà

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«L’A22 non deve essere rapinata…!»
Queste le sole parole che siamo riusciti a far dire al Presidente Dellai quando è uscito dall’assemblea dei soci della società Autostrada del Brennero Spa, convocata per deliberare sulla partecipazione alla gara per il rinnovo della concessione dell’A22.
 
Per capire il senso di questo duro commento, è bene sapere che il 16 agosto (quasi volesse passare inosservata) il Governo aveva inviato alla Giunta provinciale di Trento la proposta indecente del decreto che dovrebbe destinare il fondo accantonato dall’Autobrennero per la partecipazione al traforo del Brennero.
Proposta inviata perché la legge impone l’accordo tra le parti, grazie a Dio.
Ma forse è meglio cominciare daccapo.
 
Come avevamo riportato nell’intervista fatta all’allora presidente dell’Autobrennero Paolo Duiella nel febbraio 2009 (vedi), la legge 449 del 27/12/97 istituiva la costituzione di un fondo destinato ad accogliere ogni anno la considerevole quota di 27,5 milioni, quale accantonamento di utili da destinare al finanziamento della costruzione del Tunnel del Brennero.
Così è stato fatto, tanto vero che allo scadere della concessione il fondo sarà di € 550 milioni. Una cifra di tutto rispetto.
 
Ora che si sta avvicinando la scadenza della concessione, si è pensato a come gestire quel fondo nell’ottica di un quadro generale e complesso come quello che stiamo vivendo oggi. Le possibilità sono molteplici, ma la più logica sarebbe quella di partecipare alla società del Traforo del Brennero in quote capitale per pari importo. 
Ma se la concessione dovesse finire in altre mani? Insomma, c’è da ragionarci sopra.
Cosa che il governo non ha fatto nella maniera più assoluta.
 
Anzitutto perché deliberatamente non ha voluto assegnare il rinnovo della concessione per trattativa diretta all’attuale società, cosa che poteva fare grazie al benestare della Comunità Europea.
Particolare questo che per chi ama in nostro Paese non concede attenuanti: adesso potrebbe finire anche in mani straniere.
 
Ma soprattutto perché il governo si era messo in testa di incassare il tesoretto accantonato dall’A22 tout-court, senza contropartita.
In altre parole – e qui torniamo al tema iniziale, – la proposta di decreto arrivata l’altro giorno in Piazza Dante voleva che i 550 milioni accantonati dovessero entrare a fondo perduto nel finanziamento del Traforo del Brennero. Senza nulla in cambio.
 
Insomma, «un esproprio proletario», come lo ha definito il presidente Dellai commentando la proposta indecente, «che neanche i ragazzi del ’68 avrebbero mai osato pensare…!».
Dopo lo sfogo, Dellai ha espresso l’amarezza con un commento di buonsenso che a Roma non è stato recepito.
«Potevamo parlarne, – ci ha detto. – In cambio potevano proporci il rinnovo della concessione per cinque-dieci anni, insomma il corrispettivo del mezzo miliardo.»
 
C’è da precisare che il tesoretto è frutto di dividendi mai dati ai propri soci. Cioè, tanto per essere precisi, non è frutto di una sovrattassa imposta per costituirlo. Sono soldi dei soci, punto.
 
Ovviamente l’Autobrennero parteciperà alla gara per il rinnovo senza esitazioni. Ma proseguirà anche il ricorso davanti al TAR del Lazio, che esprimerà la propria sentenza a dicembre.
Come dire che tra ricorsi e controricorsi la concessione potrebbe essere assegnata prima di una sentenza definitiva, con le conseguenti implicazioni immaginabili.
 
Non sappiamo chi vincerà la gara. Ma sappiamo chi perderà: il buonsenso.

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