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Indagine occupzionale: altri segnali di rallentamento in Trentino

Cala il tasso di occupazione, aumentano le assunzioni a termine e diminuiscono quelle a tempo indeterminato

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In Italia, i primi mesi del 2012 sono stati caratterizzati dal perdurare di forti tratti di incertezza sul fronte degli andamenti economici globali.
In questo contesto generale, l’economia nazionale è stata caratterizzata da segnali di rallentamento, legati al perdurare di criticità sul versante dei consumi interni, solo in parte bilanciate da una tendenza ancora improntata alla crescita sul versante dell’export.
 
Secondo le stime più recenti diffuse da parte dei principali istituti di ricerca, nel 2012 il PIL italiano potrebbe perdere intorno al 2%.
Anche in provincia di Trento, dall’ultimo trimestre del 2011, si è interrotta la fase di ripresa che aveva caratterizzato l’economia locale sin dall’inizio del 2010 e i primi mesi del 2012 hanno confermato una situazione di difficoltà.
Le dinamiche del mercato del lavoro, dunque, sia a livello nazionale sia a livello locale, sono fortemente influenzate dalla debolezza dello scenario economico e, come rilevato dall’Istat, si connotano per un aumento del numero dei disoccupati e una diminuzione, seppur modesta, degli occupati.
Nel grafico sotto il titolo, la previsione di assunzioni in trentino, comparate con l’Italia e il Nord est
 
I dati del Sistema informativo Excelsior – realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del lavoro e basato su un’indagine annuale che riguarda circa 100mila imprese dell’industria e dei servizi – rilevano, al pari dell’Istat, una situazione in deciso peggioramento.
A livello nazionale la quota di imprese che prevede di ricorrere ad assunzioni di personale torna a scendere raggiungendo il 14,4%, una percentuale particolarmente bassa, sulla quale ha pesato in maniera decisiva il clima carico di incognite in cui si è svolta l’indagine. In termini assoluti, nel 2012 le imprese prevedono di effettuare poco più di 631mila assunzioni, il 25% in meno rispetto all’anno precedente.
La debolezza nell’andamento delle entrate è inoltre la principale determinante del saldo negativo tra entrate e uscite, che tuttavia è meno marcato rispetto a quanto emerso nel biennio 2009-2010, quando la contrazione si innescò sul tessuto imprenditoriale in maniera più marcata.
 
Come vediamo nei due grafici che seguono, nel contesto trentino le imprese che prevedono delle assunzioni sono il 22,9%, un valore decisamente inferiore rispetto a quelli evidenziati negli ultimi anni, ma in ogni modo superiore rispetto al Nord Est e alla media nazionale, a causa della più elevata incidenza degli impieghi a carattere stagionale.
Questa diminuzione nelle intenzioni di assunzione si manifesta trasversalmente a tutti i settori, anche se appare leggermente più intensa nel comparto industriale rispetto a quello dei servizi. 
 

Anche nel 2012 il saldo occupazionale previsto risulta negativo e pari a -1.580 unità, un valore decisamente superiore a quelli evidenziati nel biennio 2010-2011, ma ancora inferiore, seppur di poco, rispetto al dato molto negativo del 2009 (-2.030 unità).
Le assunzioni previste saranno quindi pari a 14.440 unità (erano 18.490 nel 2011), a fronte dell’uscita – per ritiro dal mercato del lavoro, scadenza del contratto stagionale o per altri motivi – di 16.020 lavoratori (erano 19.280 nel 2011). Rispetto al 2011 si rileva quindi una decisa diminuzione sia delle entrate sia delle uscite.
Delle 14.440 assunzioni previste per il 2012, sia in sostituzione di personale in uscita che per occupare nuove posizioni lavorative, 850 riguardano l’industria in senso stretto, 1.020 le costruzioni, 1.540 il commercio e 11.040 gli altri servizi. Di questi ultimi, 6.040 assunzioni riguardano il settore turistico e si tratta, quindi, in maniera assolutamente prevalente, di contratti stagionali.
Per classi dimensionali, 5.020 assunzioni dovrebbero essere effettuate dalle imprese più piccole, quelle con meno di 10 dipendenti, 5.780 da quelle con un organico comprese tra i 10 e i 49 dipendenti e 3.640 da quelle con almeno 50 dipendenti.
 

Invece, per quanto riguarda il tipo di contratto, il tempo determinato appare assolutamente predominante, non solo sotto la forma stagionale (66,4%) – contratto che comunque presenta una notevole rilevanza anche fuori dal contesto turistico – ma anche per la copertura di un picco di attività (12,9%), per la sostituzione temporanea di personale (4,9%) e per provare il nuovo personale (2,1%).
Prospettive di lavoro con maggiore stabilità, cioè a tempo indeterminato, riguardano l’8,4% delle assunzioni (erano il 15,1% nel 2011).
L’industria, con un 22,4% di contratti a tempo indeterminato, assicura prospettive di lavoro più sicure, a fronte di un valore medio relativo ai servizi del 6,4%, ma nasconde però una notevole variabilità intersettoriale. 
 

Il 21,7% delle assunzioni previste è considerato dalle imprese trentine di difficile reperimento.
Una percentuale che nel corso del 2012 risulta in aumento rispetto all’anno precedente, ma pur sempre su valori molto più contenuti rispetto a quelli evidenziati nel periodo 2001-2007.
I motivi alla base delle difficoltà nel reperire figure professionali idonee stanno nel ridotto numero di candidati e, soprattutto, nella loro inadeguatezza.
Nel settore industriale – a eccezione dell’edilizia e tra le imprese di più grande dimensione – il problema del basso numero di candidati appare più rilevante rispetto all’inadeguatezza dei candidati, mentre nei servizi, nelle costruzioni e presso le imprese più piccole emerge il problema opposto.
Nel grafico che segue, vediamo l’incidenza del grado di istruzione nelle assunzioni.
 

 
Interessante infine verificare i meccanismi con i quali vengono selezionati i nuovi dipendenti.
Dal grafico che segue, emerge come la conoscenza diretta sia il metodo più diffuso per le piccole imprese e come, viceversa, per le medie imprese la banca dati sia il metodo più seguito.
 

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