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«Nuove mele»: Trentino e Alto Adige si preparano a cambiare

Le mele a polpa rossa potrebbero scalfire, un giorno, il regno incontrastato delle gialle «golden»: per questo è nato il consorzio Novamela

In principio era la golden, orgoglio noneso. Poi sono arrivate, poco alla volta altre varietà e altri colori, perché nel cestino della frutta ci vuole biodiversità.
Ma in futuro non saranno solo i colori a fare la differenza.
Nel mondo ogni anno nascono centinaia di nuove mele, frutto di originali incroci e solitamente registrate come brevetti dai nomi fantasiosi: pink lady, modì, jazz, kenzi, tanto per citare qualche esempio.
 
Con un problema: chi le pianta deve pagare due volte le royalties agli «inventori»: sia per comprare le piantine, sia per vendere il prodotto.
Così il distretto delle mele del Trentino Alto Adige, forte di una produzione di eccellenza e consapevole di poter contare su due istituti di ricerca pubblici come San Michele e Laimburg, si attrezza per arrivare ad una varietà in qualche modo “locale”, frutto di ricerca, sperimentazione ed investimenti che possano creare valore sul territorio.
 
Le nuove varietà di mele – segnatamente quelle a polpa rossa – possono costituire un credibile fattore di sviluppo per l’intero distretto melico regionale.
Ne è convinto Michele Odorizzi, presidente di Melinda e del nuovo consorzio Novamela, nato dalla collaborazione dei produttori trentini e altoatesini (assieme al piemontese Rivoira).
Novamela è stata creata proprio per dare valore commerciale alle varietà a polpa rossa, quindi entrare in un segmento nuovo di mercato, per distinguersi ed offrire qualcosa di diverso al consumatore.
 
Se ne è parlato ampiamente all’annuale convegno organizzato sul tema dalla Cassa Rurale d’Anaunia e da Cocea.
Sia il presidente della Cassa Rurale Ivo Zucal che ha aperto il convegno che Ennio Magnani presidente di Cocea che l’ha chiuso, hanno entrambi insistito sulla necessità di fare alleanze, sia all’interno della Valle, sia fra Trento e Bolzano.
 
La posta in gioco è molto alta. Il distretto regionale delle mele vale oltre 1 miliardo di euro di fatturato annuo.
La produzione ammonta a 1,5 milioni di tonnellate, il 70% della produzione nazionale, il 15% della produzione della comunità europea, 15mila i produttori di mele, organizzati in 4 organizzazioni di produttori.
Il tema dello sviluppo è centrale, e ancora una volta occorre marciare uniti. La costituzione di Novamela è il terzo prodotto della collaborazione tra produttori trentini e altoatesini, dopo il consorzio Fromm per la commercializzazione extraeuropea e Vog Products per la produzione di succhi di frutta.
 
Sulla capacità di innovare, di creare nuovi mercati, di investire sul cambiamento il settore delle mele costruisce il proprio futuro. Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot, scomoda antichi economisti e nuovi sognatori da O'Rourke a Steve Jobs che dimostrare che occorre cambiare approccio, aprire la mente all’innovazione.
«La diversità è un valore, e noi abbiamo esperienza nella ricerca, nella capacità commerciale, nella politica di marca. Abbiamo una conoscenza internazionale e l’autonomia istituzionale. Dobbiamo solo combinare le nostre risorse.»
 
Gli strumenti ci sono: Roberto Viola del Centro Ricerca ed Innovazione Fondazione Edmund Mach e Michael Oberhuber, del Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale di Laimburg hanno dimostrato che i due istituti di ricerca hanno acquisito una vasta esperienza sul campo, e sono in grado di testare nuove varietà con metodi innovativi che accorciano i tempi della sperimentazione, solitamente molto lunghi.
Una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato.
 
«Con l’avvertenza – ha detto l’assessore provinciale Tiziano Mellarini – che i progetti devono essere sostenibili, attenti all’ambiente e portati avanti con risorse proprie, perché oggi è impensabile delegare tutto al pubblico».
La valle di Non ci crede.
All’incontro di oggi a Taio sono arrivati in molti, affollando la nuova grande sala congressi di Cocea. Un modo per dire: ci siamo.

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