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«Con la crisi moltiplicato l’impegno dell’Agenzia del lavoro»

Il presidente Alberto Pacher ha incontrato in via Gilli il personale dell'ente

Sono circa 40.000 oggi gli iscritti ai centri per l'impiego che fanno capo all'Agenzia del lavoro.
16.500 circa il numero dei disoccupati in Trentino, di cui quasi 3.000 giovani fra i 15 e i 24 anni.
 
Rispetto alle medie italiana ed europea non sono numeri  impressionanti. Tuttavia anche in Trentino in 5-6 anni la disoccupazione è raddoppiata, e quella giovanile triplicata.
A fronte di ciò si è moltiplicato anche l'impegno dell'Agenzia del lavoro e dei suoi quasi 200 dipendenti.
 
Un impegno delicato e difficile, perché, come riconosciuto dal presidente della Provincia Alberto Pacher, che ha incontrato il personale e il cda dell'Agenzia, un conto è confrontarsi con le rappresentanze organizzate, un conto è rapportarsi direttamente con chi è senza lavoro e si sente spaesato.
«Oggi la principale paura è quella di perdere la propria identità - ha detto il presidente della Provincia - e il lavoro è una componente essenziale dell'identità di una persona. Grazie dunque per i vostri sforzi. E' innanzitutto merito vostro se tanti in Trentino non si sentono soli e sanno che qualcuno si prende in carico dei loro problemi.»
 
L'incontro è stato aperto dal presidente dell'Agenzia del lavoro Michele Colasanto, che ha brevemente illustrato le risposte che l'ente ha elaborato a fronte della crescita della disoccupazione.
«Se i numeri con cui fare i conti sono raddoppiati o triplicati - ha detto Colasanto - lo stesso è avvenuto per le nostre prestazioni, tant'è che molti dipendenti sono rientrati dal part time per potervi far fronte. Nel giro di qualche anno i colloqui sono saliti a 18.000. E' aumentata la formazione per i disoccupati: da mille azioni circa nel 2008 a oltre 6000 nel 2012, per un totale di circa 14.000 corsisti, un volume particolarmente importante. Ma non si tratta solo di cifre, quanto anche di un diverso modo di operare. I modelli più avanzati di intervento, quelli che arrivano dal Nord Europa, suggeriscono di predisporre azioni specifiche anche per piccoli target. Oggi non c'è più la classe operaia del passato. Ogni azienda fa storia a sé, e così ogni lavoratore. Vanno pertanto predisposti percorsi ad hoc praticamente per ogni singolo disoccupato. Al tempo stesso, vanno implementate anche politiche di ampio respiro, ad esempio per integrare le politiche del lavoro con quelle dell'istruzione o per accrescere l'offerta di tirocini.»
 
Per il futuro, si profilano alcune grandi sfide, da quella della condizionalità (ovvero del legame fra sussidio o altra misura di sostegno e rispetto, da parte del beneficiario, di alcune condizioni poste dall'ente erogatore) alla piena attuazione alla delega sugli ammortizzatori sociali.
«Abbiamo davanti a noi - ha concluso Colasanto - una stagione straordinaria  per innovare le politiche del lavoro. Dobbiamo coglierne le opportunità.»
 
Anche per il presidente Pacher «i mesi che ci attendono saranno molto intensi, perché non abbiamo nessuna intenzione di «rallentare». E al primo posto, nella lista dei nostri impegni, vi è il lavoro, nella consapevolezza che dietro ai numeri, piccoli o grandi che siano, ci sono le persone, le storie individuali.»
Secondo il presidente della Provincia «una delle risorse più importanti del Trentino è la coesione sociale, cioè il fatto che ogni membro della nostra comunità si sente parte di un tutto. Ma un sistema così regge solo se viene sottoposto a manutenzione continua. Mi pare che oggi vi sia un timore su tutti: quello di perdere la propria identità, la propria individualità. E' un timore che viene prima di quello dell'altro, perché se io so chi sono l'altro mi fa meno paura, viceversa, la mia insicurezza si amplifica. Il lavoro è un elemento fondamentale dell'identità, individuale e collettiva. Per questo dobbiamo occuparcene. Il rischio altrimenti è che le varie parti del «tutto» non si riconoscano più, come avviene per le malattie autoimmuni.»
 
Pacher ha quindi ricordato la sfida che il Trentino si è assunto con l'Accordo di Milano e la verifica che l'amministrazione provinciale sta facendo in queste settimane riguardo ai diversi strumenti messi a punto negli ultimi anni.
«Ci sono variabili «macro» nei confronti delle quali possiamo fare poco - ha concluso Pacher - ma vi sono anche molte cose che possiamo fare per farci carico dei problemi di chi ha perso il lavoro o fatica a trovarlo, e soprattutto per far sì che queste persone si sentano meno sole. Per questo l'impegno di chi opera all'interno dell'Agenzia è così prezioso. Se in Trentino la situazione ancora «tiene», è segno che chi ha bisogno di aiuto è stato accolto. Magari non ha ancora trovato una risposta al suo problema. Ma l'accoglienza sì.»

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