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FederPetroli: «Uno sbaglio vendere quote ENI per fare cassa»

Secondo il presidente della federazione italiana dei petrolieri, Michele Marsiglia, la Politica Energetica Nazionale va ripresentata nel suo insieme strategico

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Dopo la decisione del Consiglio dei Ministri sull'ondata delle partecipazioni dello Stato e privatizzazioni di alcune aziende pubbliche (Legge di Stabilità), interviene il Presidente della FederPetroli Italia, Michele Marsiglia.
«In Italia continuiamo a viaggiare in controtendenza, l'ENI è un gioiello e rappresenta il gioiello energetico per l'Italia, ENI è l'Italia e invece si inizia a svendere per fare cassa.
«L'ENI non va svenduta, vanno dismessi e semmai ceduti alcuni Asset non più strategici e redditizi, acquisendone altri più remunerativi o dove si è già focalizzato un piano di investimento.»
 
«Non si capisce che un'azienda energetica di Stato rappresenta una fonte principale di ricchezza interna. L'energia da petrolio, gas o altre forme, è un bene comune importante e strategico – continua Marsiglia – questo non è il momento di fare cassa immediata toccando le risorse più produttive, per poi trovarsi fra qualche anno in situazione di default nazionale, operazioni di buy-back in questo momento non danno equilibrio alla linea politica ed economica.»
 
FederPetroli Italia anticipa anche i prossimi passi strategici in materia di politica energetica nazionale.
«Con l'inizio del nuovo anno chiederemo alla X Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei Deputati, la possibilità di una nuova Indagine conoscitiva in merito alla definizione di una Politica Energetica Nazionale, incisiva e ben delineata, – dichiara Marsiglia. – Saranno esposte problematiche in materia di ridefinizione dei piani occupazionali, raffinazione, royalty, sicurezza, ambiente, infrastrutture, rete carburanti, depositi, logistica integrata, autorizzazioni e conflitti di interesse con le Autorità competenti.»
 
Sono ancora tanti i gap nell'industria petrolifera italiana e in questo modo non si riesce a definire un piano di investimenti nelle nostre aziende.
«Se l'Unione Europea vuole l'adeguamento alla norme delle nostre strutture – conclude Marsiglia, – vogliamo anche una risposta chiara e concreta ai nostri problemi. Siamo pronti ad investire, ma lo Stato adesso deve darci garanzie altrimenti importanti investimenti saranno focalizzati all'estero.»

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