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«Occorre arrivare presto a uno standard unico di sostenibilità»

Alleanza Cooperative Agroalimentari: Rigotti invoca uno sforzo di razionalizzazione e che si faccia anche chiarezza sull’utilizzo del termine di «vino naturale»

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«Occorre giungere presto alla definizione di un unico standard di sostenibilità per il settore vitivinicolo, al fine di razionalizzare e valorizzare al tempo stesso gli standard già esistenti e per vagliare in maniera più controllata e disciplinata i requisiti di sostenibilità.»
Lo chiede l’Alleanza Cooperative Agroalimentari che ha riunito oggi il Coordinamento del Settore Vitivinicolo.
«Altrettanto importante è che ai requisiti ambientali si affianchino quelli di sostenibilità economica e sociale, e che chi li rispetta possa dotarsi di un marchio distintivo di rispetto di tali requisiti. La riconoscibilità nei confronti del consumatore, infatti, è uno degli aspetti fondamentali per valorizzare e incentivare il lavoro delle imprese in questa direzione.»
 
In queste settimane il ministero delle politiche agricole sta lavorando, unitamente alla filiera vino, nella definizione di uno standard unico della sostenibilità, in attuazione dell’articolo 224-ter della legge 18 luglio 2020, n. 77.
In tale ambito questo contesto, l’Alleanza ha anche espresso in una lettera trasmessa al Ministero, le sue proprie perplessità in merito al quadro di poca chiarezza che ruota intorno alla terminologia dei «vini naturali» nell’etichettatura e nella presentazione dei vini.
«La mancanza di una procedura o di un sistema regolamentato – scrive il coordinatore Luca Rigotti nella lettera - come invece è previsto per i vini biologici o quelli certificati con lo standard volontario SQNPI, consente di fatto un utilizzo potenzialmente ingannevole della terminologia vino naturale, tenuto conto dell’assenza di regole condivise. A differenza di quanto avviene per gli altri standard, per i quali esiste un’attività di riscontro dei requisiti rivendicati affidata ad enti terzi di certificazione, per i vini naturali – conclude Rigotti – non esiste un sistema predisposto a livello nazionale.»
 
Nella missiva inviata al Ministero l’Alleanza fa riferimento alla nota della Commissione Europea dello scorso luglio in cui, fornendo un chiarimento in risposta al CEEV (Comité Européen des Entreprises Vins) rispetto all’utilizzo del termine naturale, ha precisato che tale termine non è definito dalla disciplina europea e che non è incluso nella lista delle categorie di prodotti vitivinicoli.
Si tratta di informazioni che potrebbero secondo la commissione indurre il consumatore a ritenere che il prodotto naturale abbia una qualità o requisiti superiori rispetto ad un altro vino che non riporta la medesima dicitura.
Di qui l’invito al ministero italiano a predisporre, anche nelle more di una posizione condivisa a livello europeo, indicazioni in grado di chiarire, sia sotto il profilo regolamentare che sanzionatorio, il corretto utilizzo del termine «vini naturali».

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