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Donne in cooperazione per il sostegno dei «Genitori al lavoro»

L’assemblea annuale dell’associazione è stata l’occasione per presentare i risultati del progetto e fare il punto sulle politiche del lavoro attivate in Trentino

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La maternità viene ancora vista come un costo legato alla necessità di sostituire la lavoratrice temporaneamente assente e lo strumento più utilizzato per gestire il suo rientro è ancora il part time.
È uno degli elementi emersi dal progetto «Genitori al lavoro», che ha permesso di individuare anche buone prassi e strumenti utilizzabili da ogni azienda per realizzare un equilibrio tra i tempi di vita e lavoro di collaboratori e collaboratrici.
Le linee guida e le esperienze più significative sono state presentate oggi durante il convegno «Valorizzare la genitorialità», organizzato dalle Donne in cooperazione per rilanciare e approfondire i risultati del progetto realizzato in collaborazione con la Federazione e con la partnership della Fondazione don Guetti e il contributo della Provincia Autonoma di Trento.
«L’obiettivo del percorso – ha spiegato la presidente Nadia Martinelli aprendo i lavori insieme al direttore della Federazione Alessandro Ceschi – era promuovere una cultura inclusiva che veda la genitorialità come un valore aggiunto.»
 
«Si tratta di un tema – ha commentato la dirigente generale dell’Agenzia del lavoro Antonella Chiusole – che, dal punto di vista organizzativo, coinvolge quasi esclusivamente le lavoratrici. Le linee guida individuate dal gruppo di lavoro di questo progetto saranno utili per individuare nuovi strumenti a disposizione del territorio e politiche del lavoro a sostengo della valorizzazione della genitorialità.»
«Il più grande ostacolo che si incontra nel gestire la maternità e nel valorizzare la paternità – ha spiegato la responsabile del progetto Simonetta Fedrizzi – è di tipo culturale.»
Ecco perché diventa fondamentale individuare e far conoscere esempi replicabili e strumenti applicabili nelle aziende, come quelli sviluppati dalla Cassa Rurale Val di Fiemme, e presentati dalla responsabile sviluppo organizzativo Laura Gabrielli, e dalla Federazione Trentina della Cooperazione, raccontati dalla coordinatrice dell’Ufficio risorse umane della Federazione Silvia Mezzaroba.
«Il primo passo verso il cambiamento – ha concluso Adele Mapelli, esperta in diversity & inclusion Wise Growth e consulente del progetto – deve partire dalla governance e dalla sensibilizzazione della dirigenza e dei responsabili aziendali.»
Come è emerso anche dall’esperienza condivisa dal direttore generale di Progetto 92 Marco Dalla Torre.
 

 
 I progetti presentati all’assemblea 
Al termine del convegno, si è tenuta l’assemblea annuale dell’associazione, che rappresenta oltre 260 cooperatrici in rappresentanza di tutti i settori del movimento cooperativo trentino, durante la quale la presidente Nadia Martinelli e la project manager Simonetta Fedrizzi hanno presentato le attività svolte nel 2017 e i progetti in divenire.
In particolare, sono state messe in evidenza le attività che hanno permesso di ottenere risultati importanti in termini di sensibilizzazione e di collaborazione con le altre realtà, locali e non.
Come nel caso del V-Day, la giornata in cui in tutto il mondo si manifesta contro lo sfruttamento e ogni forma di violenza sulle donne, che nel 2017 ha visto le Donne in cooperazione lanciare la campagna «Vesti la tua cooperativa di rosso» a cui hanno aderito 70 cooperative trentine.
«Accanto a queste iniziative – ha ricordato Martinelli – abbiamo continuato a investire in formazione per favorire una cultura aziendale dove trovano spazio modelli organizzativi innovativi e socialmente responsabili, e una governance paritaria.»
In quest’ottica è stato proposto, ad esempio, il percorso formativo «Darsi voce», per promuovere la diffusione della cultura della valorizzazione, dell’inclusione e della pluralità di genere e generazionale nei luoghi decisionali delle cooperative, e il premio per tesi di laurea su «Il ruolo delle donne nella cooperazione, economia locale e società civile», assegnato a Martina Dallafior per la tesi triennale e a Martina Ricca per la tesi specialistica.

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