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«Il valore della banca di comunità nell’era globale»

L’argomento è stato affrontato nel corso di una videoconferenza organizzata dalla Fondazione Don Lorenzo Guetti

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«Il valore della banca di comunità nell’era globale.»
Il tema è stato al centro della videoconferenza organizzata dalla Fondazione don Lorenzo Guetti guidata dal presidente Fabio Berasi.
A parlarne e moderati da Michele Dorigatti (direttore della Fondazione don Lorenzo Guetti) sono stati Giuseppe Argiolas (rettore dell’Istituto Universitario Sophia con sede a Loppiano), Marco Mariotti e Paolo Segnana, rispettivamente direttore della Cassa Rurale Adamello e Rotaliana-Giovo.
«Il profitto non è il solo fine dell’impresa ma è un requisito, – ha osservato Giuseppe Argiolas – È importante riscoprire il supremo valore dei valori: la centralità della persona, con le sue conoscenze, le sue intelligenze, che vanno messe in dialogo nel segno della reciprocità per far sì che, l’impresa, diventi fattore di sviluppo economico e sociale.»
 
Dialogo, fiducia, reciprocità sono fondamentali.
«Nelle aziende dove vengono applicati questi valori – è stato osservato – c’è un livello di soddisfazione maggiore espresso sia da chi lavora e sia da chi beneficia del servizio di queste realtà.
«E queste realtà hanno indicatori di performance elevati perché riescono a coniugare valori ed efficienza.»
E in tempi di Coronavirus quale è stato il valore della banca di comunità?
«Fare banca di relazione nel periodo caratterizzato da Covid-19 non è stato facile e non è facile, – ha spiegato Marco Mariotti. – Abbiamo dovuto adottare in tempi ristrettissimi una nuova modalità nell’operatività quotidiana tenendo fede al nostro essere banca di relazione, valore che fa parte del Dna delle Casse Rurali.
«In un fine settimana abbiamo ridefinito l’intera organizzazione delle nostre 20 filiali dove, ogni giorno, operano 100 collaboratrici e collaboratori, garantendo servizi alla clientela e consulenza in merito ai risparmi e al sostegno con nuovi finanziamenti in linea con le nuove normative, attivando tutti i necessari dispositivi di protezione individuale e sostenendo, in maniera concreta, le strutture ospedaliere e delle residenze per anziani del territorio.»
 
Insomma, la Cassa Rurale ha dimostrato di essere banca in possesso di un profondo legame con il suo territorio e con la sua gente.
«La Cassa Rurale è tornata a essere un centro di legame fortissimo che tiene insieme la comunità dimostrando solidità e affidabilità.
«Fondamentale – ha concluso Mariotti – è che dialogo, fiducia e reciprocità che valorizzano l’economia periferica di valle si mantengano sempre.»
 
Paolo Segnana definito dal moderatore Dorigatti «manager umanistico perché attento non solo all’efficienza dell’organizzazione, all’aspetto mutualistico della banca, ma anche all’aspetto culturale nell’ambito dei percorsi di formazione programmati per lo staff di collaboratrici e collaboratori della Cassa Rurale» – ha messo al centro l’importanza della persona declinata nel pronome noi.
«Se vuoi capire una persona invitala a parlare di denaro, – ha osservato. – Nella mia esperienza professionale ho conosciuto due tipi di persone. La prima sostiene che, la vita, è una lotta per la sopravvivenza.
«La seconda, invece, considera la vita una straordinaria opportunità, meritevole di essere vissuta con gli altri per essere piena. Se vogliamo esistere dobbiamo mettere al centro il pronome noi e non il pronome io.
«Come vuole la cooperazione: diamoci del noi perché la vita, come la cooperazione, è simile a un coro dove esistono tante voci, tante individualità che, insieme, possono davvero dare vita a una sola, meravigliosa, armonia.»
 
«Le Casse Rurali sono imprese civili perché – ha aggiunto Segnana – rispecchiano tutti i parametri delle imprese di questo tipo, vale a dire persona al centro, beni relazionali, bene comune, attenzione al territorio, attenzione alla comunità e rappresentano uno strumento attuale pur all’interno di un mondo globale.»

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