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Confagricoltura: precipita l’export di ortofrutta nel 2018

I volumi sono scesi dell'11,2%: siamo a poco più di 3,5 milioni di tonnellate

Pesante battuta d’arresto per l’export di ortofrutta italiana nel 2018: i volumi sono scesi dell'11,2% a poco più di 3,5 milioni di tonnellate.
In termini di valore la flessione è stata meno accentuata, grazie alla tenuta dei prezzi: le spedizioni all’estero sono arretrate del 6,3% chiudendo l’anno con un giro d’affari di 4,6 miliardi.
I dati sono stati diffusi a Roma durante la recente assemblea di Fruitimprese, l'Associazione nazionale degli esportatori e importatori di ortofrutta che ha festeggiato i 70 anni di attività quest’anno.
 
Le perdite maggiori sono a carico della frutta fresca che, da sola, ha perso il 16,2% in termini di quantità (circa 425 mila tonnellate) e l'11% in termini di valore.
Nell’occhio del ciclone i prodotti di punta del made in Italy, come mele, kiwi e uva da tavola, mentre si sono mossi in controtendenza gli agrumi, che hanno registrato una crescita del 2,2% sulle quantità e del 7,1% sui valori dell'export.
Le vendite oltre confine di ortofrutta avevano già fatto un passo indietro l’anno sorso in termini di volumi, ma in valore il comparto aveva sostanzialmente tenuto.
 
«Mentre l'export agroalimentare cresce costantemente – ha commentato il presidente di Fruitimprese Marco Salvi – i prodotti ortofrutticoli, se si escludono le circa 8mila tonnellate di kiwi che esportiamo annualmente, sono fermi al palo.»
Sostanzialmente invariato, anche se in lieve calo, l'import di ortofrutta che nel 2018 è passato a poco più di 3,5 milioni di tonnellate (-0,4%) per un controvalore di 3,81 milioni di euro (in calo dello 0,9%).
Resta in attivo la bilancia commerciale del settore, ma il saldo positivo ha perso il 26% scendendo, nel 2018, a 782 milioni di euro.
 
Sul fronte internazionale le aspettative per una ripresa si concentrano sull’Asia.
«L'apertura del mercato cinese è uno dei nostri principali obiettivi, – ha detto il presidente di Fruitimprese. – Il valore totale dell'export in Cina è di 24 milioni di euro, a fronte di un import di circa 114 milioni.
«Il progetto della Via della Seta è un obiettivo prioritario per noi e vogliamo che si possano spedire i prodotti via ferrovia, dimezzando i tempi del trasporto.»
La ricetta per un’inversione di tendenza del settore? Secondo Salvi l’innovazione varietale, e tecnologica, la riorganizzazione logistica e la concentrazione dell’offerta «per incentivare i consumi attraverso nuovi metodi e strumenti».

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