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Sergio Marchionne in fin di vita: in coma irreversibile

È il manager che ha dato l’immagine di un’Italia che sa sempre esprimere il meglio di se stessa nei momenti di massima difficoltà

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Sono peggiorate in maniera irreversibile le condizioni di Sergio Marchionne.
La notizia è ufficiosa, dato che il riserbo dell’ospedale in cui è ricoverato in Svizzera è assoluto, ma nessuno ormai si fa più illusioni.
E la gente - con i politici in testa - si accorge adesso che l’Italia aveva generato in lui un altro simbolo di quello che il Bel Paese sa esprimere nei momenti di difficoltà.
Partito dal Meridione d’Italia, aveva dovuto emigrare in Canada per difficoltà economiche. E già questo è un punto ce rende grande la sua leggenda.
Poi, quanto gli Agnelli hanno visto in lui in manager giusto, è riuscito a trasformare la Fiat che si trovava in condizioni fallimentari in una delle prime sei aziende automobilistiche del mondo. Ha sempre saputo individuare la giusta visione del futuro e, quel che più conta, è riuscito a realizzare tutto.
Perfino i contratti di lavoro con i suoi dipendenti sono stati innovativi. Ha lasciato la Confindustria per concludere un accordo di lavoro dedicato, su misura delle realtà gigantesche della Fiat.
E per questo, quando ricevette la Laurea Honoris Causa dell'Università di Trento, qualcuno si era scandalizzato perché vedeva in lui lo sfruttatore dei lavoratori anziché il salvatore di 100mila posti di lavoro.
 
L'ultima apparizione in pubblico di Sergio Marchionne è datata 26 giugno, quando consegnò la Jeep Wrangler ai Carabinieri. Suo padre era un maresciallo dei carabinieri e bisogna dire che effettivamente ne ha fatta di strada.
John Elkann, presidente del gruppo Fca, ha affermato che «Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile.
«Per me è stata una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e soprattutto un amico.
«Sono profondamente addolorato per le condizioni di Sergio. Si tratta di una situazione impensabile fino a pochi giorni fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia.
«Il mio primo pensiero va a Sergio e alla sua famiglia.»
I politici non hanno perso un minuto per esprimere la propria ammirazione per Marchionne.
Di tutte le dichiarazioni riportiamo solo quella di Berlusconi, che lo voleva addirittura presidente del Consiglio dei Ministri.
«È il Numero Uno, – ha detto. – Lascia la Fiat dieci volte più grande di come l’ha presa in mano.»

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