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Fenalt: «Contratto pubblico trentino: chi vuole festeggiare?»

IIl sindacato è polemico: con le cifre stanziate il carrello della spesa sarà più vuoto di almeno il 10% rispetto al 2021

La Fenalt non firma il protocollo d’intesa con la Giunta provinciale per il rinnovo contrattuale 2022-2024 perché le risorse messe a disposizione non consentono il recupero dell’inflazione né di valorizzare la professionalità della Pubblica amministrazione trentina.

Maurizio Valentinotti, segretario generale Fenalt, non ci sta a firmare un protocollo d’intesa per il rinnovo contrattuale dei 39mila dipendenti pubblici trentini che non difenda i salari dall’inflazione di questi anni.
«La goccia che ha fatto traboccare il vaso - osserva - è stato lo stanziamento troppo basso sul recupero dell'inflazione del 2022, l'anno nero, chiuso tombalmente con un misero aumento del 2,99%.
«Quello che non riesco ancora credere è che ci siano sindacati che si sono rassegnati a firmare dopo aver portato in piazza i lavoratori a chiedere il 18% nel triennio!»
 
Valentinotti però è pronto a portare avanti la propria battaglia, da solo o con chi vorrà sostenerlo.
«Perso il 2022, abbiamo comunque la nostra piattaforma di rivendicazioni su cui cercheremo di aggregare il consenso.»
Ed elenca in sintesi le richieste di Fenalt.
«Va fatto innanzitutto il massimo sforzo per recuperare l’inflazione con il prossimo bilancio 2024, poi servono più risorse per le assunzioni nei comuni che sono l’ente di maggiore prossimità con il cittadino: il personale sta calando sempre più e le esternalizzazioni dei servizi non fanno che accrescere le spese.
«Occorrono risorse per assumere e per garantire l’efficienza della macchina amministrativa.
«Poi c’è il tema sanità: sono pochi i fondi e mancano le strategie per evitare la fuga dei dipendenti dagli ospedali, come dalle APSP, e c’è necessità di migliorare situazioni giuridiche per evitare questo fenomeno, poi bisogna ridurre le spese accorpando le direzioni delle case di riposo.
«Lo diciamo da anni: basta ai feudi dei presidenti e dei direttori! Su questo abbiamo ricevuto solo dei no.»
 
«L’accorpamento e l’estensione dei buoni pasto a tutti i settori, che ora non ne beneficiano, era una nostra priorità rimasta senza risposta e quindi permangono gravi discriminazioni tra chi ne ha diritto e chi no.»
Un tema che da tempo sta a cuore al Sindacato, e sul quale finora non ci sono stati riscontri, è anche quello degli ordinamenti del personale.
«Le risorse che ci propongono non sono sufficienti per una moderna riclassificazione del personale che tenga conto delle sfide che attendono la pubblica amministrazione e la Sanità.
«Non possiamo pensare di attrarre lavoratori qualificati se il sistema di carriera non riconosce adeguatamente le competenze e le professionalità: ogni profilo professionale deve aver diritto ad uno sviluppo verticale di carriera e oggi non è così.»
 
Ma c’è un aspetto del protocollo di intesa che a Valentinotti, sindacalista di lungo corso, sensibile alle questioni di principio, non va proprio giù.
«Un sindacato non può firmare un protocollo d’intesa in cui si impegna a non intraprendere azioni conflittuali per il triennio in corso. Rinnegherebbe se stesso.
«Sia ben chiaro: se dobbiamo vendere il silenzio dei lavoratori, allora il prezzo lo stabiliscono i lavoratori!»

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