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Agriturismi, quest’anno non c’è stato il pienone

Solo il 24% delle strutture ha registrato il tutto esaurito durante le festività natalizie

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Quest’anno non c’è stato il pienone negli agriturismi durante le festività di Natale, ad eccezione delle località dove l’appeal turistico è legato all’attrattività del territorio, come la Franciacorta, Le Cinque Terre o alcune zone della Toscana o di altre regioni più vicine alle città d’arte.
Solo il 24% degli agriturismi durante le vacanze tra Natale e Capodanno ha registrato il tutto esaurito.
Per Confagricoltura il calo di presenze è sicuramente da attribuire anche alla concorrenza sleale di strutture ricettive non regolamentate o abusive.
 
«Una fotografia reale – sottolinea Cosimo Melacca, presidente di Agriturist – dell’andamento dell’attività agrituristica dal 20 dicembre al 6 gennaio 2019 emerge dall’indagine sul campo svolta da Agriturist attraverso un questionario inviato a oltre 100 aziende agrituristiche.
Oggi lavora di più – precisa Melacca – chi ha l’agriturismo in posizione strategica dal punto di vista turistico, al di là della permanenza in azienda agricola per godere della vita in campagna.
«È il caso di alcune zone della Toscana vicino a città d’arte come Firenze o Pisa, o anche della Franciacorta con l’interesse per l’enoturismo, come pure le zone dei laghi. Questi dati aggiornati misurano il reale trend del comparto, oggi messo in grande difficoltà dalla piaga dell’abusivismo o della ricettività turistica non regolamentata.
«È importante quindi capire come sta andando il settore per trovare soluzioni capace di invertire il trend e poi comunicarle all’esterno. Al turista occorre invece spiegare bene cosa offre questo tipo di strutture.»
 
Entrando nel dettaglio rispetto al numero dei posti letto solo il 24% ha lavorato a pieno regime, mentre il 76% delle strutture agrituristiche non ha registrato il tutto esaurito.
In questa quota di agriturismi in perdita il 29% del campione ha registrato riduzioni che variano tra il 10% e il 20%, mentre per il 32% le mancate vendite oscillano tra il 30% e il 50% e il 15% degli agriturismi ha venduto meno della metà dei posti letto a disposizione.
Per quanto riguarda le presenze, ossia il numero degli ospiti, l’analisi di Agrituristi ha mostrato che il 47% degli agriturismi ha registrato un calo delle prenotazioni rispetto al 2017.
Di questi agriturismi il 18% la flessione è stata del 20%, per il 14% degli intervistati le perdite sono compreso tra il 30% e il 40%, mentre il 15% delle strutture agrituristiche segnala perdite per oltre il 50%.
 
Quali sono le motivazioni di questo andamento negativo? Per oltre il 42% degli intervistati da Agriturist è dovuto alla concorrenza sleale di altre strutture che offrono ospitalità ai turisti, mentre il 17% del campione indica una generale contrazione della domanda turistica e solo il 3% indica un aumento della concorrenza generica.
«Abbiamo intenzione – continua il presidente di Agriturist – di inviare questo dossier al ministro delle Politiche agricole, alimentari forestali e del Turismo, Gianmarco Centinaio, e cercare di superare questo problema che rischia di mettere in grande difficoltà tutto il settore delle strutture turistiche regolamentate.»
Solo il 20% del campione intervistato ha visto aumentare le prenotazioni: di questa quota il 15 % ha registrato aumenti fino al 40% e per il restante 5% gli incrementi hanno superato il 50%.
Tra i motivi principali del buon andamento la maggiore visibilità sui siti di prenotazione nel 14% dei casi ed altri motivi, come l’introduzione di un nuovo elemento di differenziazione, una diversa politica di prezzi ed un passaparola positivo, nel 6% dei casi.

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